Quando mi sono trovato davanti questo cd mi sono detto: ecco l’ennesima band power/prog simile a tante altre all’interno del già saturo panorama musicale. La conferma arriva immediatamente con l’ascolto dell’album, nonostante questo sia ormai il terzo lavoro della formazione statunitense, infatti le tracce sanno di già sentito, ricordando band come Dream Theater e simili, mentre la voce del cantante (abbastanza energica forse solamente in “Changes”) non valorizza pienamente le songs e quanto di buono riesce a fare la chitarra di Rob Johnson. Non mancano alcuni buoni spunti come in “Lies Within the Truth” dove buono è il lavoro del drummer John Homan, come anche la parte iniziale di “To Find a Reason”, l’assolo di “Walk Through the Fire”, o anche in “Torn”, forse la miglior canzone dell’album. Si tratta comunque solamente di alcuni episodi nell’arco di tutta la tracklist e sta di fatto che l’utilizzo di parti progressive e melodiche da parte della band (a cui manca evidentemente quel tocco di originalità che la contraddistingua dagli altri gruppi del genere), cade spesso nel banale, e ciò non va certo a loro favore, inoltre anche l’utilizzo secondo me eccessivo dell’elettronica e delle tastiere (che sta influenzando sempre di più il sound di molti gruppi d’oltreoceano) contribuisce a sminuire gli altri strumenti.
In definitiva a meno che non siate dei veri e propri patiti del genere, trovo molto difficile che questo album abbia successo, ed anche in quel caso non credo che vi trovereste veramente soddisfatti.
Quando i Magnitude 9 avranno trovato una loro personalità forse saranno presi più in considerazione, ma per ora rimangono nel folto gruppo delle band dotate di buona tecnica ma incapaci di farsi un nome sulla scena mondiale.
Recensione di Marco Manzi
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