Per chi ha bisogno di un rock leggero con lievisimi accenni a pezzi metal ecco pronto Rock Garden, terzo disco solista del prolifico chitarrista Ty Tabor.
L’axeman texano, sulla scena ormai da diciotto anni con i suoi King’s X, passa da un album maliconico, quale era Safety del 2002, a questo concentrato di rock più “fresco e spensierato”, genere che rispecchia lo stato d’animo attuale dell’autore.
I brani presentano strutture molto orecchiabili, la maggior parte è costruita su semplici giri di accordi con arrangiamenti ridotti ai minimi termini, come insegna la tradizione rock i componimenti si basano su due o tre riff che rappresentano strofa e ritornello, uno dei quali funge anche da base per l’assolo, immancabile in un brano rock. Non troviamo canzoni in up-tempo, tutti i pezzi ad andamento moderato che spaziano andando a coinvolgere vari stili compresi nell’immenso paniere del rock.
Il titolo del disco è tratto dal giardino dell’autore, luogo in cui Ty Tabor si rilassa e spesso si ritira con amici per strimpellare e magari far nascere qualche idea interessante. Alcuni di questi amici hanno appunto preso parte alle registrazioni di questo disco, Rhandy St. John alla batteria, Wally Farkas alla chitarra acustica, Doug Pinnick alla voce e James Henry alle tastiere.
In conclusione questo lavoro, registrato agli Studio Alien Beans, rappresenta un concentrato di rock fresco che prende spunto da vari generi, si passa da accenni metal a giri che richiamano il brit-pop primordiale.
Recensione di Mattia Berera
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