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Edguy + Dragonforce - 2/7/2006 - Rolling Stone - Milano

Nonostante il giorno successivo arriveranno in quel di Milano gli Helloween, i loro compatrioti Edguy fanno comunque registrare una buona affluenza alla loro unica data italiana del tour di “Rocket Ride”. Anche senza portare al sold out infatti alla fine il Rolling Stone sarà abbastanza pieno da consentire alla band di Tobias Sammet di poter confermare pienamente il successo che riscuote anche nel nostro paese.
Entrando nel locale a mia sorpresa scopro che ad aprire ci sono gli svedesi Sabaton, che precedono così Dragonforce ed Edguy. Il concerto perciò inizia una mezz’ora prima ed i Sabaton salgono sul palco davanti ai primi arrivati per presentare il loro disco d’esordio, intitolato “Primo Victoria”, sfruttando questa occasione per farsi conoscere in giro per l’Europa.
La power band svedese pecca però forse per la poca esperienza, e nei venti minuti circa a disposizione passa senza lasciare il segno, con una prestazione che non rimarrà certo impressa ai più, penalizzata anche da dei suoni abbastanza confusi e qualche piccolo errore di esecuzione, anche se il cantante (in tenuta da Rob Halford con pelle borchiata e tanto di occhiali da sole) prova a spronare il pubblico in più occasioni ricevendo comunque una discreta accolgienza.
Terminata la prova degli scandinavi tocca ai Dragonforce, band che allo scorso Gods Of Metal aveva riscosso un discreto successo tra il pubblico e che conta di ripetere quell’esperienza. Molta è la curiosità attorno allo show del gruppo londinese, anche per vedere come se la cava nel riproporre dal vivo i velocissimi brani, ormai loro marchio di fabbrica, che compongono il nuovo “Inhuman Rampage”, ma in generale la loro prestazione sarà piuttosto deludente. A causa della loro lunghezza (e di tagli alla scaletta) i brani proposti sono solamente cinque, cercando di equilibrare tra i tre album con una canzone dal primo, due dal secondo e altrettanti dall’ultimo, per un esibizione che supera di una decina di minuti quella del gruppo precedente.
Il gruppo offre così canzoni come “Fury Of The Storm”, “Storming The Burning Fields” e “Through The Fire And Flames” e già da subito è evidente che l’ossatura della band sono i due chitarristi, che saltano qua e là tra varie acrobazie per il palco (rischiando anche di cadere), regalando entusiasmo, buoni riff e assoli a non finire, divertendosi e facendo felici i loro fan. L’impressione però è che nonostante la velocità del batterista e dei due axeman rispetto a quanto proposto su disco il gruppo viaggi comprensibilmente al rallentatore, inoltre il cantante (che quando non canta gira per il palco e mostra il tricolore con la scritta “Dragonforce”, che poi finirà davanti alla tastiera) non appare certo in gran forma, dato che già alla terza canzone rimane senza voce e continuerà sottotono per il resto dello show, infine il più penalizzato dai suoni è il bassista, che quasi non si sente. In generale i fan sembrano comunque apprezzare, se non altro per l’impegno e la passione messi da quei due funamboli di Li e Totman, molto bravi come già detto nel catturare l’attenzione con le loro chitarre, attirando applausi e consensi, duellando negli assoli più assurdi e ampliando a un certo punto la sfida anche al tastierista (al quale proprio in quel momento salta il suono). In fondo lo scopo della band è far divertire i suoi sostenitori, e in questo sembrano riuscire bene.
Ma i veri maestri in questo sono gli Edguy, che col loro “happy metal” faranno presto dimenticare i due gruppi di supporto, grazie soprattutto ad una prova con la “p” maiuscola del solito Tobias, che si conferma un grande frontman mantenendo in pugno il pubblico dall’inizio alla fine.
