Un’ennesima band metal core arriva dall’America ad intasare una scena già satura e inflazionata. Se siete tra quelli che sperate che prima o poi arrivi una band a creare qualcosa se non di nuovo, quanto meno di particolare ed originale all’interno di questo genere allora lasciate perdere questo gruppo perché gli A Love Ends Suicide di originale hanno solo la formazione formata da due coppie di fratelli, i Cairoli e gli Abdo, più il povero Matt Garcia che probabilmente sarà figlio unico.
“In The Disaster”: questo è il titolo del debutto, già sotto la grossa Metal Blade che lancia le nuove leve con la politica del “New Hate, Cool Price”. La produzione è perfetta come del resto la tecnica dei componenti ma ciò rende tutto troppo asettico e freddo. Il metal core è un genere per fare casino ai concerti, per colpirti, emozionarti, qui invece queste sensazioni mancano: l’intero album si lascia ascoltare ma scivola via senza lasciarti niente, ne un ritornello in testa ne tanto meno la voglia di riascoltarlo.
Inutile scendere nello specifico delle singolo canzoni perché non c’è una canzone migliore e una peggiore, sono tutte li sulla soglia della sufficienza, senza alti né bassi. Voci pulite stile pop music, melodie tipicamente svedesi, riff d’impatto ma abusati: questo in sostanza è quanto proposto da questi cinque ragazzi americani.
Tutto è eccessivamente scontato, troppe somiglianze ci sono con As I Lay Dying e Atreyu.
Essendo il debutto siamo clementi e diamo la sufficienza, ma ci vuole ben altro per emergere dall’immenso panorama metal core.
Recensione di Dimitri Borellini
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