Parliamo ora dgli Unlight, band nata già una decina di anni fa, ma con solo due lavori alle
spalle: Inferno ed uno split insieme ai Nordafrost, nel 2005.
Già il nome parla chiaro, poi il capro in copertina non lascia spazio a molti dubbi, se poi ci
mettiamo una croce rovescia il gioco è fatto, si, parliamo di un gruppo black, ma dalle
visioni piuttosto aperte, infatti il cd si apre addirittura cn un intro, che, per carità, si
chiama “Satanas Rex Aeternus”, però pur sempre di un intro si tratta.
Altra cosa da segnalare subito è la registrazione, di stampo black vecchio stile,
ma…qualitativamente ottima, chiara, nitida, con una buonissima gran cassa. La prima traccia
“Retribution for the Witches” ci da delle coordinate su come intendere la band in questione,
oltre alla preponderante componente black abbiamo un tocco leggermente sinfonico, appena
accennato, ma che fa una certa differenza, per il resto si sente il richiamo dei benamati
Marduk.
Al secondo posto troviamo la title track, pezzo leggermente con ritmo leggermente più vario,
ma senza lasciar da parte il blast beat, peraltro molto preciso.
Ora troviamo il brano più corposo del disco, “The Silente Dead” dura infatti oltre sei minuti.
La matrice resta la stessa dei brani precedenti, ma si affaccia una maggiore personalità, le
atmosfere ricreate sono più particolari, il ritmo è mediamente più pacato e maggiormente
cadenzato. Si passa da tratti ipnotici alla Darkthrone (maggiormente presenti) a momenti più
spigolosi, con lievi derivazioni thrash, che si manifestano ancora di più in “Dark Lords Of
Impiety”.
Vediamo anche in “Blackened & Unblessed Altars” che gli Un light non si limitano a riproporre
i canoni del black metal europeo, pur rispettandolo ed omaggiandolo in ogni composizione. Qui
troviamo addirittura un paio di momenti solistici in cui il ritmo cala ad un mid tempo e
l’intreccio tra chitarra solista e ritmica da vita ad armonie melodiche anche se sempre
malinconicissime ed in “Non Serviam” troviamo una chitarra pulita che arpeggia la sua
malinconia sopra una ritmica distorta.
L’ultima traccia autografa è “March of the funeral God” uno dei pezzi più trascinanti del
disco, a forte impatto, modo più che decoroso per concludere un disco ad altezza di molte
aspettative.
In fine una sorpresa, un tributo ai Sodom, “Wachturm”, a sottolineare la componente
thrashmetal che scorre nelle vene della band. Interpretazione molto ben riuscita, di grande
carica.
Alla fine dei conti gli Un light si sono dimostarti con questo disco una band più che valida,
si percepisce una certa professionalità in questo lavoro, ad ogni livello, non ci sono
particolari lasciati al caso, i pezzi sono suonati egregiamente, la composizione non è affatto
banale e la qualità di registrazione è ottima.
Recensione di Lorenzo Canella
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