“Diabolic Symphony” è il quinto album della band svedese, che ripropone il suo più che rodato power di matrice teutonica (senza dimenticare l’influenza di band loro compatriote come gli Hammerfall), con lunghi riff, melodie, cori… insomma niente che non si sia già visto.
Non c’è dunque da aspettarsi nessuna novità in particolare, ma a tratti il disco può risultare anche piacevole. La titletack, che apre il disco, è caratterizzata da una particolare atmosfera infusa dal massiccio uso delle tastiere nel refrain e da dei cori di facile presa, in mezzo ai soliti pesanti riff di chitarra. Tecnicamente incontestabile, il gruppo può contare inoltre sull’ottima voce di Ronny Hemlin, versatile e potente al punto giusto.
Un altro brano che si scosta un po’ dagli altri classici pezzi speed/power dell’album è “Embraced By Fear”, la struttura rimane la stessa, ma il tutto è reso più heavy e potente dalle due chitarre, con anche le ritmiche che si dilatano rispetto alle tracce precedenti per rendere più statico il tutto. Ma la parte migliore del disco è la seconda, e il brano forse più interessante di questo lavoro è “Sanctimonious”, con le sue ritmiche a tratti quasi doom, da cui ne deriva un sound più imponente, completato da una buona base ritmica, che la discosta leggermente dagli altri brani.
A questa segue la ben più lenta “Haunting”, con un buon assolo centrale, e in cui ancora una volta Ronny sfodera buone linee vocali.
L’aggressività di “Show Me The Way” traspare dalle backing vocals in growl nel ritornello, così come dalle accelerate frequenti del drummer Tony Elfving, mentre anche in “I Bow My Head In Shame”, la canzone più lunga del disco, la band offre buoni spunti grazie ai diversi cambi di ritmo che pur con una certa ripetitività la rendono almeno in parte un po’ meno scontata.
Per finire ecco “The Other Side”, dall’andamento più dilatato e lineare, che va ad accelerare nel finale, per poi concludere il disco.
Pur essendo nel suo genere un buon disco, questo “Diabolic Symphony” non spicca certo in originalità, e per certi versi è anche troppo scontato, andando così ad infoltire la scena sempre più satura di produzioni più o meno simili. Farà comunque felici i fans della band e tutti quelli a cui piace questo power/speed sinfonico tanto caro a molti gruppi tedeschi e svedesi.
Recensione di Marco Manzi
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