Una gelida pioggerellina fitta fitta, ci ha accompagnato per tutto il tragitto da casa al Palabasket di Bellinzona. Come se non bastasse, l’intero mondo, sta sera, sembra essere avvolto da una tetra nebbiolina che starebbe benissimo in Transilvania o in uno di quegli allegri Paesi dell’est Europa. Insomma i toni grigi, in questa domenica tardo autunnale, la fanno da padrone. Con uno scenario tanto lugubre ed invernale, si potrebbe credere che stessimo recandoci a vedere un concerto di un gruppo black metal, ma non è affatto così: sta sera suonano i ticinesi Gotthard. Da oltre 10 anni, questi ragazzi stanno contribuendo - assieme a Samael e Celtic Frost - a tenere alto lo stendardo della musica rock elvetica. E sta sera hanno dimostrato al pubblico di casa tutta la loro potenza e bravura. Ma andiamo con ordine, la serata viene aperta dagli svizzero tedeschi Q.L. (che si dovrebbe pronunciare cool), che hanno cominciato a suonare con una mezzoretta di anticipo sulla tabella di marcia. Chi è arrivato all’ora indicata sul biglietto, si è perso il primo concerto quasi per intero. Meno male che io ho l’abitudine di arrivare ai concerti con un po’ di anticipo. I Q.L. sono un quintetto che conoscevo solo per qualche brano che sono riusciti a lanciare sulle radio. Questa band, che canta in tedesco, è la quintessenza del divertimento. Essi sono completamente pazzi e fanno di tutto per divertire e per divertirsi. Durante il loro show è pure apparso un contrabbasso bianco con delle grandi macchie nere. Questo strumento, oltre che essere suonato dal singer, è stato usato pure come cavalluccio: è stato montato da due persone. E non si è rotto. Era sicuramente di fabbricazione tedesca. Oltre a questa scenetta col contrabbasso, il gruppo ha proposto anche una cover di una canzone italiana. Il genere suonato dai Q.L. è una specie di hard rock ignorante e scanzonato, che ricorda lontanamente il primo punk, (il gruppo lo definisce folkpunk). Infatti la band si presenta un po’ come un gruppo punk degli anni 70. I membri sono vestiti in maniera improponibile (bellissimi i calzoni a scacchi del chitarrista) e anche il palco è addobbato alla punk. Con il nome del gruppo scritto a caratteri cubitali e coloratissimi sui tamburi della batteria, con contorno di stellette che ricordano gli Anti flag, teschi con tanto di tibie incrociate molto alla Rancid e mani stilizzate che fanno le corna “metal”. Questo concerto è stato davvero incredibile, nonostante sia stato penalizzato (soprattutto all’inizio) da importanti carenze nell’impianto sonoro. Nelle prime canzoni gli strumenti non si sentivano quasi. Poi i tecnici sono riusciti ad aggiustare il problema. Nonostante ciò, il pubblico ha apprezzato e la gente è pronta ad accogliere i Gotthard.
Dopo una mezzoretta di preparazione palco, le luci del Palabascket, si sono abbassate e sul maxi schermo installato dietro il palco, è magicamente apparso un sensualissimo paio di labbra color vermiglio, che con una suadente voce femminile, ha annunciato l’inizio dello spettacolo. Il tutto è finito con una passata di lingua sul labbro superiore, che ha fatto immancabilmente gemere gran parte dei maschietti presenti. Dopo questa piacevole introduzione, i Gotthard sono apparsi sul palco in tutta la loro magnificenza. Bellissimo il cantante Steve Lee, avvolto in una camicia candida che risultava quasi fluorescente nel cono di luce color perla che seguirà il singer per tutta la durata del concerto. Gli effetti speciali, sono a dire poco fantasmagorici (lo avevamo già capito grazie allo stacchetto labiale dell’inizio) le luci sono bellissime e per alcuni brani, sul maxi schermo vengono proiettate immagini fantastiche. Inoltre tutti i problemi che avevano afflitto lo show dei Q.L. sono spariti nel nulla: l’acustica è ora perfetta.
L’inizio del concerto è al fulmicotone e il pubblico risponde fin dalle prime note con calore ed affetto verso i conterranei Gotthard. Il gruppo è entusiasta (lo stesso Steve Lee lo affermerà il giorno seguente alla radio) del calore dimostrato dal pubblico e da ogni fibra di se per divertire e stupire. Come già detto, i suoni, le luci e gli effetti speciali sono magnifici, ma ciò che non ho ancora descritto, è la voce del singer. Steve Lee ha un timbro vocale che grazie a quella leggera tonalità roca sembra lontanamente a Springsteen. Questo fa risultare la sua voce unica e bellissima. I Gotthard snocciolano un brano dietro l’altro andando a pescare in tutta la loro non trascurabile discografia. Ai brani tratti dal loro ultimo album Lip service, alternano i loro successi più datati come Mountain mama o la più recente One teem, one spirit (questa canzone era stata scritta per la qualificazione della Nazionale Svizzera di calcio agli ultimi europei. Purtroppo nonostante questo bellissimo brano verrà eliminata al primo turno. N.d.A).
Ma per questa occasione, i Gotthard presentano la bellissima canzone come un brano romantico. E ciò fa decisamente il suo effetto: l’atmosfera dentro al Palabasket durante questo brano è carica di emozione e gli accendini accesi fra la folla non mancano.
Il bello di questa band è che accanto a brani così belli e dolci, sanno proporre canzoni che sfociano quasi nell’heavy metal. Ciò è dovuto al fatto che nel sound di questo straordinario gruppo, c’è di tutto, a partire da reef che richiamano Ligabue (all’attacco di Cape of world, mi aspettavo veramente di sentire cantare il Liga), per passare a sonorità ispirate a gruppi come gli Scorpions, per poi finire in un hard rock potente e sanguigno ai limiti dell’heavy metal.
La cosa più straordinari di questo concerto è stata sicuramente il doppio assolo di batteria. Durante Fire dance, il biondo chitarrista Leo Leoni, ha eseguito un lungo reef. Durante il quale Steve Lee, è fuggito dal palco per andarsi a posizionare dietro una seconda batteria che era stata posata sotto la tribunetta riservata ai VIP e alla stampa. Appena arrivato li, la batteria è stata alzata e illuminata. Il batterista ufficiale ed il cantante hanno poi ingaggiato un lungo “assolo” di batteria a due. E la cosa più straordinaria è che i due erano perfettamente sincronizzati. Non mi immagino le ore di prova per riuscirci. Dopo questa straordinari performance, i Gotthard hanno ancora eseguito un paio di pezzi per poi salutare gli oltre 4000 presenti… per finta. Per finta perché dopo i saluti, più che mai calorosi, la band è tornata sul palco per offrire al pubblico di casa ancora parecchi bis. Probabilmente è per questa ragione che il gruppo di spalla è stato fatto suonare in anticipo: I Gotthard volevano regalare ai ticinesi una mezzora in più di spettacolo.
In questa mezzoretta supplementare, i nostri hanno presentato il loro nuovo singolo Any time, any where, con tanto di video clip. Questo concerto stratosferico dimostra che i Gotthrd sono un gruppo grandissimo, e che tutti i dischi d’oro e i successi inanellati negli anni, se li sono certamente meritati tutti.
Il concerto si è concluso con grande stile: come al termine di un film, sul maxi schermo sono stati proiettati i titoli di coda con i nomi di tutti coloro che hanno partecipato alla stesura dell’album Lip service.
Report a cura di Elisa Mattei
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