Si parte così immediatamente dal nuovo album, con “Catch Of The Century” e “Sacrifice”, manca però la coreografia perché, come spiega poi lo stesso cantante, purtroppo ci sono stati problemi col furgone che trasportava l’attrezzatura, e così bisogna farne a meno. Si continua con un bel salto indietro nel tempo e “Babylon” offre l’occasione per far cantare tutto il pubblico, e mentre il singer tedesco spiega “questa in Inghilterra piace moltissimo” viene improvvisato l’inizio di “The Trooper” dei Maiden, cosa che il pubblico dimostra di apprezzare anche qui in Italia.
Da qui ha inizio la parte più delirante della serata, e infatti, introdotta da un discorso sul fatto che lui, Jens e l’altro Tobias (Exxel, il bassista) non sono gay (alludendo invece a Dirk), la band ci offre la rockeggiante “Lavatory Love Machine”, seguita da “Tears Of A Mandrake”, “How Many Miles” e “The Asylum”, chiudendo così questa prima metà dello show con un altro brano del nuovo disco.
Riscaldato il pubblico a dovere, ci si prepara per i momenti migliori della serata, il tutto preceduto dal drum solo di Felix con tanto di marcia imperiale di Star Wars nel mezzo. Al rientro sul palco degli altri, ecco il singolo “Superheroes”, col pubblico che ancora accompagna nei cori quel pazzo di Sammet che per l’occasione si mette la maglietta di superman. Il ritmo viene spezzato dalla ballad “Save Me”, buon brano a cui molti però avrebbero preferito una “Land Of The Miracle”, comunque ben accolto dai fans, anche se non come una potente “Mysteria”, che introdotta da un discorso un po’ demenziale su come supportare il metal tedesco (comprare cd, magliette o andare a letto con loro), prepara alla grandissima “Vain Glory Opera”.
Anche qui Tobias riesce a far divertire i suoi spettatori improvvisando sulle prime note “The Final Countdown”, per poi mettersi a ridere perché non si ricorda dove riprendere con le parole giuste. Segue una disputa calcistica dovuta alla prossima sfida tra Bayern Monaco e Milan, e arriva un'altra canzone di “Rocket Ride”, ovvero “Fucking With Fire”, in cui Dirk saltando cade rischiando di distruggere la chitarra. Ma la parte più ridicola in assoluto della serata, e che ha fatto veramente morire dal ridere i presenti, è l’esecuzione di “Trinidad”, il motivetto caraibico che nulla ha a che fare col metal ma che rende in pieno l’approccio alla musica degli Edguy. Basta pensare alle facce del trio Dirk/Jens/Exxel (e non vale solo per questa canzone) e che a un certo punto anche lo stesso Tobias non ce la faceva più a cantare dal ridere.
La conclusione purtroppo si avvicina, e dopo una breve pausa il quintetto tedesco ci regala direttamente da Avantasia la chicca di “Sign Of The Cross”, invocata a grande richiesta dal pubblico, mentre rimane ancora il tempo per una “King Of Fools” che chiude il concerto riassumendo pienamente lo spirito della serata, spensierata e demenziale, che ci è stata offerta da un grande Tobias Sammet.
Il gruppo se ne va così tra gli applausi, soddisfatto da un pubblico che ancora una volta ha risposto ottimamente all’esibizione della band. Durante il concerto Tobias ha incitato i presenti a chiedere a gran voce la loro partecipazione al prossimo Gods Of Metal, e per quanto visto stasera una partecipazione degli Edguy al festival bolognese sarebbe sicuramente ben accetta.
Alla fine dunque sono tutti felici e soddisfatti, da quello che più che un concerto è stato quasi una festa, con protagonista un gruppo che con questa musica si diverte, fa divertire e ama non prendersi sul serio.

Clicca qui per vedere le foto.

Setlist Edguy:

Intro
Catch Of The Century
Sacrifice
Babylon
The Trooper (Iron Maiden cover)
Lavatory Love Machine
Tears Of A Mandrake
How Many Miles
The Asylum
Drum solo
Superheroes
--------------------
Save Me
Mysteria
--------------------
Vain Glory Opera
Fucking With Fire
Trinidad
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Sign Of The Cross
King Of Fools

Report a cura di Marco Manzi

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