Anno 2002, vede la luce il potente ed aggressivo "Versus the World" quarto album che
consacra gli Amon Amarth al mondo metal intero.
Anno 2004, il successivo "Fate of Norns" divide critica e fans, le ritmiche più
rallentate, decisamente più epiche, ma meno incisive e dirette, di questo lavoro fanno si
che una buona parte del pubblico dell'act svedese rimpianga le vecchie sonorità death, d'altra parte però viene catturata l'attenzione di una nuova fetta di fans.
Tutto questo per arrivare ai giorni nostri perché nel settembre 2006, a ridosso della
pubblicazione di un mastodontico triplo dvd, esce l'ultima fatica studio intitolata "With
Oden on Our Side".
La registrazione presso i Fascination Street Studios nei pressi di Örebro (Svezia) ad
opera di Jens Bogren ha notevolmente migliorato la qualità dell'audio.
Questo album racchiude in sé i due volti degli Amon Amarth, quello veloce e violento delle origini e quello invece più epico sviluppatosi negli ultimi anni, mantenendo immutate le
tematiche delle liriche, legate come sempre al mondo vichingo.
In questo particolare album vengono affrontati vari aspetti della cultura norrena, primo
tra tutti come sempre la guerra (narrata in prima persona da chi la combatte), l'onore, la morte e la speranza di ingraziarso Odino per finire nel Valhalla dopo una gloriosa morte conquistata sul campo di battaglia.
Tutti argomenti legati tra loro e da cui sono stati presi svariati spunti per la stesura dei
testi.
Si viene subito travolti dalla violenta "Valhall Awaits Me", brano di chiara matrice death, il canto di un guerriero sprezzante della morte, convinto che comunque alla fine dei suoi giorni si
sarebbe ritrovato nel Valhalla.
Mentre la successiva "Runes to My Memory" descrive il rituale funebre di un guerriero, in
questo specifico caso è proprio il guerriero morente che detta le sue ultime volontà tra
cui appunto una stele con incise rune a commemorare le gesta del combattente.
La violentissima "Asator", altro nome con cui viene chiamato il dio Thor, ci riporta agli
inizi della band rivelandocene il lato più violento e brutale, ma sfornando una delle
canzoni migliori di tutto il disco, diretta ed immediata, questa è una canzone che si
presta perfettamente per essere proposta in sede live. Encomio per l'ottima prestazione
vocale di Johan Hegg che sfodera uno dei più feroci screaming della sua carriera rendendo
perfettamente l'idea della rabbia del signore del tuono mentre sferra colpi mortali contro
i suoi nemici di sempre, i giganti dello Jotunheim, il tutto viene maggiormente enfatizzato da un diretto e coinvolgente songwriting.
Più lenta e cadenzata e quindi più legata all'ultimo periodo è "Hermod's Ride to Hel
(Lokes Treachery pt1)", racconto in terza persona saggiamente posizionato dopo la violenta "Asator" anche per concedere un pò di fiato all'ascoltatore.
Sulla falsa riga di "Hermond's Ride to Hel" segue "Gods of War Arise", song che sembra anch'essa
quasi ripescata dal vecchio "Fate of Norns". Mentre la title track, che si pone a metà tra
una "Vs the World" e "Pursuit of Vikings" ha quasi il sapore di una cavalcata.
Triste e malinconica è invece "Under the Norhern Star" dove si vede tutta la versatilità
del vocalist che riesce senza problemi a riadattare il suo scream a seconda delle
esigenze.
Si chiude con la battagliera "Prediction of Warfare", il resoconto di una delle numerose scorribande in terra irlandese, qui a far da protagoniste sono le chitarre di Mikkonen e Söderberg.
Il secondo encomio va dedicato alla curata ed incisiva sezione ritmica ed ai soli di chitarra che conferiscono quel qualcosa in più a melodie, semplici ma efficaci, già di per sé ben riuscite.
Da non tralasciare l'aspetto del songwriting, veramente coinvolgente, per cui consiglio vivamente di leggere attentamente il booklet magari proprio durante l'ascolto del disco, vedrete che le canzoni acquisteranno ancor più valore.
Recensione di Paolo Manzi
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