Giunge alla sua quarta edizione il Ragnarök Festival, festival tedesco dedicato, come si può dedurre dal nome, a un genere di nicchia quale era il folk/viking/pagan metal. Dico era perchè negli ultimi anni grazie al successo di molti gruppi di questo filone (Finntroll, Manegarm, Moonsorrow) il genere è divenuto molto più popolare e non solo una cosa dedicata a pochi affezionati. Le chance di vedere gruppi viking dal vivo erano molto limitate mentre ora vi sono più e più gruppi che girano regolarmente l'Europa. Sorprende solo in parte per cui l'affluenza di pubblico per questa edizione del festival, intorno alle 3500 persone provenienti la maggior parte dalla terra tedesca.
La scaletta dei gruppi è piuttosto variegata, forse non ai livelli stellari della scorsa edizione (potete leggere il report qui) ma comunque interessante, grazie a gruppi di punta quali i già citati Moonsorrow e Manegarm, i redivivi Kampfar e i giovani svizzeri Eluveitie, forse una della band più attesa dai presenti. Pesa un po' nel bilancio complessivo la cancellazione dei norvegesi Taake per cause extra-musicali (che ovviamente non giudichiamo).
La location, un palazzetto utilizzato quasi esclusivamente per concerti e mostre, è un luogo ottimo in quanto permette o di seguire i concerti sotto il palco o di riposarsi sugli spalti avendo comunque un perfetta vista del palco.
Andiamo ora a vedere nel dettaglio la prestazione dei vari gruppi. Buona lettura!
Primo Giorno
DAWN OF BLOOD
Il compito di aprire il festival è affidato ai giovani tedeschi Dawn of Blood, gruppo black death tedesco, che sinceramente non c'entra nulla con il resto della manifestazione. La prova che offrono è sufficiente da un punto di vista scenico e tenuta di palco, mentre veramente bassa è la qualità dei pezzi proposti, troppo confinati all'interno dei limiti del genere. Buoni comunque per iniziare a scaldare l’ancora scarso pubblico presente.
SYCRONOMICA
Breve cambio palco ed ecco salire i Sycronomica, band dedita a un black metal melodico, molto, forse troppo, debitore ai primi Dimmu Borgir. Sebbene penalizzata in parte da suoni abbastanza confusi, la prestazione della band risulta tutto sommato buona, forse un po' stancante dopo 4 brani ma comunque gradita ai crescenti presenti. I brani sono stati tratti per lo più dal secondo disco della band, Gate, uscito nel novembre 2006.
Setlist:
Beyond The Gate Of Light
Für Die Ewigkeit
To The Rivers End
Creations Of Mine
Farewell Olden World
Paths (Of A Forgotten Time)
WOLFCHANT
Il concerto dei Wolfchant si svolge pochi giorni prima dell'uscita sul mercato del nuovo Pagan Storm, album che segue Bloody Tales Of Disgraced Lands dello scorso ano. Infatti il brano di apertura è la title-track del nuovo lavoro seguita dalla più datata Ride to Ruhn. Con questo gruppo si entra di più nell'atmosfera pagana del festival, con i componenti del gruppo bardati di tutto punto, anche se onestamente ho trovato i Woflchant piuttosto insipidi, troppo melodie già sentiti da altri gruppi e una voce che poco si adatta al genere. L'ormai vasta folle dei presenti invece sembra di tutt'altro avviso, applaudendo e rispondendo agli incitamenti del gruppo di casa.
Setlist:
Intro
A Pagan Storm
Ride to Ruhn
The Betrayal
Guardians of the Forest
Blood for Blood
Stärkend Trunk aus Feindes Schädel
Praise to all
FJOERGYN
I tedeschi Fjoergyn intrattengono i presenti grazie al loro particolare pagan metal, molto personale in quanto abbastanza estraneo ai cliché del genere, basti anche solo vedere il loro abbigliamento, niente borchie, né cotte di maglia né elmi ma anzi, addirittura magliette dei Nine Inch Nails. La band è nella fase di promozione del nuovo lavoro Sade et Masoch e infatti verrano presentati anche tre nuovi brani. Dopo una breve intro la band attacca con Vom Tod der Träume, track di chiusura del loro primo album. I suoni sono da subito buoni e il pubblico è immediatamente rapito del gruppo. Nei loro 40 minuti a disposizione vengono proposti altri 5 brani, tutti accolti calorosamente dal pubblico. Sicuramente un ottima prestazione!
