L'epicità regna sovrana in quest'album già descritto da molti come il cd più epico dai tempi di Hammerheart dei Bathory. In quest'ultimo album Vratyas Vakyas relega molto in secondo piano la componente black accentuando la parte più folkeggiante e melodica. Infatti vi sono molti più inserti acustici e orchestrali rispetto ai precedenti album (come dimostra ...The Ardent Awaited Land piccola gemma di epicità fatta musica). L'opener Vanadis sembra l'unica canzone legata al "vecchio corso" dei Falkenbach, infatti è l'unica che presenta ancora nella parte centrale delle parti cantante in screaming, anche se si nota già il maggior uso di strumenti acustici (il flauto che accompagna la parte cantata pulita) e dei cori che dona alle composizione un tocco più epico. Homeward Shore, che con la sua alternanza di parti più metal e parti acustiche riesce a incantare l'ascoltatore, è il pezzo che forse meglio rappresenta il "nuovo corso" dei Falkenbach anche se comunque la palma di miglior canzone del disco và sicuramente alla conclusiva Farewell che, grazie al suo incedere maestoso, è capace di trasportare l'ascoltatore in una dimensione epica popolata da prodi vichinghi. Ma comunque tutto il cd viaggia su più che ottimi livelli con grandi canzoni quali ...As Long As Winds Will Blow... o Donar's Oak, tutte caratterizzate dall'ottima e particolare voce di Vratyas che riesce a rendere reali fiordi, drakkar e paesaggi nordici. Da sottolineare anche la fantastica copertina che rispecchia molto bene il contenuto del cd.
In conclusione un cd che scorre molto bene, in maniera piacevole ,senza momenti morti o pezzi scadenti, ben suonato e ben prodotto, consigliato a tutti gli amanti del metal dalle forti tinte epiche e folkeggianti.
Recensione di Simone Bonetti
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