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Sonata Arctica - "Unia" (Nuclear Blast/Audioglobe)

Line up:

Toni Kakko – Vocals & Keyboards
Jani Liimatainen – Guitar
Marko Paasikoski – Bass
Henrik Klingenberg – Keyboards
Tommy Portimo – Drums
 

voto:

8
 

recensione

Tornano Toni Kakko e soci, e lo fanno in maniera piuttosto ambiziosa con questo “Unia” (in italiano “sogni”), album col quale la compagine finlandese dimostra di volersi spostare su sonorità più varie ed abbracciare così un target di pubblico più ampio. A provare ciò è una certa complessità introdotta nei brani che compongono il disco, dove si passa con una certa nonchalance da parti più heavy (anche più del solito), a parti melodiche ed atmosfere particolari date dall’utilizzo qua e là di strumenti vari che arricchiscono il già corposo sound della band, con risultati anche molto interessanti, che contribuiscono a dar valore a questo nuovo album, che comunque impiega qualche ascolto per essere ben assimilato.
Ma andiamo a parlare di questo lavoro nello specifico, e vediamo che si apre subito in potenza con “In Black And White”, brano tutto sommato anche abbastanza caratteristico, diviso tra i riff e gli assoli di Liimatainen e pervaso dalle tastiere di Klingenberg che qui ricordano un pò quasi i Nightwish, a supporto dell’incalzante voce di Kakko. Si passa poi a “Paid In Full”, dove la prestazione del singer scandinavo è degna dei migliori lavori della band, mentre per quanto riguarda la canzone in sè, pur nel suo andamento abbastanza lineare, risulta abbastanza difficile togliersela dalla testa, presentandosi così come uno dei momenti più riusciti del disco, e che credo sarà maggiormente apprezzato dai fan.
“For The Sake Of Revenge” è caratterizzata da un’atmosfera più riflessiva, prosegue grossomodo sull’onda della traccia precedente, senza arrivare allo stesso livello, ma facendo sempre forza sulle buone melodie create da Henrik attorno ad un altra prestazione ricca di enfasi del carismatico Kakko. Una voce femminile apre (e chiude) “It Won’t Fade”, dove la chitarra di Jani si fa decisamente più pesanti e il sound più inquieto, mentre tra vari cambi di tempo la canzone si distingue per le ottime melodie che il combo scandinavo crea nella parte centrale. Un pezzo che nella sua ricchezza e nelle sue mille sfaccettature esemplifica quanto detto a proposito del disco. Tocca ora alla ballad “Under Your Tree”, dotata di buone melodie quasi “rasserenanti”, ma che pur essendo piacevole appare leggermente al di sotto di quanto siamo soliti sentire in questo senso da parte della band. E’ poi il turno di “Caleb”, con tanto di presentazione, in cui torniamo su livelli più alti grazie nuovamente all’abilità compositiva della band, capace di riunire nello stesso brano un’estrema varietà di suoni e stili diversi, in una poliedricità che se sfruttata nel modo giusto sembra possa diventare l’arma vincente dei cinque musicisti.
Il ritmo più veloce e cadenzato di “The Vice” la rende sicuramente particolare, e nel suo andamento quasi “schizofrenico” alterna un pò alti e bassi, mentre la successiva “My Dream’s But A Drop Of Fuel For A Nightmare” nelle sue atmosfere ariose si ritrova ancora una volta a spostarsi da una melodia all’altra con estrema disinvoltura, quasi giocando con le note, e spiccando per la sua particolarità e originalità, con l’uso di strumenti d’orchestra di vario genere.
Decisamente più aggressiva è “The Harvest”, veloce ed energica, in una lunga cavalcata dove si fondono voci diverse spezzata da un intermezzo strumentale tra le tastiere di Klingenberg ed una chitarra acustica che dà una connotazione quasi spagnoleggiante. Eccoci poi ad un’altra ballad, “The Worlds Frogotten, The Worlds Forbidden”, dal carattere intenso e caratterizzata dagli effetti che influenzano la voce, per poi giungere al brano più particolare del disco, “Fly With The Black Swan”, aperto da una chitarra acustica alla “film western”, e che decisamente si discosta dal suond tradizionale della band (soprattutto nei cori), e dove ogni cambio di tempo è accompagnato da diversi stili vocali, senza dubbio un brano molto interessante e per nulla scontato.
A chiudere questa nuova prova della formazione di Kakko ci pensa “Good Enough Is Good Enough”, ballad accompagnata dal piano e da altri strumenti classici, come violini, viole, ecc. (oltre a strumenti più strani e sconosciuti), in cui assistiamo alla maiuscola prestazione di Toni che sfodera una voce carica di passione e di emotività.
In conclusione pur mantenendo i tratti distintivi del proprio sound, la band questa volta si è permessa di spaziare con una certa libertà, e direi con buon successo, tirando fuori dal cilindro un album di qualità (anche la produzione è stata curata molto bene), il quale, anche se magari non da subito, col passare dell’ascolto riesce a conquistare ed a farsi apprezzare nelle sue mille sfaccettature.
Come si è soliti dire, si raccoglie quel che si semina, ed il raccolto dei Sonata Arctica questa volta pare essere abbastanza ricco.

Recensione di Marco Manzi

tracklist

  1. In Black And White
  2. Paid In Full
  3. For The Sake Of Revenge
  4. It Won’t Fade
  5. Under Your Tree
  6. Caleb
  7. The Vice
  8. My Dream’s But A Drop Of Fuel For A Nightmare
  9. The Harvest
  10. The Worlds Forgotten, The Worlds Forbidden
  11. Fly With The Black Swan
  12. Good Enough Is Good Enough

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