Siamo negli anni ’70 quando un giovane chitarrista entra tra i ranghi di una delle maggiori band hard rock britanniche, per l’esattezza è il 1975 quando l’eccentrico Blackmore lascia i Deep Purple e il duro compito di sostituire l’inimitabile personaggio viene affidato a Tommy Bolin, un ragazzo di 24 anni al quale da un giorno all’altro viene offerta la possibilità di diventare un chitarrista di fama mondiale. Bolin si era già fatto un nome negli States arrivando a collaborare con personaggi illustri del rock/blues d’oltreoceano, per citarne alcuni: John Lee Hooker, Chuck Berry e Alber King.
L’ingaggio dei Deep Purple segnò la svolta della sua vita anche se l’anno seguente la band britannica dovette giungere a una triste decisione, l’album Come Taste The Band aveva assunto un sound troppo funky e il notevole calo di seguito portò nel marzo ’76 allo scioglimento del quintetto. Ormai però il nome di Bolin aveva già fatto breccia nelle radio di tutto il mondo, il rampante chitarrista di Sioux City aveva ora le porte aparte per sbarcare il lunario, un’occasione d’oro, un’occasione che venne presto bruciata, il 4 dicembre 1976 le dita talentose smisero di accarezzare le sei corde, a 25 anni un mix di alcool e droga chiuse per sempre gli occhi di Tommy Bolin.
Dopo questa breve prefazione storica andiamo ora a parlare di Whips and Roses 1, una raccolta che presenta il chitarrista in veste solista, l’aspetto meno noto della sua produzione, ma forse l’aspetto che rappresenta al 100% il suo stile; si sente che nelle sue vene non scorre solo hard rock, anzi, esso è presente in minima quantità, un misto di fusion, funky, rock e jazz costituisce il trademark di Bolin. Dieci i pezzi che costituiscono la prima parte di questa raccolta, alcuni di questi sono una seconda versione di brani già pubblicati nei 2 album solisti, Teaser e Private Eyes, mentre altri sono registrazioni inedite tratte da session in studio.
Il chitarrista lascia libero sfogo ai suoi sentimenti e si fa trascinare in diversi contesti musicali, da pezzi più rock con assoli in up-tempo a parti più melodiche che trasformano le note in messaggi carichi di feeling. Oltre alla chitarra che fa da padrona è presente un’equipe di professionisti, una sezione ritmica che ci sa fare in ogni ambito, dal più classico a quello più orientato verso sonorità prog. e una tastiera che si occupa del sottofondo o si rincorre volentieri con le sei corde.
I brani sono per la maggior parte strumentali, a volte la voce fa la sua comparsa, in Teaser, Wild Dogs, Savannah Woman e Dreamer si può assaporare un Bolin in veste di cantante, direi un buon vocalist che però non presenta nulla di eccezionale. Whips and Roses 1 è certamente una raccolta per quelli che rimpiangono i tempi dei basettoni e pantaloni a zampa i quali però devono tener presente che questo prodotto è cocepito come molti dischi che hanno iniziato ad andar di moda negli anni ‘80-’90, dischi in cui il guitar hero di turno si esprime al meglio e si sente libero di mettere il suo strumento in primo piano, dischi che sinceramente mi annoiano un po’, soprattutto quando s’incontrano brani strumentali che superano 10 minuti di durata, come nel caso di Flyin’ Fingers, Just Don’t Fall Down e Blowin’ Your Cookies.
Recensione di Mattia Berera
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