Ed eccomi qui pronto a raccontarVi, cari amici di Holy Metal, ciò che è accaduto in questa kermesse musicale che ha chiuso la stagione estiva dei concerti. Devo fare un personale ringraziamento a Toto, colui che si fatto in otto (dato che ha dovuto organizzare e coordinare ben due giornate di concerti) perchè questa manifestazione riuscisse alla perfezione. E ci è riuscito in pieno. Infatti il suono era ottimo, la location era perfetta, c’erano degli ottimi stand gastronomici attivi prima, durante il concerto ed anche nell’aftershow. Per non parlare dei cosiddetti tempi morti (quelli dovuti solitamente al cambio palco) che sono stati ridotti veramente all’osso. L’unica cosa che è mancata è stata la presenza del pubblico, che non so per quale strano motivo ha deciso di disertare la manifestazione. E non mi si venga a dire che è stata colpa della presenza, durante la manifestazione, della parentesi Jazz. Non ci sono scuse per non partecipare ad un concerto il cui biglietto d’ingresso era così basso (se non ricordo male sui 5 euro). Ciò che posso dire è che chi ha deciso di starsene a casa o di partecipare ad altri eventi si è perso un bill di primo ordine che comprendeva il primo giorno il ritorno sulle scene dei Bloody Mary (band che il pubblico milanese ha imparato ad amare), mentre il secondo giorno non ha potuto assistere alla calata sul suolo italico dei Jesus Christ Superskunk che annoverano la presente di un ex membro dei Destruction. Qualcuno potrebbe dire: e chi se ne frega. Io rispondo solamente che si sono persi uno spettacolo memorabile.
Ma bando alle chiacchiere ed ai commenti, passiamo agli argomenti che più interessano.
SABATO 08 Ottobre 2005
L’onore di aprire la manifestazione è toccato agli Skein, alternative cover band milanese nata negli anni ’90 grazie alla voglia di suonare di Massimiliano Cuzziol (batteria) e Dario Marzinotto (chitarra). Tutto ebbe inizio nel lontano 1994 quando Massimiliano e Dario insieme a Vincenzo Rinaldi (voce), Filippo (basso) e Matteo Bianchi (tastiere) iniziò, con il nome di "SOTTO I RESTI", a comporre brani di stampo Rock Progressivo in italiano che sfociarono nell’album autoprodotto dal nome "PULSAZIONI PRIME". In questo periodo il gruppo si dedica sia all’attività live che alla costruzione di un vero e proprio studio di registrazione che diventa a tutti gli effetti una loro “seconda casa”. Il 2000 vede l’ingresso nella formazione di Luca Donzelli al basso (tutt'ora presente negli Skein), con cui i Sotto i Resti proseguono nella realizzazione di nuovi pezzi e si esibiscono dal vivo in diverse manifestazioni e concorsi. Durante una di queste esibizioni viene anche registrato il demo "LIVE IN PEREGALLO". Nel 2001, a causa dell'abbandono del cantante Vincenzo Rinaldi, il gruppo è costretto a cambiare nome in "T.S.A." (abbreviazione fantasiosa della ancor più fantasiosa parola TripSinAcria, di pseudosiciliana derivazione) e ad orientare il proprio stile musicale nella realizzazione di brani strumentali di stampo Prog-Psichedelico. Ma il destino stava per riservare ancora una sorpresa al gruppo: infatti il 2002 vede l’entrata nella band del cantante Cristian Giannella, che ridona nuova linfa al gruppo e riaccende la voglia, un po’ assopita ma comunque sempre presente, di produrre brani propri. E fu allora che il gruppo decide di dedicarsi al Prog-Metal cantato totalmente in inglese. Il gruppo cambia nome in "WYPHAR". Ma dato che la sfortuna non manca mai, il gruppo deve subire l’abbandono del tastierista Saro. Ma la voglia di suonare e di dimostrare ancora il proprio valore spinge la band ad inserirsi mondo delle cover band ed è così che nel 2003 nascono gli "SKEIN" (letteralmente "matassa - gomitolo", ma in slang pare significhi "confusione").
Devo ammettere che per essere la prima volta che li ascoltavo sono rimasto positivamente sorpreso dalla prestazione che la band capitanata da Massimiliano Cuzziol (batteria) e Dario Marzinotto (chitarra) che, nella mezz’ora a loro disposizione, hanno letteralmente assalito con la loro energia i pochi presenti. Lo show si è aperto sulle note di “All My Life” dei Foo Fighters, seguita a ruota da una serie di pezzi veramente devastante che ha letteralmente mandato in disibilio i presenti: “Chop Suey” dei grandissimi Sistem Of A Down, una versione veramente incazzata di “Smooth Criminal” (pezzo scritto da Micheal Jackson ma che è stato proposto nella versione degli Alien Ant Farm), “Get Out” dei Faith No More e “Monkey Wrench” dei Foo Fighters. Dopo una breve pausa per un rapido cambio di chitarra, gli Skein hanno ripreso a martellare riff su riff con un’altra scarica di adrenalina pura: “Toxicity” dei Sistem Of A Down con il bassista Luc Donzelli ai cori, “One Step Closer” dei Linkin Park e “Killing In The Name Of” dei mitici Rage Against The Machine. A questo punto chi pensava che i cinque avessero già dato il meglio di loro stessi, aveva completamente sbagliato i suoi conti. Infatti il gruppo aveva riservato una vera e propria bomba ad orologeria per chiudere la propria esbizione: la splendida cover dei Muse “Dead Star”. Una cosa che certo non manca al gruppo è l’amalgama: infatti i cinque sembrano delle vere maccnine da guerra che non vedono l’ora di scaricare la loro potenza sul palco. Ed è proprio quello che i “pochi” presenti al festival hanno potuto ascoltare. Una bella prova quindi per una band che è stata costretta a sostituire gruppi del calibro di H-Less e Kalidon.
