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recensione

A vedere il nome della band la prima cosa che viene in mente è “Ecco l’ennesima power band che si ispira agli Helloween”, ma poi si scopre che i Ride The Sky non sono altro che la nuova creazione di Uli Kusch, ex Helloween appunto, separatosi non molto tempo fa dai Masterplan in cui militava tra l’altro “un certo” Jorn Lande.
Tutto questo dovrebbe bastare non solo per spiegare il nome, ma anche per far capire quali sono le influenze del gruppo in questione - e non a caso alla voce spunta quel Bjorn Jansson che è andato a sostituire proprio lo stesso Lande nei Beyond Twilight - mentre a chiudere il cerchio troviamo alle tastiere Kaspar Dahlqvist (Circle II Circle), Mathias Garnas al basso e Benny Jansson alla chitarra.
Non c’è dunque da stupirsi se il sound della band è in qualche modo simile appunto ai Masterplan dei primi due album ed anche ai lavori di Jorn come solista. Ovviamente la pur ottima voce dello svedese Jansson non è certo allo stesso livello del suo collega norvegese, anche se molto simile nell’impostazione, ed inoltre la presenza di elementi prog e la proposta abbastanza variegata e non troppo prevedibile (sempre legata al power/hard rock), evitano di etichettare erroneamente questo “New Protection” come clone della ex band di Kusch e Lande.
Per comprendere quello che sto dicendo basta inserire nello stereo il disco: già la stessa titletrack, molto catchy e per questo adatta all’apertura del lavoro, lascia ben presagire per il seguito, come “Silent War”, dove la base data dalle tastiere è colonna portante del sound roccioso e potente che fa da sfondo alla carismatica ugola di Jansson. “The Prince Of Darkness” è indissolubilmente legata al duo chitarra/tastiera che le dà una connotazione tipicamente progressive, per poi rallentare i ritmi nella parte centrale e premere poi nuovamente sull’accelleratore con l’aiuto di Kusch dietro le pelli.
Più heavy è “Break The Chain”, canzone compatta con un ritornello ad effetto e dalle atmosfere più inquiete, dove Jansson può esprimersi al meglio ed è ancora una volta fondamentale il supporto delle tastiere. Simile nell’impostazione alla precedente è “Corroded Dreams”, traccia heavy che si divide tra i riff taglienti dell’altro Jansson e le melodie create da Dahlqvist. Più aggettante è invece “The End Of Days”, semi-ballad in cui neanche a dirlo protagoniste sono sempre l’elettronica e le tastiere, ma bisogna ammettere che anche in questo caso Jansson dimostra di essere un singer non da poco.
“Far Beyond The Stars” è invece un brano più propriamente power, che deve tutto alle sue trame melodiche ed al ritmo veloce della batteria di Kusch, certo molto differente dall’aggressività della seguente “Black Cloud”, in cui si alternano momenti di potenza vera e propria a parti più tecniche ed elaborate in particolare nelle chitarre. L’atmosfera si fa nuovamente più ariosa in “Endless”, buon brano che però lascia meno il segno, preludio all’evocativa “Heaven Only Knows”, a mio parere uno dei pezzi migliori di questo album, sia nella prestazione del singer Jansson che a livello compositivo, rappresentando una buona sintesi di tutto quanto visto nelle tracce precedenti. Per finire “A Crack in The Wall”, che si contraddistigue grazie all’epicità e pomposità delle tastiere e dei suoi cori, conclude degnamente quello che si presenta come un disco più che interessante.
Consigliato senza dubbio ai fan dei Masterplan, e in generale a chi è alla ricerca di qualcosa di diverso dal solito power metal classico, il più delle volte privo di personalità e stantìo, tutto l’opposto di questo disco.

Recensione di Marco Manzi

tracklist

1. New Protection
2. A Smile From Heaven’s Eye
3. Silent War
4. The Prince Of Darkness
5. Break The Chain
6. Corroded Dreams
7. The End Of Days
8. Far Beyond The Stars
9. Black Cloud
10. Endless
11. Heaven Only Knows
12. A Crack In The Wall