Mamma mia che disco! Come altro potrei iniziare questa recensione? Questo è sicuramente un buon periodo per il mondo del doom metal e questo nuovo ( e tanto atteso, dopo anni di silenzio) lavoro degli americani SA è semplicemente BELLO!
Devo ammettere di non aver mai dato molta attenzione alla band,attiva ormai dal 1987, (qualche canzone ascoltata da amici) ma dopo il primo ascolto mi sono subito innamorato delle sonorità tristi e spesso opprimenti espresse dalla band ma non quanto mi sono fatto coinvolgere dalla voce del singer Robert Lowe. E così hanno pensato bene Leif e soci, prendendo il singer texano come (per fortuna) rimpiazzo dell’ormai spento e paranoico Messiah.
La voce di Robert ti prende e non ti lascia più scappare, quasi ipnotizzandoti… soprattutto nelle parti più lente e cadenzate e nelle songs con maggiori influenze ’70-‘80 ( “Waiting for the Light”, “Blessed be the dead”, “Tomorrows Dead”) e ti culla, ti trasporta… descrive magistralmente uno stato di angoscia e ossessione… ti bacia e ti graffia allo stesso tempo… risulta maligna e sensuale contemporaneamente… Mi ha colpito molto nelle parti “alte” (dimostrando di che estensione è dotato!), tanto che più di una volta mi ha ricordato Vortex prima che entrasse nei Dimmu Borgir… arrivando addirittura in alcune parti a rievocare atmosfere proprie dei Pink Floyd… wow!
La produzione è quasi perfetta,con finalmente una batteria da un suono decente e “vero”; la sezione ritmica è essenziale (ma non monotona!), granitica ed impeccabile.
Ottimo il lavoro delle chitarre,soprattutto nella parti soliste: nulla di scontato, tutto di buon gusto (il solo di “Is there” è da brivido).
Ovviamente le influenze targate Black Sabbath e St.Vitus si sentono, non si può negarlo, ma il tutto è condito da una forte personalità e uno stile ormai riconoscibile (nel frattempo mi sono fatto quasi tutta la discografia!). Interessanti anche i forti spunti presi dai Candlemass: sia quelli classici – penso a Nightfall - come in una buona parte di “Upon Within”, ma principalmente quelli del periodo “post Messiah” (quelli di Charper VI ) soprattutto in “Sightless”. Qua e là atmosfere che ricordano i Tiamat di “The sleeping beauty” non fanno altro che impreziosire il lavoro.
Palma del miglior pezzo a “Sightless”, il cui energico mid - tempo sono sicuro lo renderà un ottimo “live killer”.
Sicuramente il quintetto americano può, anzi deve essere annoverato fra le migliori bands attuali del panorama doom metal e il loro ritorno non deve essere sottovalutato: spero ora di non dover aspettare troppi anni prima del prossimo disco!
Promossi a pieni voti, cd da comprare assolutamente!
Recensione di Rig ap BRIG
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