Ennesima fatica del singer danese che questa volta, sulle ali della sua illimitata fantasia, ci trasporta nella Budapest del ‘700 per farci vivere un’altra terrificante avventura attraverso le tracce dell’ormai consueto concept. La storia narra di un mastro burattinaio senza scrupoli che per i suoi spettacoli natalizi nel centro di Budapest utilizza marionette davvero particolari… Raccontata in prima persona da un uomo che ha la triste idea di indagare sui loschi movimenti del suddetto burattinaio, presenta al suo interno anche il tipico intreccio sentimentale spesso presente negli album del Re Diamante; la novità sta nel supporto di una voce femminile e di un falsetto meno insistente rispetto alle opere precedenti (20 anni di carriera non hanno minimamente scalfito la sua fantasia ma a quanto pare la voce comincia a risentirne), per il resto la line up è delle migliori con alle chitarre lo storico Andy La Rocque e Mike Wead (che già collaborò con i Mercyful Fate) che sfornano una prestazione degna di nota. L’atmosfera dell’album è veramente particolare, si adatta benissimo all’ambientazione settecentesca tramite riff cupi, maestosi e in alcuni casi dal tocco quasi circense (che rende ancora più tenebroso lo spettacolo del mastro burattinaio), con le canzoni che adattano intensità e stile in base al “capitolo” di cui trattano, per meglio trasportarci e renderci partecipi delle emozioni vissute dal protagonista. Dopo un’ apertura maestosa (Midnight) che ci porta dritti a Budapest, “the show begins” e fa il suo ingresso in scena il burattinaio (The Puppet Master) in un brano il cui ritmo inizia ad incalzare e l’atmosfera si fa più cupa; da qui comincia la storia vera e propria che si snoda attraverso altri dieci brani in cui il racconto pian piano prende forma fino all’epilogo finale (Living Dead), facendoci vivere un’avventura in chiave tipicamente “Diamondiana” arricchita anche da una buona dose di rituali magici. Il risultato è un concept che trascina l’ascoltatore in un’altra dimensione spazio-temporale (Budapest 1700, appunto) dalle componenti magiche e maligne molto significative, nella quale è facilissimo rimanere intrappolati…
Recensione di Diego Benetti
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