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Agglutination Metal Fest XI - 8/13/2005 - *** - Chiaromonte (Pz)

Cari amici ed amiche di Holy Metal, eccomi pronto, dopo aver affrontato ben undici ore di viaggio ed aver rischiato “seriamente” di lasciarci le penne grazie a degli psicolabili che si divertono a lanciare dei sassi dal cavalcavia (dicendo poi di non aver ben compreso ciò che stavano facendo), a raccontarVi ciò che è avvenuto durante l’undicesima edizione di questa kermesse musicale che a pieno titolo è stata denominata il “Gods Of Metal” del Sud Italia. Nonostante la location un po’ amena per un evento Live (infatti Chiaromonte si trova in Basilicata ad oltre 700 metri d’altezza). Per me partecipare all’Agglutination è come fare un ritorno a casa, dato che per molti anni, quando risiedevo ancora in Puglia, ho partecipato con piacere a questo festival. Prima di tutto bisogna dare merito a Gerardo Cafaro di aver organizzato il festival nella maniera più degna possibile: nulla è stato lasciato al caso, dalla sicurezza, agli stand gastronomici a prezzi moderati, all’impianto audio che ha dato sempre una resa eccellente senza alcun problema, fino a terminare con un bill di tutto rispetto: basti pensare solo ad alcuni nomi di gruppi come Necrodeath, Freedom Call e soprattutto Mayhem. Altro particolare da tenere in degna considerazione è stata la quasi totale assenza di tempi morti (quelli solitamente dovuti al cambio palco ed a eventuali check), se si escludono dei “piccoli” problemi tecnici che hanno leggermente ritardato l’inizio dello show dei Mayhem. Unica pecca di una giornata praticamente perfetta è stata la presenza non molto numerosa di pubblico: sinceramente tutti si attendevano una partecipazione più numerosa, visto anche i nomi partecipanti. Ma passiamo all’argomento più interessante: la musica.
L’onore di aprire la manifestazione è toccato ai salernitani Valiance, gruppo attivo sin dal lontano 1994 che, nella mezz’ora concessagli (anche se a mio parere meritavano di suonare di più) hanno deliziato il non molto folto pubblico presente con il loro Heavy Metal classico molto 70’s dalle forti venature progressive. Il gruppo ha presentato in anteprima “Feed My Rage”, “And Farce Goes On” e “No More”, tre brani che compongono il loro terzo album sotto l’etichetta Black Lotus, regalando però un piccolo saggio della loro produzione passata con “The Scret (Melting Snow) tratto da Wayfaring del 2002. purtroppo i consueti ed inspiegabili problemi di tempo non hanno permesso alla band di eseguire “Born To Raise Hell”, una cover dei Motorhead che solitamente chiude le loro esibizioni.
Un vero e proprio tributo ha accolto l’ingresso sul palco dei siciliani Schizo, band storica della scena thrash attiva sin dal lontano 1984. Ed infatti il combo ha ricambiato l’accoglienza con uno show al fulmicotone, pescando a piene mani sia dalla recente produzione con brani come “See The Pain/Hear She Cries, Bleed To Be Alive e Unsex The Skeleton, sia dalla produzione passata con Circle Of Filth e Volence At The Morgue. Ma la vera ciliegina sulla torta il combo siciliano l’ha regalata quando il leader della band ha annunciato, rivolgendosi al pubblico (che man mano diventava sempre più numeroso) che era giunto il momento di fare un “vero” salto nel passato: ed improvvisamente dal backstage si è materializzato, quasi fosse uno spirito, Flegias dei Necrodeath che ha partecipato all’esecuzione di “Necroschizophrenia” (brano tratto da “Mondo Cane” del 1987, un progetto che ha coinvolto membri dei Necrodeath e degli Schizo). Le parole non potrebbero spiegare cosa si è scatenato sin dalle prime note del brano: posso solo affermare che solo gli Slayer, i Sepultura ed i Pantera nelle loro esibizioni più brutali e devastanti, sono stati capaci di generare una violenza simile a quella che il pubblico dell’Agglutination ha saputo scatenare.
Dopo questa overdose di violenza, è giunto il turno dei lombardi Mesmerize che, forti anche del nuovo splendido album Stainless, hanno sfruttato al meglio il tempo a loro disposizione per deliziare le orecchie dei presenti: infatti il loro Heavy Metal classico & melodico, impreziosito dalla presenza al violino di Vito Gatto, ha attecchito molto bene. Infatti il pubblico ha gradito molto sia i brani più recenti come “The Burn”, “Princess Of The Wolves”, “Windchaser” e “Bitter Crop” (tratti dall’ultima fatica discografica della band Stainless datato 2005), sia i brani più datati come “King Of Terror” e “Off The Beaten Path (tratti dall’album Off The Beaten Path del 2002). Ma le vere chicche sono state le magistrali esecuzioni di “The Werewolf” e “Ragnarok” (brani inseriti nel debutto discografico della band Tales Of Wonder datato 1998). Bisogna dare merito ai Mesmerize di aver scaldato, se mai ce ne fosse stato bisogno, il pubblico dell’Agglutination e di aver preparato un terreno fertile per l’autentico massacro che avrebbe avuto luogo poco dopo con i Necrodeath.