Setlist:
Intro
Vom Tod der Träume
Fjoergyn
Ich sah den Himmel weinen
Katharsis
Des Winters Schmach
Sade
KOLDBRANN
Il black metal più classico dei Koldbrann spezza un po' la giornata. Il gruppo, dopo un primo pezzo un po' incerto, offre una prestazione più che buona, ai livelli di quella offerta durante la data italiana del tour con Urgehal e Taake (report). Buona la tenuta di palco, pochi fronzoli e molto impatto, e i presenti sembrano gradire. La scaletta si compone di soli 5 brani, tratti in egual misura dai 2 album finora pubblicati. I suoni risultano buoni, forse non estremamente puliti, ma adatti ad un genere simile.
Setlist:
Alter befengt
Steinet til jordan
Pogrom pestilent
Djevelens treskeverk
Inkvisitor renegat
HELHEIM
Primo gruppo in linea con la tematica del festival sono i norvegesi Helheim, già presenti anche nella scorsa edizione del festival. La band, dedita ad un black metal che molto deve ai primi Enslaved, sale sul palco indossando cotte di maglia. I suoni risultano buoni, i classici suoni black metal, con chitarre a "zanzara" che ben si adattano alla proposta del gruppo. I presenti gradiscono le lunghe canzoni epiche che però sulla distanza tendono ad assomigliarsi un po'. Buona comunque la prova, buona tenuta di palco e ottima interpretazione dei pezzi.
VREID
Notevole la folla che si raduna sotto il palco per la prestazione dei Vreid, band in cui militano gli ex-componenti dei Windir. Il genere proposto è piuttosto differente da quello del gruppo madre, più black metal vecchio stampo. La scaletta pescherà sia dai 2 album pubblicati fino ad oggi più un paio di pezzi dei Windir che risulteranno i più apprezzati dal pubblico. Vengono anche proposte due canzoni dall'imminente I Krieg, e, come lascia intuire il titolo e sentendo i due pezzi, si preannuncia un album black metal dalle atmosfere più battagliare. Ottima prova supportata da ottimi suoni.
MANEGARM
Prestazione abbastanza deludente invece quella dei Manegarm. Dal punto di vista esecutivo la band è ottima, le song sono eseguite molto bene sopratutto per quanto riguarda la parte vocale. Unica incertezza è il violino, sommerso dalle chitarre per buona parte del concerto e, osservando bene, forse addirittura in playback. Peccato che il gruppo risulti freddo e distaccato e non riesca a trascinare il pubblico con se nonostante una proposta perfetta per queste manifestazione grazie a cori anthemici e refrain subito memorizzabili. Il pubblico presente era ovviamente folto data l'ottima qualità dei loro dischi ma molti se ne sono andati a metà esibizione. Una delle più grandi delusioni del festival.
KAMPFAR
Dolk e i suoi Kampfar offrono quella che personalmente reputo la migliore prestazione dell'intera giornata e una delle migliori dell’intero festival. Forti di un nuovo ottimo album quale Kvass e soprattutto dei precedenti Mellom Skogledde Aaser e Fra Underverdenen la band può scegliere i pezzi da eseguire solo tra ottimi brani. L'apertura è affidata a Troll, song dello storico mini Norse, seguita da Kledd I Brynje Og... tratta dal primo album. Ravenheart e Gaman av Drommer hanno il compito di rappresentare il nuovo nato mentre i presenti accolgono i cavalli di battaglia Hymne e Norse, che chiude il concerto. Dolk trascina il pubblico e la band con la sua carica e tutti ne escono soddisfatti.
