Debutto discografico dei milanesi Looking For A Name, gruppo nato nel dicembre 2001 dall'incontro del geniale, istintivo ed abile chitarrista/cantante Francesco Panìco e del pragmatico e talentuoso pianista e polistrumentista Larsen Prémoli. Il feeling che nasce da quest’unione diventa il mastice necessario per la realizzazione di un progetto ambizioso. Il duo muove i suoi primi passi reinterpretando, in sede live, pezzi del genere Progressive, attività che permette loro di affinare tecnica e stile e di consolidare il groove, affinando, se ce ne fosse mai bisogno, l'amalgama. Nel marzo 2003 fa il suo ingresso il poliedrico batterista Mauro Bonini, la cui già collaudata tecnica nello spaziare nei diversi ambienti ritmici, dà nuova forza al progetto. La tessera che completa il gruppo è fornita dall’ingresso in formazione, come bassista, di quel virtuoso alfiere delle quattro (e cinque) corde che risponde al nome di Federico Ghioni. Il risultato finale, è un connubio d’arte, tecnica e creatività, quattro menti che diventano un’anima sola. Un "non" nome, che racchiude la continua ricerca e la non conformità con il già visto e sentito e che si abbina splendidamente con il "non" genere e lo stile proposti, che s’inseguono in un continuo divenire di suoni e influenze, in una fusione di tradizione ed innovazione. Frutto di questa collaborazione è il demo che mi accingo a recensire, un vero e proprio mosaico musicale che si apre sulle note di “Overture”, una suite idealmente divisa in due parti che, grazie a degli ottimi fraseggi strumentali che assumono talvolta la forma di veri e propri duelli musicali fra i vari strumenti, titanicamente condotti dalle tastiere e dal basso di Larsen Premoli e Federico Ghioni, riporta alla mente i vecchi fasti di gruppi come Genesis, King Crimson e Gentle Giant, vere icone del Progressive Rock degli anni ’60 e ‘70, richiamando anche il sound dei contemporanei Dream Theater, aggiungendo però degli elementi sinfonici che danno quel tocco di psichedelia che rende il tutto orecchiabile, attraente, non scontato ma, ed è quel che più conta, molto personale ed oserei affermare anche unico; Seguono a ruota “Shining Hope”, “Torning In Two” (introdotta da un ottimo fraseggio chitarra/tastiere che ricorda molto gli splendidi duelli presenti negli album dei Deep Purple), “Tears From Ocean” e “Perfect Circle” (che vedono la partecipazione, come ospite, dell’autorevole voce di Fede Marin), degli ottimi brani in cui, alla dolcezza, alla melodia ed alla raffinata tecnica delle varie parti musicali, si aggiungono le ottime doti vocali di Francesco Panico che, con la sua voce angelica, molto potente ed a tratti sinfonica che, in alcuni punti ricorda quella del mitico Peter Gabriel ma anche dei rinomati James La Brie e Klaus Meine, riesce a rendere ogni pezzo un vero gioiello e riuscendo a toccare il suo apice durante l’esecuzione della struggente e commovente ballata “Lily”, un brano che riporta alla mente la splendida canzone degli Scorpions “Still Loving You”. Cari amici di Holy Metal, ascoltando questo demo il primo pensiero che mi è venuto in mente è il seguente: c***o, se questo è un demo autoprodotto, figuriamoci cosa potrà fare questo gruppo quando sarà messo sotto contratto da un’etichetta. Questo è un prodotto che contiene al suo interno un forte potere ipnotico: è praticamente impossibile smettere di ascoltarlo. Nonostante la durata media dei brani sia intorno ai 4-8 minuti (senza contare lo splendido pezzo conclusivo della durata di ben 14:36 che contiene, al suo interno, una piccola sorpresa che non Vi anticipo e che Vi invito a scoprire), gli stessi riescono a farsi ascoltare senza alcun problema. Non resta che aspettare il prossimo vagito di questo gruppo ed, eventualmente, assistere ad una loro esibizione per tastare con mano la maestria di questi quattro “maestri”.
Recensione di Donato Tripoli
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