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Kayser - "Frame the world...Hang it on the wall" (Scarlet Records/Audioglobe)

Line up:

Spice – Vocals & Bass
Swaney – Guitar
Jokke Pettersson – Guitar
Bob Ruben – Drums
 

voto:

8,5
 

recensione

Ormai nell’intero panorama metallico mondiale si sono creati una moltitudine di generi e sottogeneri. Una frammentazione esagerata e abusata, ma di cui farò uso pure io, in quanto i Kayser dell’ex Spiritual Beggars Spice si inseriscono di diritto nel filone thrash metal, ma data la loro inclinazione alla melodia e ai ritornelli attraenti e struggenti (neanche stessi parlando di Laura Pausini, ma tale aggettivo mi sembrava il più indicato) sono molto propenso nel coniare il termine “Thrash melodico”.
Infatti se da un lato la sessione ritmica è tambureggiante e a tratti devastante dall’altro troviamo spezzoni rock, con la voce di Spice che passa dalla somiglianza a Tom Araya al timbro stampato di Kurt Cobain e tutti sappiamo che tra queste due ugole c’è una bella differenza …
Ma i Kayser non si esauriscono qui. La coppia di chitarre formata da Mattias Svensson alias Swaney (axeman anche dei The Defaced, anch’essi sotto contratto con l’italiana Scarlet) e dal new entry Jokke Pettersson produce assoli freschi, violenti e coinvolgenti che passano dal thrash più duro alla melodia strappa lacrime.
Andando a spulciare qua e là all’interno del disco possiamo notare che le dodici canzoni presenti sono molto variegate. Si passa da song che trascinano in un violento headbanging come “Not Dead…Yet!” , “Lost In The Mud” (che già si è fatta apprezzare in sede live all’Evolution Festival) e “Turn to Grey” a momenti più mesti e inquieti come la strumentale“Fall” e “Absence”, lunghissima rispetto al resto del lotto.
Ottima anche la chiusura con la sperimentale “Jake” nella quale ci sono dei saggi e mirati tocchi melodici che solo una testiera riesce a donare.
Prosegue quindi la strada tracciata dal debut “Kaiserhof” che aveva già messo in mostra una band originale e cosciente dei propri mezzi tecnici e compositivi, che riesce a colpire il pubblico anche a scatola chiusa grazie ad una copertina davvero d’effetto.
Chi poi si azzarderà nell’acquisto, che però pensandoci di azzardato ha ben poco, perché si va sul sicuro, si ascolti “Evolution”, una song veloce, graffiante, avvincente, esaltante, in una parola eccezionale.

Recensione di Dimitri Borellini

tracklist

  1. The Cake
  2. Lost In The Mud
  3. Evolution
  4. Not Dead...Yet!
  5. Absence
  6. Turn To Grey
  7. Cheap Glue
  8. A Note From Your Wicked Son
  9. Everlasting
  10. Fall
  11. Born Into This
  12. Jake

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