Ed infatti non c’è termine migliore per definire ciò che è successo quando Flegias e soci hanno fatto il loro ingresso on-stage. La band genovese non si è risparmiata ed ha offerto uno spettacolo che, anche chi non è appassionato del genere, ha definito un’autentica carneficina. Chi come me aveva assistito alla loro esibizione al Tradate, ha potuto notare come la band fosse caricata a mille ed infatti il gruppo ha pescato a piene mani dalla sua immensa produzione, eseguendo, nell’ora di spettacolo a propria disposizione, una serie innumerevole di classici. Lo spettacolo è stata un’autentica selezione di classici: infatti la band ha alternato pezzi storici come “Mater Tenebrarum” e Flag Of Inverted Cross” (tratti da Into The Macabre del 1987), “The Creature (da Mater Of All Evil del 1999), “Church’s Black Book” e “Red As Blood” (tratti da “Black As Pitch” del 2001). Ma le vere perle dello spettacolo sono state le due cover che il gruppo ha regalato al proprio pubblico: “Black Sabbath” ma soprattutto una demoniaca versione di “Countess Bathory”, che ha generato un vero e proprio putiferio. Per concludere si può solo dire che i Necrodeath hanno tenuto il palco da veri maestri del genere. Non riesco ancora a spiegarmi come possano essere stati tanto bistrattati in passato, visto che hanno una classe innata ed una capacità di coinvolgere il pubblico difficile da trovare in altre band.
Dopo il massacro sonoro dei Necrodeath, ci hanno pensato i Freedom Call a riportare un clima di festa con la loro energia. Infatti il loro spettacolo è stato un concentrato di Power Metal allo stato puro, come solo gli Helloween più ispirati ed i Gamma Ray più in palla riescono a fare. Nell’ora e mezza a loro disposizione, il gruppo ha fatto letteralmente toccare il cielo con un dito ai presenti, grazie alla loro musica allegra ed energica. Lo show è stato un autentica collezione di classici: dai più recenti successi tratti da Circle Of Life (“Carry On”, “Hunting High And Low” e “Mother Earth”) a quelli più datati tratti da Eternity (“Metal Invasion”, “Land Of Light” e “Metal Invasion”) senza però dimenticare gli esordi della band: ed infatti i Freedom Call hanno regalato ai presenti delle vere e proprie perle come “We Are One”, “Tears Of Taragon” ed “Hymn To The Brave” che facevano parte del debutto della band “Stairway To Fairyland. Ed è proprio l’atmosfera festosa di una fiera quella che si è respirata durante l’esibizione del gruppo. Il momento più esaltante dello spettacolo è avvenuto quando durante l’esecuzione di “Warriors Of Light”, il gruppo ha eseguito una sua particolare versione di un classico della musica degli anni ’80: “We Will Rock You” degli indimenticabili Queen. Insomma una vera e propria festa a cui tutti sono stati invitati.
Ma ormai il pubblico attendeva solamente il momento di vedere salire sul palco i demoniaci Mayhem. Ed infatti all’ora delle streghe le luci si sono abbassate e, tra fumi sulfurei e luci raggelanti, i perfidi Mayhem hanno fatto la loro comparsa sul palco. Il loro show è stata un’autentica carneficina. Un vero massacro sonoro in cui la pietà non era di casa: nell’ora e mezza di spettacolo che il gruppo ha offerto non c’è stata alcuna pausa, solo violenza, note su note e classici che si susseguivano: grazie alle innate doti vocali di Attila Csazar pezzi come “Funeral Fog” e “Deathcrush” hanno ricevuto una nuova linfa vitale mentre brani bistrattati come “My Death”, “Rape Humanity With Pride” e “Dark Night Of The Soul” diventano improvvisamente dei classici grazie alla magistrale esecuzione di Blasphemer e Necrobutcher ed alle folli linee vocali create dal singer. Quando orami il pubblico stava esalando l’ultimo respiro, i Mayhem hanno inflitto il colpo di grazia eseguendo una versione realmente titanica di “Pure Fucking Armageddon”, alla fine del quale Attila ha emesso un grugnito da vero diavolo ed ha lanciato per aria il microfono che è piombato a terra con un tonfo sinistro. Il massacro si era compiuto, i Mayhem avevano una volta ancora lasciato terra bruciata senza fare prigionieri. I presenti, dopo un vero e proprio viaggio all’inferno, sono improvvisamente tornati sulla terra.
Per concludere, non resta che aspettare la prossima edizione per vedere quali altre sorprese il buon Gerardo Cafaro ci riserverà.

Report a cura di Donato Tripoli

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