Setlist:
Troll
Kledd I brynje Og...
Ravenheart
Troll, dod og Trolldom
Bukkeferd
Gaman av Drommer
Nagelfar/Ragnaroek
Hymne
Norse
Secondo Giorno
HEIDEVOLK
Gli Heidevolk, terzo gruppo della giornata, arrivano direttamente dall'Olanda ed sono ormai giunti ad una delle tappe conclusive del tour che li ha portati in giro per l'Europa (che non è passato dall'Italia) in compagnia dei tedeschi Gernotshagen.
La proposta della band, stupefacente da cd, trova nel live il suo habitat naturale risultando ancor più convincente e coinvolgente. Un folk metal dai toni allegri che però non scade mai nel banale o diventa troppo pesante attrae verso il palco la stragrande maggioranza dei presenti che abbandonano in tutta fretta i banchetti del merchandise o gli impianti stereo posizionati al di fuori dal palazzetto per assistere agli scarsi 35 minuti dello show.
Una peculiarità di questo valido act è sicuramente il duo di voci maschili (Joris Boghdrinker e Mark Splintervuyscht) in pulito. Ottima la chiusura con il duo "Vulgaris Magistralis" ed "Hengist en Horsa" che strappa applausi e fa alzare i corni al cielo (in questo caso al soffitto) in più occasioni. Sicuramente da rivedere possibilmente con una set list più lunga.
Setlist:
Krijsvolk
Saksenland
Furor Teutonicus
Opstand d. Bataven
Het Gelders Volkslied
Valhalla wacht
Vulgaris Magistralis
Hengist en Horsa
(Paolo Manzi)
GERNOTSHAGEN
Un breve cambio palco seguito da una fitta nebbia, gli inconfondibili scudi ed il corno posizionati ai piedi della batteria preannunciano l'imminente inizio dello show dei Gernotshagen.
La formazione proviene dalla vicinissima Turingia ed ha calcato il palco del Ragnarök festival anche durante la precedente edizione. Quest'anno si presenta con alle spalle un disco nuovo di zecca uscito solo da pochi mesi: "Märe aus wäldernen Hallen" che ha già riscosso parecchi pareri positivi tra la stampa specializzata tedesca.
Sfortunatamente la band inizia con dei suoni che non sono sicuramente tra i migliori, la voce troppo bassa e le chitarre troppo alte fanno si che il concerto fatichi a decollare. L'eccessiva prolissità dei brani sono però il vero tallone d'Achille della band, adattissimi ed azzeccati su disco, avrebbero però una presa maggiore se riadattati ed accorciati per le esibizioni live.
Ad ogni modo giocando in casa il combo, capitanato da un Askan in piena forma, non ha troppi problemi a chiamare a sé il pubblico di casa offrendo comunque una buona prova, precisa che migliora col tempo quando finalmente dalla regia qualcuno ha la bella idea di aggiustare i suoni dei vari strumenti. Memorabile la chiusura con "Schlachtensang der Einherjer" eseguita con l'aiuto dei compagni di tour Heidevolk.
Setlist:
Intro
Widars Klagesturm
Der Letzte Krieger
Dem Skirnir zu Ehren
Vali
Schlachtensang der Einherjer
(Paolo Manzi)
BLACK MESSIAH
Arduo il compito dei Black Messiah di regerre il confronto con la performance dei Gernotshagen. Infatti la band ne uscirà sconfitta. Il loro pagan black non riesce a catturare l'attenzione dei presenti, di cui una buona parte preferisce dedicarsi alla ricerca di una birra o di una boccata d'aria fresca. Il gruppo ce la mette tutta, cercando di coinvolgere il pubblico nei passaggi più anthemici ma la riposta è poca cosa. Le canzoni risultano piuttosto prolisse e troppe chiuse all'interno dei clichè del genere, non lasciando alcun tipo di emozioni anche ad un ascoltatore occasionale.
