In una fredda serata invernale, a
Milano si svolge la seconda tappa italiana del “Rheingold Tour” (dopo quella
di giugno scorso al Gods of Metal 2003), protagonisti i Grave Digger, che
anche questa sera offrono un gran spettacolo ai metallari presenti al
Transilvania, non c’è una gran folla, ma è comunque in grado di occupare
buona parte del locale.
Il compito di riscaldare il pubblico spetta ai nostrani White Skull, che
salgono sul palco alle 20 e nei circa tre quarti d’ora a loro concessi fanno
pienamente il loro dovere, nonostante qualche problema di audio con le casse
(per fortuna solo in due o tre occasioni). Oltre a promuovere il loro ultimo
disco, “The Dark Age”, sfoderano alcuni dei loro maggiori successi, tra cui
“The Killing Queen”, “Asgard” e a gran richiesta nel finale “Gods of the Sea”,
con un buon riscontro da parte del pubblico per la band di Tony “Mad”, che
negli ultimi anni sta avendo un discreto successo anche all’estero.
Fin qui uno spettacolo piacevole, ma l’attesa è tutta per i Grave Digger,
che dopo essersi fatti attendere per un’altra mezzora, si presentano al
pubblico con “The Ring”, breve intro dal nuovo album che sostituisce la
solita “The Brave”, e vengono subito accolti calorosamente dai fans, per poi
partire subito con la titletrack di “Rheingold”, in uno show ovviamente
incentrato sull’ultimo album, di cui troviamo le tracce più riuscite, su
tutte “Maidens of War” e “Sword” che riscuotono un gran successo. Ma i
becchini ci offrono nelle quasi due ore di spettacolo una buona panoramica
dei pezzi che li hanno resi famosi e tra una canzone e l’altra,
all’insistente coro “Digger, Digger” dei fans si aggiunge l’incitamento di
Chris che riesce sempre a caricare il pubblico, un po’ di tutte le età, con
grande abilità, coinvolgendolo pienamente nello show ed unendolo in un coro
unico durante l’esecuzione delle canzoni. La band tedesca propone anche
pezzi che vengono suonati raramente dal vivo, come “Under My Flag”, “The
House”, “Son of Evil” e “The Grave Dancer”, che vengono ugualmente ben
accolti da un pubblico sempre più carico, ma è con classici come “The Dark
of the Sun”, “The Grave Digger”, “Excalibur”, “Morgane le Fay”, senza
dimenticare “Lionheart” e “Knight of the Cross” che nel mezzo scatta un pogo,
seppur circoscritto a una piccola parte del pubblico, dal quale anche il
sottoscritto non può sottrarsi. Ci si avvia verso il finale con “The
Roundtable”, poi Chris e compagni fingono di andarsene, mentre i fans
chiedono sempre più insistentemente “Rebellion”, il gruppo non può non
eseguire quella che è probabilmente la loro miglior canzone e mentre il pogo
aumenta, decidono (dopo aver fatto un’altra volta la finta di abbandonare il
palco) di concludere come fanno sempre con il loro cavallo di battaglia,
“Heavy Metal Breakdown”, tratta dal loro primo album, che risale ormai a più
o meno vent’anni fa, e per l’ultima volta della serata il pubblico si
scatena ancora di più sulle note di questo brano spettacolare. Sono passate
da un po’ le 23, e la folla acclama nuovamente la band per il saluto finale,
prima di riversarsi attorno al bancone alla ricerca di una birra fresca,
ampiamente meritata dopo aver sostenuto per un paio d’ore i Grave Digger in
una ressa che provocava un caldo infernale. Man mano il popolo del metallo
si disperde nella notte in attesa di un nuovo concerto, ma senza dubbio
soddisfatto della serata.
Nulla da criticare sull’esecuzione dei brani, infatti il gruppo ha
dimostrato come sempre una certa abilità nelle esibizioni dal vivo, in
particolare grazie alle capacità di Manni alla chitarra e la prestazione di
Stefan alla batteria, perfette nell’accompagnare la straordinaria voce di
Chris Boltendahl, il quale mostra una certa esperienza nell’interagire con i
suoi fans. Pure i White Skull hanno ben figurato davanti al pubblico del
Transilvania e per quel che riguarda l’organizzazione del concerto direi che
non ci sono stati grossi problemi (a parte inizialmente con l’audio),
favorendo la riuscita dello spettacolo. Forse l’unica pecca della serata
riguarda il fatto di aver sacrificato alcune canzoni come “Circle of Witches”
e “The Reaper”, di grande effetto, in favore di una scaletta più varia e
maggiormente incentrata sull’ultimo lavoro in studio, ma d’altra parte per
accontentare tutti ci sarebbe voluta almeno un’altra ora di concerto.
Non resta quindi che aspettare la prossima data e vedere cosa ci proporrà la
band tedesca, che sicuramente non deluderà il suo pubblico!
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Report a cura di Marco Manzi
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