“Come ho fatto a perdermi gruppo per tutti questi anni? Questo sì, è un classico che dovevo avere!”.
Con queste parole tutti commentano per la prima volta il disco degli Icy Steel, ma la vera sorpresa non sta qui, ma nello scoprire tre cose:
1) Gli Icy Steel non sono finnico-norvegio-scandinavi ma italiani, tutti del nord della Sardegna.
2) Questo è il loro primo disco.
3) Questo disco non è stato prodotto alla fine degli anni ottanta, ma è appena stato registrato!
Questo album colpisce proprio per quanto sia fedele ai canoni dell’heavy metal classico, anche i suoni sono stati accuratamente sporcati per richiamare meglio le atmosfere dei grandi metallers. Il risultato è così sorprendente che si fa fatica a pensare ad “Icy Steel” come ad un album nuovo, ma sembra sempre di valutare un album di una band storica che, purtroppo, si è scoperta solo ora.
L’album si apre con un intro di un minuto che richiama vagamente la colonna sonora di alcune scene del film Brave Heart.
“Riding to the Battle”, questo il titolo dell’intro, lascia il posto a “Me, River”, una canzone potente ed epica che alterna sapientemente parti più cadenzate a momenti concitati: esattamente ciò che ci si aspetta da una marcia vichinga. La chitarra di Alberto Eretta si rivela il pezzo forte degli Icy Steel subito i suoi accordi ruvidi, la plettrata veloce e decisa sono lo scheletro portante di tutti i riff di “A Man Without End” e della successiva “Spatial Dinasty”.
“Spatial Destiny”, oltre all’infuriare dei primi minuti, contiene al suo interno una lunga ed emozionante suite che permette di passare senza strappi a una intensa ballata dal titolo “Wind of War”. Senza togliere niente alle canzoni finora ascoltate, bisogna riconoscere che la perla dell’album è “I see Steel”, una canzone così concreta ed epica che potrebbe insediare i Manowar come la band più True dell’universo. Tra urla e rumore di spade forgiate gli Icy Steel riescono ad appassionare chiunque anche al primo ascolto. Il ritmo delle loro canzoni è sempre rigido e compassato, lo stile è vario ma deciso, ciò che però farà entrare questo gruppo tra quelli rivelazione del 2007 è proprio il suono così maledettamente anni ’80.
Questa è una band non solo per gli amanti dei Manowar ma per tutti coloro che amano la musica nordica forte e decisa, se poi sono un gruppo di sardi che la suonano, tanto meglio!
Gli Icy Steel hanno imparato la lezione delle grandi band del passato, e, soprattutto. sono riusciti a riproporla ora, se riusciranno ad ottenere lo stesso risultato anche in sede live credo che sentiremo parlare di loro ancora molto a lungo.
Recensione di Tommaso Bonetti
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