Chimera è il terzo album in studio per gli svedesi Andromeda. Questa progressive metal band che ospita fra le sue fila il guitar hero norvegese Johan Reinoldz, che vanta brevi tour con gente del calibro degli Evergray e collaborazioni con Dark funeral e Arch enemy, ci regala un esempio di ottimo progressive. Peccato che la opener Periscope e la seguente In the end, siano un pochettino troppo da street parade. Nel senso che per tutta l’elettronica che contengono, potrebbero benissimo essere passate alla street con il benestare di tutti i truzzi che partecipano a quel mega rave zurighese.
Meno male che il nostro amato metal incomincia a fare capolino a partire dalla terza traccia: The hidden riddle.
Questo album è caratterizzato da vari cambi di tempo e dalla voce dolce e tranquillizzante di David Fremberg. Il timbro vocale del singer non é di per se straordinario, ma si sposa benissimo con le strutture sonore di Chimera. Strutture che passano dall’elettronica sopra citata, alle chitarre quasi melense così care ai Gotthard (Going under è una ballad che non sfigurerebbe nella scaletta del combo elvetico) per poi passare a ritmiche più vicine all’hard rock ottantiano e addirittura a passaggi molto ma molto heavy metal. In Quest’album non manca neppure un accenno al power metal: Inner circle richiama alla memoria alcune composizioni dei migliori Gamma Ray.
In sottofondo non mancano mai le tastiere, che donano a quest’album una certa aura di sogno.
Insomma nonostante questo album sia piuttosto lungo (quasi un ora di durata) non riesce mai a tediare, ma acchiappa l’ascoltatore e lo invita a ricercare in esso ogni più piccola sfumatura delle chitarre, della voce o delle tastiere. Inoltre sa emanare un sentore di candida tranquillità e di forza vitale.
Se vi piace il progressive di miglior fattura questo disco non potrà mancare nel vostro porta CD. Assolutamente da evitare invece per chi ama le velocità folli e l’ultra violenza.
Recensione di Elisa Mattei
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