Eccomi, noncurante della pioggia e infreddolita a causa della penetrante umidità, nell’ampio parcheggio del Mac2, in piena zona industriale, distante chilometri dal centro abitato. L’apertura è posticipata di circa un’ora, e siamo sempre più impazienti davanti alla saracinesca del locale. Chi ce lo fa fare? Aspettiamo di poterci gustare i Mayhem dal vivo, dopo tanto tempo. Finalmente l’odiata saracinesca si alza, e una volta entrati arriviamo in una sala di medie dimensioni, con al centro l’enorme bancone quadrato del bar, e a lato un piccolo palco. Facile intuire che si tratta di una discoteca, e non posso fare a meno di chiedermi come potrà mai svolgersi il concerto in quelle condizioni. Prendo il mio solito posto in prima fila (deformazione professionale…), cerco di contare mentalmente i presenti, che al momento non sono granché numerosi, e non faccio a tempo a bere un sorso d’acqua che avverto un suono di chitarra alle mie spalle. Si comincia!!!
Sono i Defiled ad aprire, e con mio grande stupore noto che si tratta di una formazione asiatica. Perdonate la nota dal gusto provinciale, ma è stato il primo gruppo giapponese che ho mai visto, ed è stato un piacere constatare che facevano sul serio. Il menu dei nostri quattro prevede un death metal modello americano, dai contenuti non proprio originali ma suonato con molta passione. Buona la performance dell’ipertricotico vocalist, che focalizza su di sé l’attenzione indulgendo in un ininterrotto headbanging e in un po’di karaoke con i presenti (che,ahimè, non conoscevano i testi).
E’ stato come vedere un nio ( statua dall’aspetto orribile posta a guardia dei templi buddisti in Giappone, nda) prendere vita, mettersi un bracciale borchiato e salire su un palco!!! Nel complesso, però, è da sperare che i nostri trovino uno stile più personale.
Dal Sol Levante ci spostiamo alle fredde terre del Nord con i Cadaver, e qui davvero non ce n’è per nessuno.
Il quartetto norvegese sforna una canzone dopo l’altra in uno stile death anni ’80, ma assolutamente personale, per circa quaranta minuti di vero godimento acustico. “Snapper” è un piccolo capolavoro,ma gli altri brani non sono da meno. Poco dopo l’inizio dell’esecuzione, l’intrepido chitarrista si getta tra la folla, e, tra abbracci e strette varie, rimane a suonare indisturbato nel parterre per qualche minuto.
Questa la scaletta:
Necro
Corrosive
Snapper
Die Like This
Awakening
The Etching
Mr.Tumour
Decomposed
Nonostante sapessi che stava arrivando il turno dei Mayhem, devo dire che mi è dispiaciuto vedere i Cadaver lasciare il palco dopo sole otto canzoni, anche in considerazione del fatto che la loro è stata la migliore performance-rivelazione della serata (posso dirlo senza rischiare il linciaggio?).
Ma lo spettacolo deve continuare, come si dice. Ormai lo spazio ristretto che separa il paco dal bancone del bar è gremito, voltandomi non riesco a vedere altro che gente, si comincia a stare stretti. Stanno per arrivare i Mayhem.
Dopo la lunga preparazione della scenografia, consistente in due piedistalli in metallo con croce rovescia e una sorta di “cornice” metallica di contorno alla batteria, i nostri fanno finalmente la loro comparsa sul palco. Ecco apparire Maniac completamente avvolto da una tunica nera tipo monaco, che neanche a dirlo da’ inizio allo spettacolo con “Whore”, la track di apertura di Chimera. Ed effettivamente l’inizio cupo, oscuro di questa canzone ben si presta a questo ruolo di ouverture. E’ però solo col brano successivo, “Fall of Seraphs” che il pubblico inizia a scatenarsi (e io a schiacciarmi).
Di qui in poi è tutto un crescendo di adrenalina e di successi del quartetto (per l’occasione affiancato da un secondo chitarrista) , ai quali devo dire le canzoni tratte dal discusso ultimo lavoro si mescolano bene, il loro effetto dal vivo è notevolmente diverso dalla percezione di lentezza e soffocamento che si avverte su cd, pur con i cali di voce di Maniac.
Tutto procede normalmente quando, nel bel mezzo di “Deathcrush”, un piccolo incidente blocca l’esecuzione per alcuni minuti: una sorta di fanatico del body surfing (in dieci metri quadrati!)è riuscito ad arrivare al là della transenna, e con i piedi ha staccato alcuni fili, degli strumenti e della luce,causando una sorta di black-out . Seguono lunghissimi istanti di silenzio, la folla è allibita. Poco dopo riecco i cinque ritornare sul palco, fare un rapido soundcheck e riprendere da “Freezing Moon”. Dimenticato il fastidioso contrattempo, il delirio sonoro procede tranquillamente per un totale di circa un’ora. Qui di seguito la scaletta completa:
Whore
Fall Of Seraphs
Carnage
View From Nihil
Dark Night Of The Soul
Ancient Skin
Silvester Anfang
Deathcrush
Freezing Moon
In The Lies Whereupon You Lay
My Death
Pagan Fears
Necrolust
A Time To Die
L’esecuzione si rivela complessivamente piacevole (ottimo soprattutto il lavoro di Hellhammer alla batteria) , seppure la voce a tratti non convinca e l’ora tarda in cui si è conclusa (a causa del ritardo di apertura e di inizio) non permetta di godere appieno delle ultime canzoni causa avanzata stanchezza. Certo, i Mayhem non sono mai stati un gruppo che brilla musicalmente dal vivo, e indubbiamente puntano molto sulla figura di Maniac, ma posso dire di essere più che soddisfatta malgrado il mio scetticismo iniziale.
Buona band e buoni gruppi di supporto, è valsa davvero la pena di farsi una gitarella nella campagna vicentina!!!
P.S. Un ringraziamento a Blasphemer e a Jani per la scaletta completa!
Report a cura di Tiziana Ferro
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.