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Amon Amarth + Wintersun + Týr - 11/6/2006 - Z7 - Pratteln (CH)

Dopo aver assistito ad una mastodontica performance di Týr, Wintersun ma soprattutto, come era quasi scontato, Amon Amarth, in quel di Milano, il giorno successivo mi dirigo alla volta della cittadina svizzera di Pratteln per assistere ad un'altra data del With Oden on Our Side Tour.
Dopo un viaggio relativamente breve (3 ore circa) e tranquillo e dopo aver trovato un albergo vicino alla location del concerto, arrivo davanti allo Z7.
All'esterno appare come un grosso capannone ma dentro, seppur spartano, è decisamente più accogliente di quanto non ci si possa aspettare.... della serie: le apparenze ingannano!
La cosa che noto subito e che mi lascia alquanto allibito è il banchetto del merchandising. A Milano si vendevano solamente poche maglie e solamente degli headliner. Niente gadgets et simila. Qui invece sembra di stare nel paese dei balocchi, per ogni band ci sono t-shirts, felpe, cd, adesivi addirittura gli A.A. hanno messo in vendita cinture, toppe...ed un mega adesivo per auto di quelli che si attaccano sul vetro posteriore, l'avrei anche preso se non ne avessi già uno simile, ovviamente sempre dall'act svedese.
Bando alle ciance, si comincia! Tra i fumi (non ancora dell'alcol) compaiono sul palco i faroensi Týr che rivedo molto volentieri. Il loro show è anche questa volta breve ma incisivo, gli svizzeri, ma anche i ragazzi scesi dalla poco distante Germania, accolgono in modo un pò più freddino il gruppo ma dimostrano di conoscere i pezzi proposti (almeno quelli in inglese) meglio dei miei connazionali della sera precedente.
Così tra un "Hail to the Hammer", un "Regin Smidur" ed un'ottima conclusiva "Ramund Hin Unge" la band ripercorre tutta la breve ma ottima discografia.
Tematiche vichinghe, folklore, costumi (o meglio cotte di maglia) che fanno questi ragazzi, discendenti diretti dei vichinghi, ancora più vicini ai loro antenati.
Forse i brani inseriti in scaletta non sono i più adatti ad essere proposti dal vivo, soprattutto in un contesto musicale così distante da quello dei gruppi successivi ma il bello del viking metal è anche questo: tanti generi diversi per un'unica tematica e, chi è di vedute eccessivamente ristrette, forse è il caso che torni a nutrirsi esclusivamente di pane e Manowar.
Come i Tyr anche i Wintersun fanno il loro ingresso avvolti dalle nebbie, il loro sound è sicuramente meno intricato e più diretto di quello della formazione che li ha preceduti, anche se i soli di chitarra del frontman Jari Mäenpää (cantante / chitarrista) non lasciano dubbi sulle doti tecniche.
Sicuramente meno personali godono comunque di un ottimo seguito anche in questa occasione (a Milano molti erano andati principalmente per loro) e tutti gli applausi che gli vengono rivolti sono più che meritati.
Ottima prova di tutta la band a partire dalle due chitarre di Teemu Mäntysaari (Imperanon) e Mäenpää che macinano taglienti riff ad alta velocità.
Avendoli visti per tre volte nel giro di pochi mesi, le ultime 2 in mendo di 24 ore, ho ormai la certezza assoluta del valore tecnico anche in sede live del gruppo.
Ora sarebbe finalmente il momento di far uscire il nuovo lavoro, ulteriormente posticipato poco prima dell'inizio di questa tourneé. Un boato irrompe nel locale quando viene tolta la copertura dalla batteria di Fredrik Andersson segno che il momento decisivo sta per arrivare, da lì a breve gli Amon Amarth faranno infatti il loro ingresso. Il grande telo recante la copertina dell'ultimo lavoro, che dominava la scena già durante gli altri 2 concerti, sembra risaltare ancora di più.
E' il delirio quando finalmente la mastodontica figura di Hegg fa la sua comparsa intonando "Valhall Awaits Me" e di seguito "Runes To My Memory".
Il duo Mikkonen / Söderberg macina come sempre ottimi riff, rendendo il sound della band massiccio come poche altre formazioni possono vantare. Il nuovo lavoro poi pare aver sfornato brani ideali per essere proposti dal vivo, brevi (non oltre i 3 minuti), potenti, incisivi, forse un pò meno epici di una "Victorius March" o una "Once Sent From The Golden Hall", ma di sicuro effetto.
E' un pubblico molto più giovane quello presente qui a Pratteln e le ovazioni sono quasi tutte per i brani da VS the World in avanti, solo la vecchia guardia per apprezzare le lunge suite del primo periodo della band. Il rammarico, non solo mio, ancora una volta è per l'estromissione dalla set list di quel capolavoro che è appunto "Amon Amarth".
Tuttavia ci si può consolare con uno show, potente e lineare, che non presenta cali in tutta la sua durata, ma anzi, con qualche picco sopra le righe come quando è stata riproposta "The Last With pagan Blood".
Ormai sappiamo tutti che il vero punto di forza di questa band la si riscontra appunto dal vivo, riuscendo ad offrire un ottimo spettacolo pur con scenografie scarne o quasi del tutto assenti.
Come a Milano si chiude con "Gods of War Arise", domani per il quintetto svedese ci sarà un'altro giorni di spade, miti e guerrieri noi invece torniamo alla vita reale dietro le scrivanie dei nostri uffici in attesa che qualche altro eroe nordico ci faccia sognare ad occhi aperti almeno per qualche ora.

Foto: Wintersun - Amon Amarth

Report a cura di Paolo Manzi

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