Dopo un rapidissimo cambio di palco è stata la volta degli apocalittici Labyrinthus Noctis, che hanno proposto il meglio della loro produzione live. Forti del nuovo album “Forever Fallen Darkness”, il gruppo ha deliziato i presenti con i loro ritmi sincopati e sinfonici. Il primo a presentarsi sul palco, sulle note di “The Earth chronicles expeditions (intro)”, seguito a ruota dal resto del gruppo e dalla bellissima elizabeth che, con la sua angelica voce, esegue a perfezione “
”At dawn no firefly survives”, “Killer Glance” e “Sandglass”, brani tratti dal loro album di debutto, in cui il gruppo si esprime al massimo delle sue posisbilità, con la chitarra di Moreno che sforna riff in quantità industriale, mentre Ark si diverte ad inserirsi creando, con le sue manipolazioni, dei ritmi veramente demoniaci. Ma la vera perla dello spettacolo la band l’ha riservata per la chiusura: ed infatti per la gioia dei vecchi fans i Labyrinthus Noctis hanno eseguito “Forever Fallen Darkness” unico brano risalente alla loro precedente produzione. È praticamente impossibile per me trovare un difetto nella prestazione del gruppo, che ha saputo tenere la scena perfettamente senza il benchè mimimo calo di tensione. Un concerto memorabile che fa ben sperare per il futuro del gruppo che sta già preparando i pezzi per il successore di “Forever Fallen Darkness” ma che non si tira mai indietro quando si tratta di suonare live.
Dopo una lunga parentesi dedicata alla musica Jazz, alle ore 22:00 giunge il momento degli Opera Noire, uno dei gruppi più attesi dai presenti alla manifestazione. Ed il gruppo, che cominciava il tour di supporto all’album Bad Intent, non ha per niente tradito le attese del pubblico presente. William e soci sono saliti sul palco vestiti con degli abiti modello Francia del settecento sulle note di Never & Ever, mentre le ballerine presenti sul palco inscenavano una danza molto sensuale. Il resto del concerto è stato un puro concentrato di energia ed adrenalina, scandito dalle note di “No One”, “In The Rain”, “So, I Understand”, “Glitter Painted Nails”, “Welcome To The Gate” e “Thrill Of Decadence”. Gli Opera Noire hanno saputo tenere il palco da veri maestri, aiutati anche dai tecnici audio che hanno settato a perfezione i loro volumi. William ha saputo conquistare il pubblico come un vero Frontman deve fare, e nonostante la sua rassomiglianza con un famoso “Reverendo”, devo dire senza ombra di dubbio che non ha nulla da invidiare ai cantanti più smaliziati e con anni di carriera alle spalle. Gli altri membri del gruppo sono riusciti nel loro piccolo a conquistare anch’essi il pubblico ed ad aprire la strada all’evento che di lì a poco sarebbe avvenuto: il ritorno sulle scene dei Bloody Mary.
Ed infatti il pubblico aspettava con ansia l’entrata on stage dei propri beniamini. Ed infatti puntuali come degli orologi svizzeri i Bloody Mary, band milanese attiva sin dall’anno 2000 grazie all’incontro di Alessandro Stranieri (Chitarra) e Marco Russo (Basso) a cui si sono uniti Simone Montagnani (Chitarra), Giorgio Costa (Batteria) ed Aldebran (Voce) e con all’attivo due demo ed un live registrato al Binario Zero di Milano, sono comparsi come dei fantasmi ed al grido di “Milano, siamo tornati” hanno letteralmente messo a ferro e fuoco il Black In Mind con il loro Blood’N’Roll. Il loro concerto è stato un vero e proprio Rave di musica Rock stile anni ’80. La band ha presentato quasi tutto il loro album di debutto proponendo dei pezzi veramente adrenalitici come Icy Blue, Drops, Little Sister, Learning To Fly, I won’t Be Unfeeling, Judas Spite, The Second Chance, Cease To Burn e It’s Too Late. Durante il concerto il pubblico ha danzato come se fosse stato morso da una tarantola, incitato anche dal gruppo che non è mai stato fermo sul palco. Ma la vera perla del concerto la band l’ha conservata per il gran finale: infatti a sorpresa ha eseguito “Face To Face”, un pezzo che andava per la maggiore nelle discoteche negli anni ’80. inutile dire cosa si è scatenato durante l’esecuzione di questo pezzo: sembrava di assistere ad un concerto dei primi Cure. Per concludere posso solo dire che non ci poteva essere miglior chiusura per la prima giornata del festival. Anche se come ho detto all’inizio il pubblico non era molto numeroso, i presenti si sono divertiti come dei matti durante le esibizioni dei vari gruppi.
Report a cura di Donato Tripoli
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