Gli Emily band di Rapallo (Genova) attiva fin dal 1996 deve il proprio nome alla poetessa Emily Dickinson. La scelta del nome è uno strano omaggio alla poetessa, in quanto è stato scelto da Michele Breda mentre leggeva un suo libro seduto sul water.
Nonostante gli Emily siano attivi da 10 anni, la loro musica e la loro formazione stabili fin dal 2000; solo quest’anno sono riusciti a dare alle stampe l’auto prodotto Anni di piombe, basato su un sound variegato che va dal folk all’heavy metal.
La particolarità principale di Anni di piombe è sicuramente che tutti i testi sono cantati in italiano.
Gli Emily hanno indubbiamente fatto una scelta coraggiosa a scrivere i loro testi nella lingua di Dante anche perché i temi in essi trattati sono molto forti.
Per capire le idee politiche degli Emily (e dunque il contenuto delle canzoni) basti pensare che si sono autodefiniti una working class band, indi non esattamente una formazione di estrema destra.
Ma veniamo ai testi: i brani sono dodici storie di vita quotidiana che descrivono il mondo marcio, venduto e brutale con il quale gli Emily hanno a che fare tutti i giorni nella loro regione e nella loro vita. Questi mali insozzano tutto, pure ciò che è bello e puro come una giovane, costretta dal destino avverso a prostituirsi. Ma in Tina (una delle canzoni più belle dell’album) sono le persone che abusano della situazione della ragazza, ad essere condannate, siano essi santi o uomini d’affari che alla sera tornano dalla mogliettina ignara.
Anche la religione trova in più di un occasione pane per i suoi denti: La Mensa di Don… racconta di un refettorio gestito da un prete (qui soprannominato sguardo da fucile per quanto è caritatevole) dove la gente non viene esattamente trattata coi crismi della carità cristiana. Cenni che condannano il bigottismo indotto dalla religione, sono facilmente riscontrabili in più di un brano oltre a quello che ho appena descritto. Come non mancano opinioni fortemente antirazziste e contrarie alle guerre.
Altri brani da tenere in considerazione sono: Sante che è dedicata ad un rivoluzionario di estrema sinistra morto per la libertà e per ciò in cui credeva e Superba incatenata ispirata ai fatti del G8 di Genova e alla tragedia ad esso correlata dove un giovane perse la vita. Ma qui dentro si parla anche di amori difficili (Il piacere è tutto mio) e di colossali sbronze.
I testi sono così incisivi anche grazie alla voce di Michele, che con la sua versatilità sa dare alle canzoni un impronta particolarmente viva. Il suo timbro può essere una nota stridula ed acuta che sembra sempre li per li per incrinarsi (non lo fa mai), per poi repentinamente divenire una sorta di ringhio pieno di rabbia. In un paio di brani, Michele entra quasi nel growling. Nei brani più tranquilli invece la sua voce è bella e melodiosa anche se mantiene sempre un che di sprezzante e caustico.
Il sound di Anni di piombe è molto variato e infarcito di tastiere. Le ritmiche sono improntate principalmente sul rock melodico, non mancano sprazzi di punk rock e di heavy metal. Molto belle le melodie folk che sono state adottate in brani quali Tina o Superba incatenata. Per il resto la qualità dei suoni non è eccelsa (soprattutto le chitarre che suonano un po’ ronzanti) ma nel complesso va benissimo così anche perché per gli Emily la cosa più importante è sicuramente fare passare le loro idee.
Recensione di Elisa Mattei
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