Setlist:
Of Myths And Legends
Setting Sails / Riding The Drakkar
Blutsbruder
Sauflied
Christenfeind
Irminsul
HEL
C'erano grandi aspettative intorno agli Hel, visto che la band raramente suona dal vivo. E, dopo averli visti, viene anche spontaneo il motivo. La loro musica live perde tutta l'aura epica che invece trasuda dai dischi risultano incredibilmente noiosa. Anche dal punto di vista scenico la band non coinvolge, fermi immobili, freddi, concentrati sugli strumenti e interazione col pubblico praticamente nulla. Infatti la band si è esibita davanti a pochi fan senza comunque ottenere grandi ovazioni. Peccato perché su disco è un gruppo alquanto interessante e coinvolgente. Tra i pezzi eseguiti ricordiamo Erlkönig, Wunden e Der Weg ist das Ziel.
Setlist:
Sturmrast (Intro)
Erlkönig
Feuergott
Meerfahrt / Asgards Trauer
Wunden
Der Weg ist das Ziel
Der See
Auf Suche / Der Asen Flehn / Thökk - Lokis List
ELUVEITIE
Dalla Svizzera con folklore arriva una delle band che sicuramente ha destato più curiosità durante questa edizione del festival, gli Eluveitie sono infatti una formazione relativamente giovane, che propone un folk cantato nell'antico celtico/elvetico, una lingua morta ormai da secoli e riutilizzata il più fedelmente possibile dalla band per le proprie canzoni. Va detto che questo antico idioma ben si accosta alle tematiche trattate dagli Eluveitie che oltra alla lingua riprendono canti popolari, antiche leggende, miti e religione, accompagnati da strumenti tipici come flauti, violino, ocarina...
Imperdibili dal vivo, attirano a sé un grandissimo numero di persone, la quasi totalità degli oltre 3500 metallers presenti e regalano uno spettacolo unico nel suo genere sia come precisione che come divertimento.
Setlist:
Andro
Gaulish war
Song of life
Lament
Of fire, wind & wisdom
Dance of victory
Tegernakô
Endless knot
Uis elveti
(Paolo Manzi)
Cruachan
Grande era l'attesa per l'act irlandese, balzato agli onori della cronaca nel 2004 dopo un ottimo "Pagan", ma il gruppo non regge minimamente il confronto con i precedenti Eluveitie.
Vanno sottolineate innanzitutto le gravi mancanze emerse da parte di entrambi i vocalists.
Le loro performances sono state prive di mordente, poco convincenti e molto imprecise; dalla loro vanno invece elogiati i musicisti, in particolar modo batterista , violinista e percussionista/flautista che si dimostrano tecnicamente molto validi.
Un'esibizione quindi riuscita solamente in parte che non lascia niente al pubblico se non l'amarezza di aver sottratto tempo ad un bicchiere di birra.
(Paolo Manzi)
TYR
I Tyr salgono sul palco dopo la fiacca prestazione dei Cruachan e per fortuna loro si rendono protagonisti di una prova eccellente. Già dall'attacco di The Edge si capisce che la band è in serata e anche il pubblico si dimostra caldo e subito partono i cori sui vari ritornelli. Il cavallo di battaglia Regin Smiður è cantato da tutti i presenti grazie ad un refrain stupendo. La storica Hail to the Hammer è accolta a gran voce, così come la potente e coinvolgente Wings of time, tratta dall'ultimo ottimo Ragnaroek. Tecnicamente la band non si discute, tutti i componenti sono dei musicisti incredibilmente dotati e per una volta anche intonati nei cori che infatti risulteranno perfetti, come su disco. Una prova maiuscola, peccato solo per la breve durata, solamente 40 minuti.
SWALLOW THE SUN
Cambio momentaneo di atmosfere con i finlandesi Swallow the Sun, band dedita a un death/doom-metal, molto ispirato ai primi Katatonia. Per la band, forte del nuovo Hope, è la prima data del tour europeo di supporto ai Moonsorrow. L'avvio è affidato a Descending Winters estratta dal precedente Ghosts of Loss seguita da Out of this Gloomy Light dal debut album. Il pubblico apprezza questa band completamente estranea al contesto del festival e il gruppo si carica del calore del pubblico offrendo una prestazione veramente buona. Il compito di rappresentare il nuovo nato è affidato al singolo Don't Fall Asleep e a These Hours Of Despair mentre chiude il set l'autointitolata Swallow.
