Giunge alla terza edizione il festival più estremo d’Italia, il Grind Your Mother, nonostante mille traversie e mille problemi.
Non più all’aperto, e non più al campo sportivo di Gussago, ma sempre in terra bresciana, e precisamente alla Birreria Music di Cologne. Precisiamo subito per chi temeva temperature altissime per un concerto al chiuso d’estate che si stava decisamente meglio dentro il locale che fuori, ed è quindi risultata una scelta azzeccata, senza contare il fatto che in uno dei due giorni si è anche intravista una leggera pioggerellina, una delle poche che in questa afosa estate hanno rinfrescato questo lembo di pianura padana.
A cambiare è anche il prezzo quest’anno, aumentato, ma va anche detto che gruppi come quelli visti in questa 2 giorni (e, appunto, per la prima volta una due giornate invece che una sola come in passato) non era mai capitato in passato: a partire dagli headliner Napalm Death, passando per gruppi come Sinister, Leng Tch’e e Regurgitate, e proponendo chicche come Machetazo (prima volta al di fuori della penisola iberica in Europa), Avulsed e Fleshless. Ma i veri vincitori sul piano musicale di questo GYM sono stati gli italiani: prestazioni praticamente tutte all’altezza di loro colleghi più affermati, se non addirittura più entusiasmanti e coinvolgenti, a partire dai beniamini locali Cadaveric Crematorium e Underhate, e poi Hour of Penance, Vomit The Soul, Septycal Gorge, Stench of Dismemberment… nomi che ormai non sfigurano più nemmeno all’estero e che hanno da dire la loro.
Il primo giorno, il più corto e forse il più interessante, comincia con una giovane novità: i torinesi Cibo, ed è subito un ottimo inizio, all’insegna di un grind’n’roll per nulla serio nei testi e altrettanto interessante nella qualità. Graditissima e spassosa sorpresa, da seguire. Dopo di loro già si inizia con i pesi massimi: Vomit the Soul seguiti dagli Hour of Penance; la giornata entra subito nel caldo e caldo pure lo creano i presenti che si accalcano per seguire ed appoggiare calorosamente le prestazioni prima dei lecchesi e poi dei romani. Prestazioni queste assolutamente degne di nota, probabilmente la migliore che ho mai visto per i primi, e qualche problema di suono per i secondi, anche se l’energia sprigionata (e la grande tecnica) non perde di un oncia: più che due garanzie, due grandi nomi! Cadaveric Crematorium, come detto, beniamini di casa, ed è grande delirio e divertimento per tutti, con la loro solita prestazione folgorante e folgorata, non un concerto di “pulizia chirurgica”, ma un grande coinvolgimento di tutti, come pochissimi sanno fare.
Ed ecco che arriva il momento degli stranieri. Finalmente, dopo diverse promesse e altrettanti rinvii, si riesce a vedere sul suolo Italico i belgi Leng Tch’e, ormai nome di un certo peso a livello internazionale grazie al contratto con Relapse, ma, ricordiamolo, scoperti e lanciati dalla nostrana The Spew. Un po’ tamarri e un po’ ruffiani (cantante che fa l’inizio del concerto con la maglia dell’Italia a due giorni dalla finale…), ma comunque incredibilmente in grado di spaccare, e di brutto anche. Bravissimo il singer Boris a coinvolgere, e ottima tenuta di palco dei restanti, ormai rodati da una certa esperienza; la gente si diverte e ringrazia applaudendo entusiasticamente. Il primo grande nome non delude certo le aspettative. E lo stesso non si può dire di chi li succede, gli olandesi Sinister. Un concerto insipido, con qualche barlume in un’ora di opacità e stanchezza. La nuova formazione non convince, esaltano soprattutto le vecchie canzoni, ma per il resto rimane un po’ l’amaro in bocca, soprattutto per le attese che erano riposte in loro, e dopo le buone speranze che aveva presentato con l’ultimo album, dopo i precedenti un po’ sottotono.
Aumentano i presenti (il picco dei 2 giorni, con il locale praticamente pieno), aumenta la tensione e l’attesa. Finalmente è il momento degli headliner, i grandissimi e storici Napalm Death. Già prima di salire sul palco si sono intrattenuti con staff e pubblico a chiacchierare e a raccogliere i sinceri complimenti, il tutto con una disarmante gentilezza e disponibilità. E altrettanto disarmante e mostruosa è la rabbia e l’energia che di lì a pochi minuti sprigioneranno sui presenti, causando moti irrazionali e gironi infernali. Vent’anni di carriera quasi, e non sentirli: questi signori sono i Napalm Death, cresciuti si, un po’ evoluti si, ma con la stessa motivazione e voglia di spaccare, anche perché in fondo le cose nel mondo non sono cambiate, e durante lo stesso concerto non mancheranno di farlo notare, in particolare citando le canzoni di ‘The Code is Red… Long Live the Code’. Sempre rimanendo in tema canzoni, vengono prese un po’ da tutta la loro carriera.
Ecco che con il termine della performance degli inglesi, termina anche la prima giornata, con tutti i presenti felici e con qualche dolore in più.
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Si ringrazia la redazione di www.benzoworld.com per il report che avete appena letto.
Report a cura di www.benzoworld.com
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