Dei numerosi gruppi death che mi è capitato di recensire, devo ammettere che pochi sono risultati essere del calibro dei Gory Blister: all’ascolto di Skymorphosis, il mio primo pensiero è stato “assolutamente coinvolgente”!
E come poteva non essere altrimenti, visto che stiamo parlando di un gruppo che si è ispirato a maestri del genere quali i Death !!! Considerate poi, sorpresa delle sorprese, che i Gory Blister sono un gruppo italiano al loro secondo full length , e capirete il motivo del mio stupore.
Il lavoro dei nostri connazionali (sottotitolato “anche il death metal è una forma d’arte”), spicca senza dubbio per la qualità della composizione: ben quattordici coinvolgenti tracce, che attanagliano l’ascoltatore stile cobra grazie alla potenza della voce, all’eccellente (e come si potrebbe dire meno?) lavoro delle chitarre ed, infine, alla batteria modello
“cavallo pazzo” che galoppa a più non posso dall’inizio alla fine dell’album.
La nota dolente in questo caso riguarda l’incredibile somiglianza con il sound della band di Chuck Schuldiner, somiglianza tale che gli stessi Gory Blister hanno voluto rendere omaggio al maestro con la cover di “1,000 Eyes” (celebre traccia contenuta nell’album Symbolic), presente in Skymorphosis come bonus track, senza dubbio un tributo di alta qualità, vista la fedeltà dell’esecuzione. Ed, in effetti, se escludiamo la tonalità della voce ed il suono che in alcuni punti risulta in un certo senso più “ovattato”, lo stile del quartetto italiano risulta assolutamente assimilabile a quello dei c ompianti Death. Provate ad ascoltare un qualsiasi loro album della maturità (per intenderci, non Scream Bloody Gore), e ascoltate Skymorphosis subito dopo: non c’è una cesura, ma piuttosto una sorprendente continuità.
E’ molto difficile stabilire se questa incredibile somiglianza, anche se piuttosto di “somiglianza sarebbe forse più corretto parlare di “ispirazione”, sia un lato negativo o positivo. Se, infatti, da un lato è indubbio che a questo punto non siamo davanti a un gruppo che brilla per originalità, è altrettanto vero che per i fans del compianto gruppo americano l’esistenza di un gruppo così fedele, che propone un album in perfetto stile Death ma avente come filo conduttore tematiche fantasy, non puo’ che essere positiva.
Personalmente, trovando difficile schierarmi in questo senso, mi limito a dire che le tracce in cui i Gory Blister brillano di più sono forse proprio quelle dove prendono le distanze dai “mostri sacri” e aggiungono un po’ più di tocco personale, come ad esempio nella splendida “I Shall Hang Myself”, il cui punto di forza è l’inframmezzo parlato-quasi rappato alla Eminem (non inorridite, nel contesto sta benone), o anche la brevissima, atmosferica “Skin Legacy”.
Per concludere, un album assolutamente da ascoltare, per quanto di valutazione controversa, ed un gruppo da non perdere assolutamente dal vivo!!!
Recensione di Tiziana Ferro
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