Setlist:
Descending Winters
Out of this Gloomy Light
Dont Fall Asleep
Deadly Nightshade
These Hours Of Despair
Swallow
MOONSORROW
Il gruppo che più attendevo erano i finlandesi Moonsorrow, forti di un album stupendo quale V: Havitetty e di una discografia pressoché perfetta. La band sale sul palco sulle note di Tyven e dopo un rapido saluto dagli amplificatori esplode Pimeä. I suoni perfetti permettono di godere appieno di una prestazione magnifica, di gran lunga, assieme ai Tyr, la migliore della giornata. Come secondo pezzo i nostri propongono Taistelu Pohjolasta, tratta dal loro demo. La canzone risulta sconosciuta ai più ed è quindi accolta con freddezza ma la band non si fa scoraggiare e propone, come rappresentate del nuovo album, la mastodontica Tuleen Ajettu Maa, un monolite di 26 minuti eseguito in maniera superba. Voimasta Ja Kunniasta diventa il protagonista della parte centrale del concerto con le bellissime Kylän Päässä e Sankaritarina seguite dalla storica Pakanajuhla, estratta dal debut Suden Uni. Dopo un'ora piena di show con pochissime pause la band se ne va tra gli applausi generali. Ottima performance e ottima scaletta, anche se forse un estratto da Kivenkantaja sarebbe stata la tipica ciliegina sulla torta.
Setlist:
Tyven(intro)
Pimeä
Taistelu pohjolasta
Tuleen Ajettu Maa
Kylän päässä
Sankaritarina
Pakanajuhla
AASKEREIA
L'arduo e a volte ingrato compito di chiudere questa due giorni spetta ai blacksters Aaskereia. Tuttavia, nonostante il ritardo accumulatosi che fa slittare l'inizio dell'esibizione ben dopo le 2 di notte, resiste ancora un gran numero di persone, molti di più rispetto ad alcune bands che si sono esibite in orari più umani. Non solo fans accaniti quindi ma anche curiosi ed i classici irriducibili che seguiranno attentamente tutti i 50 minuti di concerto e lasceranno lo Stadthalle solo sotto la minaccia dei giganteschi buttafuori.
Particolarità di questa band è sicuramente il personalissimo modo di cantare del vocalist che si destreggia abilmente fra growl, pulito ed uno scream urlato. Alle spalle emergono sicuramente una tecnica di canto invidiabile accompagnata da un classico black metal dalle tematiche pagane che hanno permesso che anche questa band potesse rientrare a pieno titolo nel bill dell'anno.
Il sestetto sfoggia poi un abbigliamento che non passa certo inosservato, da un face painting inquietante al punto giusto a bracciali borchiati da far invidia ai Dimmu Borgir di turno.
Setlist:
Erkenntnis
Die Flöten des Pan
Mit Raben und Wölfen
Der boshafte Geist
Des Waldes frost´ger Hauch
Aaskereia
Der Schwur unserer Ahnen
Die Waldteufel
Hexensabbat
Der stille Schrei
(Paolo Manzi)
E così con una dose di metallo sporco e cattivo, dalle tinte oscure cala il sipario sull'edizione 2007 del Ragnarök festival, un festival ottimamente riuscito per quanto riguarda l'organizzazione e i gruppi presenti. L'affluenza di pubblico è stata notevole, quasi impressionante durante le esibizioni degli Eluveitie o dei Kampfar, creando ovviamente buoni presupposti per lo svolgimento della prossima edizione!
Report a cura di Simone Bonetti, Paolo Manzi
Siamo alla ricerca di un nuovo addetto per la sezione DEMO, gli interessati possono contattare lo staff di Holy Metal, nel frattempo la sezione demo rimane temporaneamente chiusa.