Cari amici di Holy Metal, per la serie “manco la pioggia riesce a fermare la mia voglia di Metal”, eccomi qui pronto a darvi conto di ciò che è avvenuto al Transilvania Live. Bisogna affermare che, a differenza degli altri concerti cui ho assistito, all’inizio il locale non era così gremito come si poteva pensare, data l’attesa che c’era per la calata del combo svizzero. Ma la mia era solo un’impressione: dopo neanche mezz’ora, vale a dire durante l’esibizione dei The Godus, gruppo che all’ultimo ha sostituito i defezionati Wine Spirit ed ha riscaldato la folla con una vera e propria overdose di cover di gruppi leggendari degli anni ’70 e ’80 ed anche con l’esecuzione di due pezzi propri, una folla informe ha preso letteralmente d’assalto tutti i posti disponibili nel locale. A questo punto ho cominciato a temere che si potesse scatenare il finimondo da un momento all’altro: ed è stato proprio così.
Dopo un rapido cambio di palco, è comparsa una tendina con il logo dell’album “Lipservice”, accolta da un vero e proprio boato. Ed ecco che, sulle note di “All We Are” i Gotthard fanno il loro ingresso sul palco, generando nel pubblico un’onda anomala che non si vedeva dai tempi degli ultimi concerti dei Maiden al forum. Il set proposto dagli svizzeri è un vero e proprio concentrato d’adrenalina. I Gotthard hanno saputo miscelare i brani tratti dall’ultimo album con altri che ormai sono diventati dei veri classici della band. i momenti più Heavy della loro esibizione sono coincisi con l’esecuzione di “All We Are”, “Dream On”, “Said And Done”, “The Other Side Of Me” “Cupid’s Arrow” (annunciato dal cantante Steve con la frase “Quando Cupido sbaglia a scoccare le sue frecce allora sì che sono c***i”) e “Lift U Up” (tratti da “Lipservice” ultimo album della band), un brano con il quale il gruppo ha aperto la serie dei bis, “Hush” (splendida cover dei Deep Purple cantata a squarciagola da tutto il pubblico) e “Firedance” (entrambe tratte dall’album d’esordio “Gotthard” risalente al lontano 1992), “Top Of The World” (tratto da quel capolavoro intitolato “Human Zoo”), “Sister Moon”, “Let It Be”, “Fist In Your Face” e “Mighty Queen” (tratti dall’album “G” datato 1996) per non parlare di “Mountain Mama” (tratta dal secondo album della band “Dial Hard” del 1994). Chiaramente in ogni concerto dei Gotthard che si rispetti, ci sono sempre i momenti dedicati alla dolcezza ed alla melodia: ed, infatti, il gruppo ha inframmezzato i brani più tirati eseguendo delle versioni veramente struggenti di “I’ve Seen An Angel Cry” e “I Wonder” e l’ultimo singolo “Anytime, Anywhere” (tratti da “Lipservice”), “One Life, One Soul” (altro brano tratto da “G”), “Heaven” (inserito nell’album “Homerun” del 2001.
Ma la vera bomba ad orologeria il gruppo l’ha riservata per la chiusura. Dopo aver inscenato un falso saluto al pubblico, dopo qualche minuto eccoli ritornare per una fenomenale esecuzione di “Immigrant Song”, la splendida cover dei mitici Led Zeppelin che chiude una serata che definire splendida è semplicemente limitativo.
Insomma, chi non è venuto al Transilvania Live si è perso uno spettacolo memorabile che, a mio giudizio, si candida per essere uno dei migliori Live dell’anno.
Report a cura di Donato Tripoli
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