Noise forrest, nome del gruppo; Morbid instinct, nome dell’album, tutto ciò fa presagire ad un puro delirio black. Mai affermazione fu più errata. I nostri provengono dalla Germania (da Kiel per l’esattezza) e hanno ideato un originalissimo sound a base di hardcore e death metal. Dall’ hardcore, i Noise forest hanno preso l’attitudine e gli atteggiamenti: il loro ultimo disco è infatti un chiaro invito ad andare a quel paese (per non dirlo in maniera volgare). Mentre dal death hanno prelevato tutta la furia, la cattiveria e l’aggressività che traboccano da Morbid instinct.
Il risultato è una mazzata in your face a base di chitarroni possenti, volteggi irrefrenabili al doppio pedale e l’immancabile vocione da cavernicolo incavolato nero del singer. Il tutto condito da atmosfere di stampo tribale, sicuramente ispirati ai migliori Sepultura.
Le 12 canzoni di Morbid instinct, sono principalmente improntate sulle basi dell’hardcore più classico. Sia per la tipologia dei reef, che per il cantato. Anche se la voce di Boris Kronenberg non è come quelle solite dei cantanti hardcore, ma bensì un growling che non sfigurerebbe nei migliori gruppi brutal. Per ciò potrete benissimo immaginarvi che uno con una voce del genere, che canta sui classici ritmi dell’hardcore sia una cosa un po’ fuori dal comune. Ma anche il sound stesso è molto più aggressivo dello standard del genere e il death lo influenza moltissimo. Il sound di Noise forest si potrebbe tranquillamente battezzare death - core o qualcosa di simile.
Il tutto è molto originale e dimostra il fatto che ogni tanto uscire dal seminato, non guasta. Naturalmente, i nostri quattro amici tedeschi non vogliono proporre un disco culturalmente impegnato, anzi, i contenuti di Morbid instinct sono brutali, ignoranti e distruttivi. Dal vivo devono fare la loro porca figura.
L’artwork è pure molto bello e curato: bellissime le foto dei componenti il gruppo: i quattro si sono dipinti il volto e il corpo colla vernice mimetica che usano i militari negli addestramenti.
Morbid instinct è consigliato a tutti quelli che vogliono staccare un po’ dalla routine quotidiana (e dell’hardcore). Anche i deathster più intransigenti credo che troveranno per questo disco un posticino nel loro arido cuore.
Recensione di Elisa Mattei
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