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Slayer + In Flames + Children Of Bodom + guests - 10/22/2006 - Mazda Palace - Milano

Arriva anche a Milano l'Unholy Alliance Tour, che vede spartirsi il palco band del calibro di Slayer, In Flames e Children Of Bodom, oltre a Lamb Of God e Thine Eyes Bleed.
Molta è l'affluenza al Mazda, tanto che il palazzetto è già mezzo pieno al momento in cui il sottoscritto fa il suo ingresso, momento che coincide con l'ultimo brano suonato dagli opener, troppo poco quindi per dare un giudizio sulla band (in cui milita al basso John Araya, il "fratellino" di Tom), autrice di un metalcore con influenze thrash.
Dopo breve tocca quindi ai Lamb Of God, originari della Virginia. Il gruppo statunitense oltre ad essere penalizzato dall'impianto sonoro, con la batteria che spesso copre il resto e la voce del cantante che si sente a fatica, non offre certo niente di particolarmente entusiasmante, pur essendo uno dei massimi esponenti della scena metalcore estrema del suo paese negli ultimi anni.
Nonostante questo c'è comunque un certo gruppo di persone che segue con interesse la band di Randy Blythe, che pur coi suoi problemi cerca di fare il suo meglio nella mezz'ora a disposizione, suonando per lo più brani del nuovo “Sacrament” (“Walk With Me In Hell” su tutte), e del suo predecessore “Ashes Of The Awake”, come Laid To Rest” e “Now You’ve Got Something To Die For”. Ma oltre ad una prestazione che non offre niente di particolare, la verità è che la maggior parte della gente non è certo qui per vedere loro, quanto piuttosto i tre gruppi successivi, tant'è che credo pochi avrebbero sofferto la loro mancanza.
I Children Of Bodom si aggiudicano invece il premio come band più sfortunata della serata, e dire che il loro show era iniziato senza nessun intoppo, a parte le solite stecche live qua e là a cui ormai hanno abituato i loro fans. Partiti dopo l'allegra intro di "Una pallottola spuntata" con "Silent Night, Bodom Night" e "Needled 24/7" tra un "fucking" e un "motherfuckers" (che sono ormai gli intercalari di Alexi Laiho), durante l'esecuzione della nuova "Living Dead Beat" salta brutalmente l'impianto audio facendo uscire di scena i cinque finlandesi per qualche minuto, cosa che non rende certo felice il pubblico.
Per fortuna l'inconveniente tecnico (capitato in forma meno grave anche ai precedenti Lamb Of God) non andrà ad influire sulle esibizioni di In Flames e Slayer, ma costringe invece i COB a rivedere la scaletta che subisce così qualche taglio. A problema risolto si riprende dunque da "Sixpounder", e poi altri due brani della recente discografia della band, “Angels Don’t Kill” e “In Your Face”.
Il cantante/chitarrista, coi capelli tinti di nero, si riappropria quindi della scena, e con l’ormai consueto atteggiamento da rockstar prosegue nello show. Per quanto si può vedere la band è abbastanza in palla, e fa scordare almeno in parte i problemi iniziali concludendo con “Hate Me!” ed una trascinante “Downfall”. Il grande escluso dall’esibizione degli scandinavi è “Something Wild”, l’album d’esordio, evidentemente snobbato in favore dei lavori recenti. Un concerto un pò al di sotto degli standard, ma al di là di tutto soddisfacente, soprattutto nel finale.
Come simboleggia il grande logo bianco/rosso/nero dietro alla batteria, è giunto ora il momento degli svedesi In Flames. La band di Anders Fridén come intro non vuole essere da meno dei loro vicini finlandesi, e si presenta con la celebre sigla del telefilm “Supercar”, a giudicare dalle reazioni molto gradita ai presenti, con tanto di effetti di luci colorate.
Ma ecco che i cinque entrano finalmente in scena, e da “Clayman” partono subito con “Pinball Map”. Da subito si vede che il gruppo è in ottima forma, ed è favorito anche da dei suoni molto migliori rispetto a quanto visto fino ad ora. C’è ovviamente a rovinare un pò la scena quell’atteggiamento tipico delle crossover band americane, conseguenza della direzione intrapresa dalla formazione negli ultimi anni (che ha diviso e divide pubblico e critica di quella che era nata come una delle migliori promesse del death svedese), ma per la gioia dei più, nella setlist di oggi non sono pochi i brani risalenti al primo periodo.
Mentre Anders si contorce come se avesse mal di stomaco, dopo la nuova “Leeches”, a cui seguono “Cloud Connected” (e qui il pubblico si esalta) e “Trigger”, la band fa un balzo indietro notevole, annunciando infatti “Behind Space”, brano di apertura dell’oramai lontano “Lunar Strain”. Di quel periodo è rimasto solo Jesper Strömblad, ma l’onda sonora che travolge tutto il Mazda è qualcosa che non passa inosservato.
