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Nile + In-Quest - 9/27/2005 - Rolling Stone - Milano

E’ ricominciata la grande “stagione dei concerti”! Senza rendermene conto, eccomi in coda alla biglietteria del Rolling Stone con il mio collega, pressata modello sardina, in attesa di entrare e poter assistere al ritorno dei Nile a Milano dopo la loro esibizione all’ X-Mass Festival dell’anno scorso: una serata nell’antico Egitto, con un sottofondo di musica death metal!!!
Si comincia abbastanza presto: l’apertura cancelli, prevista per le 20, è posticipata di sola mezz’ora.
Nemmeno il tempo di entrare e sistemarsi che subito compare sul palco il primo gruppo, ovvero i belgi In- Quest. Il quintetto, che ha appena realizzato il nuovo album The Comatose Quondaries, propone un death metal martellante e cadenzato, che cattura abbastanza il pubblico. Seguire con l’occhio il cantante, che si muove indemoniato da una parte all’altra del palco, salta, scende a dare la mano al pubblico, è davvero un’impresa, ma è la sua presenza scenica a caratterizzare l’esibizione. Per il resto, infatti, il sound degli In- Quest risulta alla lunga monotono, come spesso accade nel genere; poche canzoni si salvano, ma per il resto, come si suol dire, “sembrano tutte uguali”.
Alle nove e mezza il palco è gia sgombro per il soundcheck: stanno per arrivare i Nile! Improvvisamente le presenze sotto il palco sono aumentate, ed è sotto il grido “Nile!Nile!” che la death metal band americana fa il suo ingresso trionfale sul palco accompagnata dall’intro dell’ultimo album Annihilation of the Wicked. A sorpresa però la band parte poi con The Blessed Dead e Execration Text, entrambe da In their Darkned Shrines. Come prevedibile la scaletta è incentrare sul nuovo album dal quale vengono eseguita 5 canzoni sulle 8 presenti tra le quali spiccano la title-track, già impressionante su album e veramente ricca di pathos e potenza dal vivo, e Sacrifice Unto Sebek, capace di scatenare un devastante pogo. I suoni si dimostrano veramente buoni e ogni strumento si distingue abbastanza chiaramente (anche se la chitarra di Karl Sanders era un pelino bassa). Il nuovo drummer George Kollias che già su disco era inumano per la velocità che riusciva a raggiungere, dal vivo per quanto umanamente possibile si dimostra ancora più veloce e potente. E’ incredibile come abbia suonato per più di un ora senza un minimo cedimento, modificando alcuni passaggi donando più potenza al tutto. Impressionante è anche il velocissimo diciannovenne neo-bassista Joe Payne autore di un’ottima prova sia come musicista che come cantante rimpiazzando alla perfezione il dimissionario Jon Vesano. La coppia d’asce Sanders-Toler-Wade è ormai una garanzia, ottima sia in fase solista che in fase ritmica e entrambi si dimostrano anche degli ottimi cantanti.
In conclusione un ottimo concerto sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista di resa dei pezzi dal vivo che si dimostrano ancora più potenti e ricchi di pathos.

Report a cura di Tiziana Ferro e Simone Bonetti

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