Finalmente, dopo tre anni abbondanti da quando ho visto i Die Apokalyptischen Reiter la prima volta, le mie richieste sono state esaudite: un tour in Italia come headliner! Devo ammettere che mi sono recata ad assistere a questo evento con molte perplessità, perché, trattandosi di un gruppo tedesco, con un vasto repertorio di canzoni cantate in lingua madre, mi chiedevo quanta presa potesse esserci stata sul pubblico italiano; inoltre, il fatto che il concerto si tenesse di giovedì, in un giorno infrasettimanale, e per di più anche piovoso, non faceva certo ben sperare.
Difatti,quando sono arrivata al Transilvania Live, appena quarantacinque minuti prima dell’orario fissato per l’apertura dei cancelli, non ho trovato un minimo di coda, e addirittura mi è stato detto di tornare più tardi perché lo spettacolo sarebbe stato posticipato. E così, dalle nove in poi ho preso il mio posto in transenna, in un locale pressoché vuoto, ed è stato soltanto verso le nove e mezza che il gruppo di supporto ha fatto il suo ingresso sul palco.
Gli italiani Sleep Of Thetis hanno proposto una sorta di gothic metal molto leggero stile Evanescence e contaminato da influenze new e industrial. Suo punto di forza sono le melodie create da chitarra e tastiere, che però risultano ripetersi nei vari brani, come “Liar”, “Best From You”, “Rituals”, “From Heaven”.
Nonostante l’indubbio impegno della formazione nostrana, mi riesce difficile immaginare una qualche affinità con il gruppo cui era designata a fare da supporto, e rifletto sull’efficacia di tale scelta, che certamente non valorizza un gruppo pur meritevole nel suo genere.
Terminata l’esecuzione degli Sleep Of Thetis, mi accorgo che il locale inizia a riempirsi, e che sotto al palco si è formata una piccola compagine di circa tre file di persone ansiose di ammirare la performance dei Die Apokalyptischen Reiter. Appena il tempo di ultimare il soundcheck, sistemare gli stendardi che richiamano l’artwork dell’ultimo album Riders On The Storm ai lati del palco, ed ecco: calano le luci, si diffonde la nebbia sul palco, ed entra il tastierista Dr. Pest, “flagellando” i malcapitati delle prime file. Poi la nebbia si dirada, ed ecco comparire il resto del gruppo, compreso il carismatico vocalist Fuchs, che, dopo aver porto un inchino al pubblico, apre lo show sulle note di “Friede Sei Mit Dir”, già opening track dell’ultimo album. Il pubblico risponde cantando a squarciagola, o meglio biascicando le (per lo più) ignote parole del testo in tedesco, e subito si passa all’inno- titletrack “Riders On The Storm”, seguita da “Barmherzigkeit”, tratta da Samurai, e la splendida “Terra Nola”, dall’album Have A Nice Trip.
Un inizio a dir poco elettrizzante. Poi Fuchs annuncia di aver deciso di “fare una rivoluzione”, ma che per poterla effettuare necessita di un aiuto, e così porge la mano ad una ragazza del pubblico e la invita a salire sul palco, chiedendole di danzare sulle note di un motivetto improvvisato dal tastierista. La (fortunata) malcapitata improvvisa come puo’; subito dopo partono le note di “Revolution”, e lei si ritrova a ballare assieme al vocalist, dando vita ad una curiosa coreografia. Segue il brano “Sensucht”, ancora da Have A Nice Trip, poi la poverina del pubblico viene consegnata alle “cure” di Dr. Pest, che la ammanetta alla tastiera, e nel frattempo partono le note di “Erhelle Meine Seele”, tratta dall’album All You Need Is Love. Un concerto dei Die Apokalyptischen Reiter non è soltanto musica, ma anche spettacolo: dopo il coinvolgimento diretto del pubblico, Fuchs intrattiene gli spettatori con un breve saggio di percussioni su enormi tamburi, cui seguono altri brani come “Wenn Ich Traume”, “Soldaten Dieser Erde”, durante la quale ancora una volta viene invitato sul palco un ragazzo, e finalmente è la volta degli inni dei “reitermaniaci “, come amano definirsi i fans, “Reitermania” e “We Will Never Die”, seguiti da “Mmmh” e dalla coinvolgente “Rock’n’Roll”.
Lo show, però, non è ancora finito, e dopo la performance di “Seemann”, Fuchs si presenta sul palco con due tizzoni infuocati e da’ vita ad un meraviglioso spettacolo pirotecnico. Siamo al gran finale: quale modo migliore per salutare i fan in chiusura se non con un altro inno firmato Die Apokalyptischen Reiter? La canzone cui è affidato il compito di concludere lo splendido spettacolo è nientemeno che “Metal Will Never Die”, tratta da All You Need Is Love.
Il pubblico continua a gridare entusiasta “Reiter!Reter!”, ed il gruppo, finita l’esecuzione, fa il suo inchino alla folla e scende dal palco per salutare i fans.
Al termine della serata, tutti i miei dubbi iniziali sono stati fugati: il pubblico italiano ha apprezzato enormemente i Cavalieri tedeschi, nonostante gli ostacoli linguistici, e i nostri, per parte loro, hanno regalato ai fedelissimi un concerto-spettacolo favoloso, che coloro che c’erano ricorderanno con piacere per molto tempo, e coloro che non c’erano rimpiangeranno lungamente di non aver visto.
Ride on!!!
Report a cura di Tiziana Ferro
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