Eccomi finalmente tra le mani il nuovo lavoro dei nostrani Vision Divine, con grande attesa aspettavo la loro nuova fatica perché ero stato piacevolmente colpito da Stream of Consciousness, credo che la consacrazione del gruppo e ad aver dato una marcia in più alla band, sia stato l’ ingresso in pianta stabile in formazione del singer Michele Luppi, che ha valorizzato l’ottima preparazione musicale di tutti i componenti del gruppo, e lo ha da subito dimostrato nelle date del tour che ha seguito l’ uscita di Stream e quindi per controllare se le premesse siano il giusto trampolino di lancio verso alti lidi dell’ universo metallico immergiamoci nel nuovo The perfect machine …
Prima di lasciarsi trascinare dall’ ascolto credo sia giusto spendere alcune parole sul concept del disco, perché è molto interessante e perché aiuta a potersi immergere davvero completamente nell’ atmosfera di questo lavoro.
Si parte dal 2043 quando una sensazionale scoperta si prepara a sconvolgere l’ umanità, questa scoperta opera di uno scienziato di nome Aldo Mattei, che sorprende il mondo dichiarando di aver scoperto come bloccare l’ invecchiamento cellulare, e di conseguenza la possibilità di sconfiggere la morte. In una brillante atmosfera di soddisfazione si comincia ad operare in questa tecnica ed il primo ad essere curato è il figlio dello stessa Mattei, ma questa scoperta travolta da un’ onda di entusiasmo presenta da subito alcuni lati oscuri, e questi sembrano nascosti nella natura dell’ uomo, un uomo dei giorni contati avanti rende onore ai suoi pochi anni creando, riproducendosi modellando la terra e la vita sua e degli altri magari proprio spinto dall’ alito della morte alle proprie spalle, e a volte questa sembra essere una motivazione sufficiente nella nostra limitata capacità di vedere l’ universo per spingerci a vivere realmente..
Su queste riflessioni interrompo il racconto perché forse è proprio su questo che la band ci vuol fare riflettere, e a noi ora rimane il lato musicale, se il progressivo e ammaliante stream fo consciousness si faceva apprezzare in maniera fluida gia dal primo ascolto, questi nuovi brani suonano più aggressivi ma meno immediati, la mano di Michele Luppi si sente anche in fase compositiva, sicuramente il singer non si è limitato a dare un fondamentale apporto donando un impeccabile prestazione ma ha anche messo lo zampino in fase compositiva essendo lui anche un valido tastierista.
La produzione è impeccabile, ed è noto che ad averci messo lo zampino è un Timo Tolkki in veste diciamo di produttore, che comunque sembra cavarsela egregiamente anche in questo ruolo, non mi voglio dilungare maggiormente perché la musica è tutta da ascoltare e da capire, e non voglio rovinare la sorpresa a chi ancora non possiede l’ album, e i testi vorrei fossero il giusto spunto per poter riflettere, abbiamo la melodia e le parole per capire che anche se la vita può sembrare senza senso nell’ eternità e nell’ orgoglio dell’ uomo non vi è nascosto che smarrimento, quindi per oggi tanto vale sciogliersi in una visione divina.
Recensione di Davide Magatelli
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