Appena ascoltato Klagebilder, ho sognato di trovarmi davanti ai Crematory: Katryn, la tastierista, mi chiedeva cosa ne pensassi del loro ultimo album, ed io ho risposto che lo trovavo molto più lento del precedente Revolution, ma non per questo meno bello.
In effetti, l’ultimo lavoro della gothic metal band tedesca, forse anche per effetto del cantato in lingua madre, appare più tranquillo, in qualche modo più “oscuro” rispetto al lavoro che l’ha preceduto:la voce di Felix predomina in tutte le canzoni, e sono sempre meno le parti di cantato “pulito” lasciate al co-singer e chitarrista Mathias. Quasi un ritorno alle origini, insomma, anche se mancano le melodie d’effetto che contraddistinguono album come Believe.
Sebbene brani come “Nie Wieder”, “Kein Liebeslied”, “Warum” e la splendida ballad finale “Spiegel Meine Seele” siano destinati a restare impressi nella mente dell’ascoltatore perché in perfetto stile Crematory (alternanza di voce pulita/ voce roca e melodie di stampo gotico-malinconico), l’album nel complesso non riesce ad essere incisivo, forse a causa della somiglianza di molte tracce tra loro. Presa singolarmente e riascoltata più volte, ogni traccia ha la sua individualità, ma poi sembra quasi si “perda” al momento dell’ascolto globale, svanendo come un lontano ricordo e lasciando ben poco nella memoria di chi ascolta.
Mi sembra quindi di poter concludere dicendo che Klagebilder è indubbiamente un album accattivante per i fans dei Crematory e per gli amanti del gothic metal in generale, nonché certo un buon ascolto, ma assolutamente non il miglior album del quartetto tedesco, che in altri contesti ha dato prova di avere capacità molto maggiori.
Recensione di Tiziana Ferro
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