Gli His Infernal Majesty, meglio conosciuti attraverso il
loro acronimo, H.I.M. hanno scelto Milano come prima delle due date italiane
del loro tour. L'Alcatraz non è gremito ma l'affluenza del pubblico è
sicuramente buona, inoltre, la forte carica emotiva che lega il pubblico
femminile alla band è veramente molto forte. Cartelli, disegni, peluche e
biancheria intima saranno lanciati sul palco per tutto lo show.
La coreografia che incornicia il palco è essenziale ma d'effetto: quattro
enormi candelabri affiancano il grande logo della band che padroneggia sullo
sfondo dello stage. La batteria spostata verso sinistra permetterà al
frontman di occupare stabilmente il centro della scena.
Appena le luci si spengono l'Alcatraz esplode in un boato, e non bisogna
aspettare molto per assistere ai primi svenimenti, per alcune fan è infatti
troppa l'emozione nel sentire il frontman Ville Valo pronunciare un languido
"Buonasera.".
Gli H.I.M. decidono di aprire lo show con la nuova "Rip Out The Wings Of A
Butterfly" che sarebbe stata anche un'ottima scelta, purtroppo però le
condizioni di Valo sono pessime. Tetramente sotto tono, la sua voce non è
dolce ma rauca, sia negli acuti che nel fraseggio.
Di solito una condizione del genere si ha solo quando un cantante non riesce
a trovare il tempo per scaldare la voce con degli opportuni esercizi.
La sua debacle però non è temporanea, infatti, anche durante le successive
canzoni, "Right Here In My Arms" e "Wicked Game", la sua voce dopo un
piccolo miglioramento, torna a peggiorare.
Un gran lavoro va perciò riconosciuto al tecnico del suono che riuscendo
bilanciare bene le backing vocal del bassista, e di Emerson Burton, il
tastierista, riesce per lo meno a salvare il sound dei ritornelli.
Valo in ogni caso si accorge di non essere in forma e, rispetto agli altri
tour nei quali interagiva assai poco con il pubblico, questa volta cerca
almeno di dare spettacolo mandando baci e indossando ogni sorta di orecchie
finte che gli vengono lanciate dalle prime file.
D'altro canto, se invece di accendersi una sigaretta dietro l'altra, avesse
preso qualcosa per la gola, gesto meno d'effetto ma molto più professionale,
forse le sue condizioni non si sarebbero aggravate ulteriormente. Visto
inoltre che gli HIM sono essenzialmente lui e la sua voce, il concerto non
ha potuto che continuare in maniera stentata. Dopo "Behind The Crimson Door"
e "Join Me In Death", il frontman riceve dal pubblico un pipistrello di
peluche e al grido di: "I want to be like Black Sabbath", Valo si appresta a
staccare la testa allo sfortunato pupazzo. Purtroppo per lui però il peluche
è più tenace del previsto e prima riuscire nell'impresa deve addirittura
ricevere l'aiuto di Migé, il bassista.
Da questo punto in poi Valo perde completamente la voce e "It's All Tears" e
"Killing Loneliness" sono cantate quasi interamente dal pubblico, anche
perché il frontman ha la pessima idea di lanciare il microfono tra le prime
file. Pelle d'oca.Fans più stonate non poteva certo trovarle. è stato quasi
un sollievo quando la sicurezza gli ha restituito il microfono e si è
ricominciata a sentire la sua voce rauca, stonata e sgraziata.
Il concerto ormai non riserva più colpi di scena anche perché vengono
saltate le ultime quattro canzoni in scaletta e dopo solo 14 brani e un'ora
e un quarto di concerto, lo show si chiude in maniera anomala dopo che al
pubblico vengono fatti acclamare i Black Sabbath.
Le condizioni di Valo sono state purtroppo al limite dell'imbarazzate e i 25
euro (prevendita esclusa) che il pubblico ha dovuto sborsare per il
biglietto non sono certo stati ripagati. Il suo stato di forma non era
comunque tale da giustificare lo slittamento del concerto ed è anche vero
che la voce è l'unico elemento di un gruppo che non può essere sostituito,
soprattutto quando il cantate è il frontman.
Resta però l'amarezza per una prestazione molto al di sotto delle capacità
di una band che con poco riesce di solito a regalare grandi emozioni.
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Report a cura di Tommaso Bonetti
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