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Inner Shrine - "Samaya" (Dragonheart/Audioglobe)

Line up:

Luca Liotti : vocals, guitars
Leonardo Moretti: Bass
 

voto:

7
 

recensione

Gli “Inner Shrine” sono un duo fiorentino che da anni sperimenta una strada di fare musica non ancora condivisa da molti, il loro stile si compone di metal e musica classica, ma in un’ accezione diversa da quella presente nel power (struttura metal con fraseggi classicheggianti) poiché l’impianto delle canzoni è quello tipico della musica classica con aggiunte metal (che sono dunque posteriori). La prima traccia “Overture In Red” è un’ intro di carattere atmosferico che costituisce il preambolo per lo sviluppo dell’album vero e proprio che inizia a delinearsi con “The Inner Shrine”, ossia il cimitero interiore, per voler un po’ forzatamente ricondurre questo brano ad uno schema classico del metal si può dire che esso è un pezzo gothic con voce femminile lirica dalle notevoli doti, sia dal punto di vista tecnico\timbrico che di valorizzazione dell’arrangiamento musicale. Nel brano si inserisce un interludio molto pacato di pianoforte che fa da sfondo ad una narrazione. “Catarsi” si apre con una melodia eseguita con una chitarra classic su uno sfondo di archi che costituisce il tema di tutta la traccia a cui si aggiunge una linea vocale per giungere poi ad un calando fino allo spegnimento, il pezzo rende bene, ma forse è un po’ spoglio rispetto alla sua durata di quasi quattro minuti. Segue “Path Of Transmigration” con liriche in latino , interessante lo scambio tra le due chitarre che sembrano quasi l’una l’eco dell’altra, il pezzo riprende le caratteristiche gothic della seconda traccia (rimanendo comunque il termine gothic un po’ improprio). La conclusione è forse l’unico elemento dubbio del pezzo, si tratta infatti di un minuto e mezzo di vocalismi cupi (che ricordano gli Omm dei bonzi) seguiti da un minuto di flauto. “Res Occulta” inizia con una melodia di archi, malinconica me al tempo stesso molto spaziosa fino al ritorno alla sonorità tipica dei pezzi cantati di questo disco senza purtroppo aggiungere molto. “La Repos Que La Vie A Troublé” è costituita da un’ intro di piano che viene poi sviluppata poi da altri strumenti, nella struttura di questa traccia spicca il carattere fondamentalmente classico della composizione. Le caratteristiche che saltano di più all’ orecchio ascoltando “Soliloquium In Splendor” sono il sitar, che si rivela una scelta opportuna per il brano in questione e che, ripensandoci, non sarebbe stato fuori luogo anche in altri pezzi precedenti, e la voce maschile, fino a questo momento inedita. Questo brano è forse quello più distante da quella che si può definire una “linea di pensiero del disco”, ma con la sua diversità contribuisce a rendere il disco più interessante. “Requiem”è un interludio di introduzione a “Elegiacus In Re Min” brano particolarmente lirico, l’accompagnamento è costituito solo da una linea di piano e da un violino che propone la stessa melodia della voce. Questo è l’ulteriore esempio di come il metal sia solo una aggiunta successiva ad un’idea classica. La conclusione è affidata a “Haves Like Dolphins” costituita da un introduzione della durata di oltre due minuti che ritorna in sottofondo sulla quale prendono corpo fraseggi che prendono ispirazione dalla chitarra classica e con quest’ultima eseguiti. Ipnotica anche grazie ai rumori marittimi che fanno da contorno al tutto. Sicuramente dietro a questo disco non ci sono molte preoccupazioni di arrivare a vendite stratosferiche, appare piuttosto un disco molto personale e soprattutto libero da ogni condizionamento, questo appare chiaro per l’ eclettismo che affiora ascoltandolo. Nel cd è contenuto anche un video girato da un fan francese, che aveva già usato più volte le musiche degli Inner Shrine per i suoi cortometraggi, sulla base di “Path Of Transmigration”. L’ascolto non è certamente elementare, non ci sono melodie scontate o di richiamo e questo penalizza decisamente il giudizio che scaturisce da un ascolto superficiale, in oltre il fatto che il primato sia assegnato alla musica classica non facilita l’approccio da parte dei metalheads più intransigenti, ma del resto non credo che neppure questo interessasse molto al duo che sta dietro alle quinte.

Recensione di Lorenzo Canella

tracklist

  1. Overture In Red
  2. The ner Shrine
  3. Catarsi
  4. Path Of Transmigration
  5. Res Occulta
  6. Le Repos Que La Vie A Troublé
  7. Soliloquium In Splendor
  8. Requiem
  9. Elegiacus In Re Min
  10. Haves Like Dolphins

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