Debutto discografico per gli Hell’s Island, progetto nato all’inizio del 2000 dall’unione di due ex compagni di scuola, il chitarrista/cantante Roberto ed il batterista Michele, cui si aggiunse, nel 2001, la bassista Tania. All’inizio il repertorio della band era in centrato esclusivamente sull’esecuzione di cover rock e punk. Nel 2002 la line-up del gruppo si completò con l’ingresso, alla seconda chitarra: di Diego. Il quartetto, dopo essersi lanciato in un’intensa attività live, registrò il primo demo di cover contenente “Like a Stone” degli Audioslave, “Sabbra cadabbra” nella versione fatta dai Metallica, “Where I Do Hide” dei Nickelback e “Senza Vento” dei Timoria. Nel frattempo il gruppo incise il pezzo Ireland, inizialmente cantata in italiano, tradotta poi per scelta comune in inglese. Il nuovo repertorio, completato dalla creazione dei brani che fanno parte del disco del 2005 che mi accingo a recensire, mise in luce l’anima più Heavy della band, comprendendo pezzi cover Hard Rock e Metal. Nonostante quest’album sia autoprodotto, la band riesce ad esprimere in maniera egregia le proprie capacità. Sin dalle prime note “Ireland”, il cui inizio molto melodico riporta alla mente gli intro che gli amanti dell’Hard Rock anni ’80 hanno imparato ad amare, l’ascoltatore è letteralmente rapito dal vortice di riff e ritmiche spaccaossa generati dalle due asce del gruppo, Diego e Roberto, magistralmente dirette dalla sezione ritmica condotta dal basso di Tania e da quel metronomo dietro le pelli che risponde al nome di Michele. Si prosegue alla grande con “On The Rock” introdotto da un riff di chitarra degno dei migliori Deep Purple, Whitesnake e Def Leppard, “Angel’s Fly”, “Cry”, pezzo dal ritmo cadenzato ma con delle accelerazioni improvvise ed assassine, “The 200 House”, una mazzata sonora che produce l’effetto devastante di una mano inserita nella 320V e che farebbe pogare anche i pazienti di un reparto geriatrico in stato catatonico, brani che, grazie ad un’alchemica miscela di melodia e potenza, sono molto accattivanti e coinvolgenti ed i cui riff, oltre a riportare alla mente dell’ascoltatore la musica che ha reso celebri gruppi come Soundgarden o Pearl Jam, riescono a toccare persino i lidi di quel genere fin troppo bistrattato che risponde al nome di AOR. Non oso neanche lontanamente immaginare quale sarebbe la reazione del pubblico se fossero eseguiti in sede live. Completano il tutto le ottime liriche ed i chorus creati dai cantanti Diego e Roberto, le cui prestazioni vocali raggiungono l’apice nell’esecuzione di “Street In Time” e “Burning Eyes”, due struggenti ballate che riportano alla mente quei capolavori della musica Rock che rispondono al nome di “Every Rose Has It’s Thorn” e “Something To Believe In”, senza dimenticare alcuni riff che ricordano molto “Fat Old Sun”. Mi auguro che il gruppo proceda su questa strada, poiché è quella giusta. Quest’album è consigliabile a tutti coloro che amano la musica, non importa di quale genere, giacché la proposta musicale degli Hell’s Island sarà, a mio modesto parere, in grado di soddisfare anche i palati musicali più raffinati. Non resta che attendere una loro esibizione dal vivo in modo da testare con mano le loro capacità.
Sito Web: www.hiweb.tk
Recensione di Donato Tripoli
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