Quello che sto per raccontarVi è ciò che è successo durante l’“Italian Gothic Fest” organizzato dalla Gothic Slam Records ai Magazzini Generali di Milano. Innanzitutto devo fare i complimenti a Luca ed ai ragazzi che si sono letteralmente “fatti il mazzo” per far sì che tutto andasse per il meglio. L’unica cosa che è mancata è stata la partecipazione del pubblico, condizionata sia dalla giornata scelta per organizzare l’evento (un giovedì) sia dal clima inclemente che sicuramente ha fatto desistere molti dal raggiungere la location dell’evento.
Alcuni hanno giustificato la scarsa presenza di pubblico attribuendola ad un’apatia collettiva nei riguardi del genere “Gothic”, ma posso categoricamente smentire questo dato che, a mio modesto parere, questo genere e vivo e vegeto e gode, anzi, di ottima salute.
La notizia più sconcertante è stata l’improvvisa defezione degli Opera Noire, per problemi di salute del cantante William.
Ma bando alle ciance, passiamo al reale motivo per cui sono qui: la musica e, soprattutto, le performance dei vari artisti. L’onore di aprire le danze spetta ai My Craving, gruppo che, nonostante non avessi mai visto in sede live, mi ha realmente impressionato, grazie ad un’ottima presenza scenica ed ai talentuosi musicisti che hanno saputo affiancare la profonda voce baritonale del cantante Traci che, all’inizio dell’esibizione della band, ha avvisato il pubblico che aveva ancora un po’ di acciacchi vocali a causa dei postumi passato incidente. Il gruppo, forte dell’uscita del nuovo album No Mercy For Broken Hearts, ha proposto un Gothic Rock che mi ha fatto tornare in mente gli ultimi Sentenced, senza però cadere nello scontato cliché della scopiazzatura, grazie a delle magistrali esecuzione di pezzi come “Sober Moon”, “Die At The Light”, “Ghastly Dance” ed alla conclusiva “In To The Rainbow”, ulteriormente arricchiti dalla titanica prestazione di Sybil alle tastiere ed all’aiuto fornito al gruppo dalla presenza, al basso, di Alberto Dal Monte (membro della band Prog-Rock “Naked Light”). Nel breve tempo che hanno avuto per esibirsi, i My Cravings ci hanno avvolti con la loro musica che è un’alchemica alternanza di atmosfere oscure e romantiche e riff incisivi e potenti. Dopo un brevissimo cambio di palco ecco salire sul palco i parmensi Domina Noctis, gruppo chiamato a sostituire gli assenti Opera Noire. Il gruppo, che ha presentato il suo debutto discografico “Nocturnal Light”, ci ha letteralmente affascinato con la sua musica che, grazie ad un’alternanza di melodia e potenza, è riuscita a creare delle atmosfere quasi irreali che hanno catapultato i presenti, durante il tempo della loro esibizione, in una specie di viaggio onirico che è terminato solamente quando il gruppo ha smesso di suonare. Un plauso particolare va fatto alla sezione ritmica magistralmente condotta dal basso di Azog e dalla batteria di Nicola che, grazie al loro titanico lavoro, hanno affiancato i riff creati dall’ascia del gruppo Asher e gli inserti di tastiera di Ruyen. A completare il tutto ci ha pensato la splendida, incantevole ed angelica voce di Edera. Mi è dispiaciuto tantissimo non aver potuto assistere all’esibizione degli Svenia che, nonostante fossero presenti sul luogo del concerto, non hanno potuto suonare a causa di un incidente accorso al loro batterista (dopo aver avuto questa notizia i presenti hanno cominciato a chiedersi se non ci fosse stato qualcuno che avesse fatto una macumba sul festival). Ma ecco giungere, dal profondo della notte, gli Shadowreign, guidati dal carismatico, diabolico, fenomenale ed imprevedibile Lord Vampyr (ex leader dei Theatre Des Vampires, che ha stupito tutti i presenti, che si aspettavano di ascoltare dei pezzi di Black Metal con inserti di tastiere di vampiresca memoria, proponendo, con l’aiuto di un gruppo di musicisti che definire fenomenali è assolutamente limitativo, un Death Metal di chiara matrice americana con forti venature Thrash, che lascia molto spazio alla tecnica. Il pubblico è letteralmente andato in disibilio durante l’esibizione del gruppo ed ha saltato e cantato ogni singola canzone, magistralmente diretto dall’estrema bravura dei musicisti che si sono comportati come dei veri cecchini e non hanno sbagliato niente. Il gruppo è riuscito a regalare, ai pochi presenti, un’ora di musica davvero piacevole e sorprendente, anche se, avendo eseguito molti pezzi tratti dal nuovo album “Bloodcity”, poco gotica. Ma devo ammettere che i presenti hanno particolarmente gradito l’esibizione del gruppo ed anzi li hanno persino richiamati a gran voce chiedendo il bis che, sfortunatamente, non è arrivato. Ma ecco giungere il momento più atteso dai presenti: l’entrata in scena dei Macbeth, una delle Gothic band più autorevoli della scena italiana. Il gruppo, guidato dall’avvenente Morena e dal carismatico Andreas, ha aperto la sua esibizione con “Nuda Veritas”, un intro strumentale tratto dall’ultimo album Malae Artes, caratterizzato da numerose distorsioni elettroniche. Quando le luci illuminano il palco i (pochi ma attenti) presenti notano subito la mancanza di tastiera, evento causato dall’abbandono del gruppo da parte di uno dei elementi storici il cui contributo per lo sviluppo del sound era stato fondamentale. A parte questo particolare, lo show, nonostante dei piccoli problemi tecnici ed acustici determinati dal fatto che la band ha deciso di usare i propri microfoni, procede bene. Noto subito una scarsa attitudine live da parte dei musicisti il cui obiettivo non è quello di catturare il pubblico, ma di svolgere bene il loro compito: sempre attenti a non sbagliare o a non andare fuori tempo, composti durante gli sporadici assoli che si concedono; sicuramente deludenti se confrontati con gli altri gruppi che si sono esibiti durante la serata, in particolare con gli Shadowreign, ma questo è un paragone quasi improponibile dato solo perché lo stile è assolutamente diverso. Ad aizzare il pubblico ci pensano Morena e Andreas: in particolare il secondo, sempre in movimento quasi fosse un indemoniato, a differenza della singer che, probabilmente, deve ancora amalgamarsi con i suoi compagni ed appare meno ispirata. Il loro spettacolo è stato quasi completamente incentrato sul nuovo album, senza però tralasciare dei brani tratti dai precedenti lavori.
Per concludere posso solamente rinnovare i complimenti all’organizzazione, sperare di poter rivedere quanto prima gli Opera Noire e gli Svenia e fare un rimprovero a coloro che hanno preferito stare a casa invece di venire ad assistere ad un concerto incentrato sulla buona musica: NON SAPETE COSA VI SIETE PERSI!!!
Report a cura di Donato Tripoli
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