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Domain - "V" (Limb Music Products /Audioglobe)

Line up:

Axel "Ironfinger" Ritt - Guitar/Backing Vocals/Producer
Carsten Lizard Schulz - Vox
Erdmann "Erdi" Lange - Keybords/Backing Vocals
Jochen Mayer - Bass
Stefan Köllner - Drums
 

voto:

7,5
 

recensione

Tornano i Domain, a soli due anni da “The Essence Of Glory”, si trova negli scaffali un nuovo album: “Stardawn”. Questo è anche l’album che celebra i vent’anni di carriera di questa incredibile band che è riuscita a tenere sempre vivo l’interesse dei suoi fans durante tutti questi anni.
Come per il precedente album, Stardawn ha uno stile epico e curato a metà tra l’hard rock il metal melodico. Le canzoni della prima parte del CD servono di sicuro ad accontentare i fan di vecchia data. L’opener, “All In The Name Of Fire”, ha, infatti, una grande energia e pone in bella vista il chitarrista Axel “Ironfinger” Ritt, autore di tutti gli assoli e dei riff (e ora anche produttore dell’album) che hanno reso da sempre grandi i Domain. Si continua con ‘Temple Of The Earth’, un altro pezzo sinfonico, che, seppur non così tirato come il precedente, mette in primo piano gli interventi del talentuoso tastiera Erdmann Lange.
Dopo una classica ballata che, come in ogni album hard rock, si presenta sottoforma di quarta traccia, arriva la perla dell’intero cd: “Headfirst Into Disaster”. Questa canzone sembra realmente scritta negli anni ottanta, se non proprio da Bon Jovi, da qualcuno a lui molto vicino. L’assolo di piano che divide i 5 minuti del brano è davvero da mozzare il fiato!
La lunga title track comincia invece con un lento intro di tastiere e basso al quale si sommano progressivamente tutti i vari strumenti, fino alla voce di Carsten Lizard Schulz che da il vero via al brano. Il ritornello powereggiante rimane subito impresso nella mente come il sottofondo di tastiere che da allegria e vivacità a tutto il brano.
Se qualche fan avesse voluto vedere come la band se la cava con il power gli basterà ascoltare “Crystal Stone Island (Warpath Pt. II)”, che vede Stefan Köllner accelerare moltissimo con il suo drum kit per stare dietro a i cori e alle velocissime tastiere di Erdmann Lange.
Se “Headfirst Into Disaster” sembrava venire dalle corde di Bon Jovi, “Help Me Through The Storm” è di sicuro stampo Deep Purple.
Starddawn si chiude, infine, con “Shadowhall” una lunghissima suite di 25 minuti divisa per questo in otto capitoli anche se qualche capitolo in meno non avrebbe fatto sicuramente male al risultato generale…
Quest’ultima fatica dei cinque tedeschi è un bell’album, superiore a quelli della sua categoria: certo, non è né unico né inimitabile, però la classe e l’esperienza dei Domani gli permette di rendere Stardawn uno dei dischi più rappresentativi di questi ultimi anni. Speriamo che oltre al ventennale i Domani riescano, quindi, a festeggiare anche qualche altro anniversario!

Recensione di Tommaso Bonetti

tracklist

  1. All In The Name Of Fire
  2. Temple Of The Earth
  3. Don´t Pay The Ferryman
  4. I Ain´t No Hero
  5. Headfirst Into Disaster
  6. Stardawn
  7. Crystal Stone Island (Warparth Pt. II)
  8. Help Me Through The Storm
  9. Shadowhall
  10. Chapter I – Gathering Of The Damned
  11. Chapter II – Under The Bloodmoon
  12. Chapter III – Open The Gates
  13. Chapter IV – Shadowhall
  14. Chapter V – Vampire´s Ball
  15. Chapter VI – Hell Dimension
  16. Chapter VII – Love Under Ice

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