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Ektomorf - "Destroy" (Nuclear Blast/Audioglobe)

Line up:

Zoltàn Farkas – voce, chit
Tomas Schrottner- chit
Csaba Farkas- basso
Jòszef Szakàcs- batt
 

voto:

4,5
 

recensione

Quinto lavoro per gli Ektomorf, quartetto ungherese che ha il merito di essersi scelto un monicker efficace e accattivante; anche il titolo, Destroy, lascia intendere che ci si trovi di fronte a un buon progetto. Inizio con belle speranze l’ascolto, e mi imbatto in una intro dal sapore gitano, subito seguita da un improvviso fracasso da cui irrompe minacciosa la voce di Zoltàn Farkas. Ancora stordita dal binomio folk- thrashcore, cerco di riavermi, mi concentro sull’ascolto ma il “fracasso” non è scomparso, anzi è accompagnato da urla minacciose tra cui decifro un bel “motherfucker”, qualche “shit” e, finalmente, il succo del messaggio-denuncia: “they cannot take my life, they cannot stop me, they cannot take my right, they cannot change me, they cannot replace me…” che continua martellante nelle mie orecchie fino all’ossessione. Questa è “I Know Them”; ormai sono pronta al peggio. E peggio è. La titletrack, “Destroy”, procede sugli stessi toni di rabbia e frustrata denuncia di qualsiasi cosa, espressioni come “fight” ,“this is my life, no compromise”, ”only God can judge me”, si alternano per tutta la durata dell’album alle interiezioni sopra citate come in un grammofono inceppato (“Gipsy”, a parte l’intermezzo dal sapore gitano, ricorda “Jumpdafuckup” dei Soulfly, gruppo a cui gli Ektomorf sono musicalmente affini). Nella breve biografia leggo che l’intento della band è di combinare un sound aggressivo e potente con suoni tipici della natia Ungheria, con la malinconia gitana che in effetti fa da sfondo a Destroy. L’idea di sposare metal e musica tradizionale è buona (anche se non così innovativa come si vorrebbe), ma il connubio risulta a conti fatti inopportuno e, alla lunga, ripetitivo : il nucleo tematico del disco, articolato nei vari messaggi di denuncia, non ha molto da spartire con gli intermezzi folkloristici, e dall’infelice combinazione escono sminuiti entrambi. In conclusione, un ascolto infelice, per niente innovativo, pedante nella sua pretesa aggressività. Probabilmente i fans dei Soulfly apprezzeranno Destroy e vi troveranno più note positive di quante non ne abbia trovate io, e anzi per loro costituirà un ascolto quasi obbligatorio, ma a tutti gli altri mi permetto di sconsigliare questo album.

Recensione di Tiziana Ferro

tracklist

  1. I know them
  2. Destroy
  3. Gypsy
  4. No Compromise
  5. Everything
  6. From far away
  7. Painful but true
  8. Only God
  9. You are my shelter
  10. A.E.A.
  11. From my heart
  12. Tear apart

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