Ci troviamo davanti ad un lavoro forse un po’ bislacco da parte della cantante tedesca che in svariati anni di carriera ha sempre dimostrato di aver grinta come e più di tanti cantanti uomini. Di fatti, questo cd, se da una parte porta con se echi degli antichi fasti dei Warlock, d’altra parte manca un po’ di pregnanza, sia dal punto di vista musicale, che vocale.
L’opening track “You’re My Family” titolo forse anche un po’ insolito, si basa sui crismi tipici del genere sempre portato avanti da Doro, si tratta di un heavy metal classico, con influenze molto eighties. Non si tratta di un pezzo troppo tirato, ne esattamente melodico e pure la voce si pone su toni meno aggressivi del solito, ma non tanto da potersi dire melodica nel vero senso della parola. Tutto ciò fa si che il pezzo risulti una sorta di mezza via.
La seconda traccia, “Haunted Heart” vede in se riferimenti ancora più marcati ai tempi dei Warlock di “Triumph And Agony”, anche se continua a mancare della sostanza, forse a causa di suoni di batteria poco incisivi ed arrangiamenti rivedibili.
Al terzo posto troviamo un pezzo ancora più lento e malinconico “Strangers Yesterdays” e forse finora si tratta del pezzo più coerente.
La title-track non smentisce quanto detto finora, il pezzo infatti inizia molto pacato mai arriva un’ipotizzabile stravolgimento, oltre al fatto che sempre si può trovare un marcato fondo di tristezza, cosa che contrasta sia con la storia di Doro (anche se è vero che i cambiamenti devono essere analizzati a mente aperta), sia col titolo del pezzo stesso. La canzone al suo interno subisce una leggera evoluzione, ad opera di aggiunte di carattere orchestrale, ma sia come melodie che come struttura rimane piuttosto statico.
Sul fade out di questo pezzo si innesta il successivo “Heaven I See”, ancora più melodico del precedente.
“Creep Into My Brain” sembra voler graffiare un po’ di più e mostra anche caratteri più moderni dal punto di vista strumentale e bisogna dire che anche la voce porta il suo contributo, pur restando sui toni che molti conoscono.
Troviamo al decimo posto “In Liebe Und Freunschaft”, pezzo acustico cantato in tedesco, mmm, cose un po’ contrastanti, ma tutto sommato ben riuscito.
Finalmente troviamo un pezzo in cui la voce sbatte un po’ di più, “Ungebrochen”, peccato che duri praticamente niente ed i suoni siano piuttosto bruttini!
Come era ormai immaginabile il disco termina con un altro pezzo lento, “Shine On”.
Che dire del tutto? Tutto il disco pare avere un che di indecisione, molti pezzi sono a mezzavia tra l’essere del tutto melodici e no, sempre e sempre sono malinconici, cosa che consuma un po’ l’ascoltatore, perché avere 11 tracce su 12 di tristezza è un po’ pesante. Le melodie in genere funzionano, anche se non sono spettacolari, oltre al fatto che tendono a confondersi tra di loro poiché vertono sugli stessi vertici.
I suoni sono piuttosto datati, in particolare la batteria ha poca spinta, le chitarre ed il basso non sono malvage, ma forse sono un po’ scarichi e con poco attacco, pare quasi che siano suonate con poca convinzione. La voce pare indecisa come un po’ tutto il cd.
Dopo l’uscita di “Classic Diamonds”, disco a base acustica ed orchestrale, era auspicabile un cd un cd più cacciato, ma si porterà pazienza e si aspetterà il prossimo.
Recensione di Lorenzo Canella
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