Passa anche per l'Italia il carrozzone del Domination Tour, una sorta di No Mercy che vede come gruppi di punta i Grave e i Cryptopsy, supportati da altre 4 band.
Il compito di aprire le danze è affidato ai semisconosciuti HurtLocker che ci propongo circa 20 minuti un misto di thrash death metal scontato e noioso. Il cantante sembra quasi più impegnato a chiedere della birra piuttosto che cercare di coinvolgere il pubblico mentre il resto della band tenta di offrire una buona prestazione cercando di attirare su di se l'attenzione. Peccato che però i pezzi in se non siano interessanti.
Quando salgono sul palco i Vesania il locale inizia pian piano a riempirsi e il pubblico a seguire di più la prova del gruppo. La band, autrice di un black metal sinfonico maestoso, è in tour per promuovere il nuovo album God the Lux su cui infatti sarà concentrata buona parte della scaletta. Dei suoni abbastanza buoni rendono ancora più interessante la prova di questo gruppo che tra le sue file vede militare membri dei Behemoth e dei Vader la cui esperienza in sede live si vede. Infatti la band si rende protagonista di un buon e coinvolgente concerto che soddisfa i presenti.
Breve cambio di palco e ecco salire gli Aborted, la cui formazione ha appena subito dei cambiamenti che hanno visto entrare 3 nuovi membri, Seb e Matty alle chitarre e Olivia al basso. Nonostante questi cambiamenti la band si dimostra compatta e ci intrattiene con 40 minuti di buon death metal sostenuto ma con alcune aperture melodiche alla Carcass. La scaletta è divisa equamente tra tutti gli album del gruppo e l'ottimo lavoro dei fonici uniti a una buona tecnica da parte dei singoli componenti rendono i suoni veramente buoni rendendo così interessante la proposta anche a chi non conosce il gruppo.
Coi Dew-Scented si entra nel vivo della serata. I thrasher tedeschi sono passati non molto tempo fa di spalla ai Nevermore e lo show che avevano proposto era stato veramente interessante. Fortunatamente la band propone una scaletta diversa da quella della data precedente, togliendo i pezzi più cadenzati e sostituendoli con altri più veloci facendo scatenare un bel pogo. La prova dei singoli componenti è buona ma questa volta
sono dei suoni troppo nitidi e poco potenti (sopratutto per quanto riguarda la batteria) a rovinare un po' la prestazione. Il cantante Leif è in ottima forma e tra un brano e l'altro scherza col pubblico mentre il resto del gruppo è impegnato in un headbang quasi continuo. La scaletta è incentrata sugli ultimi 2 album (Issue VI e Impact) e i 45 minuti a loro disposizione volano via tra sfuriate trash vecchia scuola e pesanti rallentamenti. Forse nulla di originale ma dal vivo si dimostrano veramente un ottimo gruppo.
I Grave sono un pezzo di storia del death svedese e infatti la posizione in scaletta e il pubblico presente gli rendono giustizia. Tornati sulle scene alcuni anni fa con Fiendish Regression la band viene accolta calorosamente in terra italica. Band che però si presenta come trio vista la mancanza di un
chitarrista. Questo andrà ovviamente a pesare sulla riuscita del concerto, rovinando in parte l'impatto che un genere così richiede. Ma la band non si scoraggia e per 50 minuti ci sommerge col loro tipico death metal, anche se personalmente ritengo che dopo alcuni pezzi inizia a essere ripetitivo. Comunque il pubblico gradisce la prova degli svedesi, applaudendoli e partecipando attivamente concerto. I suoni sporchi e distorti si dimostrano veramente adatti al contesto, colmando un po' la mancanza della seconda chitarra.
Sfortunatamente mi perdo quasi tutta la prova dei canadesi Cryptopsy, riuscendo a seguire solo le prime 2 canzoni (White Worms e Carrionshine) che lasciavano presagire un ottimo concerto anche se rovinato in maniera eclatante dalla voce di Lord Worm, che se già su Once Was Not aveva dimostrato di non avere più l'ottimo growl che aveva sfoderato su None so Vile e Blasphemy Made Flesh, dal vivo per quel che ho visto si è dimostrato quasi peggio, sembrando veramente un cane che abbaia. Il resto della band comunque compensava quello che il cantante rovinava, offrendo una prova precisa e ancora più veloce che su disco.
Report a cura di Simone Bonetti
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