Si prosegue poi sulla stessa linea con “Resin”, “Only For The Weak” ed un ottima “Graveland”, mentre la band non manca un colpo ed Anders salta da una parte all’altra del palco. A questo punto tornano protagonisti gli ultimi controversi dischi, così dopo la titletrack del nuovo album passano altre hit come “The Quiet Place” e la più tranquilla “My Sweet Shadow”, e senza accorgersene siamo alla fine dello show degli svedesi, viene presentato così l’ultimo brano, “Take This Life”, che ne segna la conclusione. Ancora una volta la band dimostra di sapere il fatto suo grazie ad un buon concerto, anche se per quel che mi riguarda le produzioni recenti pur essendo buoni brani non sono certo nulla di speciale (qualcosa di più da “The Jester Race” e un paio di pezzi da “Whoracle” non avrebbero fatto male), ma questi sono gusti personali.
E’ giunta l’ora degli Slayer, come testimoniano le due croci rovesciate ai lati della batteria, formate con gli amplificatori. Tom Araya e soci sono pronti a scatenare qualche migliaio di watt sui fan per novanta minuti, a partire da “Disciple” che apre il concerto della band californiana, mentre il pogo selvaggio la fa come al solito da padrone nella successiva “War Ensemble”.
Suggestive le immagini proiettate a video sul telone dietro il palco, come pare andare molto in voga negli ultimi tempi, ma a colpire è la carica e l’energia che scaturisce dai quattro musicisti, sicuramente molto più in forma delle ultime calate in Italia (vedi ad esempio Gods 2005 e tour del 2004). Araya, di cui colpisce il pizzetto bianco (gli anni passano per tutti), dimostra quand’è in serata di avere ancora voce, mentre King e Hanneman macinano riff taglienti ed il ritrovato Lombardo picchia a tutta velocità sulla sua batteria.
Ancora da “Seasons”, album protagonista della setlist di questa sera, arriva poi “Blood Red”, mentre si torna poi alle origini con “Die By The Sword”, introdotta da Araya con un bel ”Are you ready to die” che infiamma il pubblico già carico. Una terremotante “Born Of Fire” lascia invece il posto alla nuova “Eyes Of The Insane”, positivamente accolta dagli spettatori che continuano a scatenare l’inferno sottopalco.
E’ già il momento della spettacolare “Seasons In The Abyss”, quando il concerto è entrato veramente nel vivo, e le due chitarre danno ancora spettacolo, anche se come al solito i due se ne stanno inchiodati al palco come se fossero stati incollati lì. Dopo “Chemical Warfare” e “Mandatory Suicide”, ecco ‘a song about religion’, si tratta di “Cult”, la canzone che ha aperto la strada al tanto atteso ritorno con “Christ Illusion”.
Gli Slayer di oggi al di là dell’aspetto sembrano avere una decina d’anni in meno, e si prosegue così su alti livelli; “This song is about love… amore”, con queste parole scherzosamente Tom Araya introduce “Dead Skin Mask”, tanto acclamata dai fans che sembrano non esaurire mai le energie riscaldando l’atmosfera all’interno del palazzetto.
Il finale è tutto dedicato a “Reing In Blood” e “South Of Heaven”: la breve pausa che segue “Silent Scream” e una grandiosa “Postmortem” è il preludio di una grande conclusione di serata. Di fila arrivano infatti “Raining Blood”, “South Of Heaven” ed “Angel Of Death”, tre pezzi che raccolgono in sè l’essenza degli Slayer (forse un pò meno “South Of Heaven”), e che chiudono in bellezza una prova più che convincente della band di Los Angeles, data più volte negli ultimi anni in un inesorabile e lento declino, che oggi sembra fortunatamente un pò più lontano.
La corsa a tutta velocità verso il parcheggio per evitare la massa di gente in uscita dal concerto è un’altra testimonianza del successo di pubblico della serata, nonostante i problemi che hanno condizionato soprattutto la prima parte, conclusasi senz’altro positivamente per le migliaia di metalhead presenti.


Setlist Children Of Bodom:
Silent Night, Bodom Night
Needled 24/7
Living Dead Beat
--------------------
Sixpouder
Angels Don't Kill
In Your Face
Hate Me!
Downfall

Setlist In Flames:
Pinball Map
Leeches
Cloud Connected
Trigger
Behind Space
Resin
Only For The Weak
Graveland
Come Clarity
The Quiet Place
My Sweet Shadow
Take This Life

Setlist Slayer:
Disciple
War Ensemble
Blood Red
Die By The Sword
Born Of Fire
Eyes Of The Insane
Seasons In The Abyss
Chemical Warfare
Mandatory Suicide
Cult
Dead Skin Mask
Silent Scream
Postmortem
--------------------
Raining Blood
South Of Heaven
Angel Of Death

Report a cura di Marco Manzi

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