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Gods Of Metal 2007 Part II - 6/30/2007 - Idroscalo - Milano

Report Gods Of Metal Part II - 30/06/2007 Idroscalo - Milano Avevamo lasciato l'idroscalo milanese meno di un mese fa con Heaven & Hell, ovvero i Black Sabbath dell'era Dio, mentre oggi in questa location che dallo scorso anno ospita il Gods Of Metal, è atteso come headliner l'altro grande pezzo pregiato della storica band, il buon vecchio Ozzy Osbourne, sempre degno della sua fama di Madman.
Il caldo per fortuna non si fa sentire più del dovuto, grazie ad un clima un pò più clemente delle recenti giornate torride, così in totale contrasto col pantano del primo atto, il Gods part II si svolge tra la polvere e la poca erba rimasta, dove comunque migliaia di metallari bivaccano durante la giornata. Interessante alternativa al main stage (anche se in gran parte un pò snobbata dal pubblico) è il myspace stage, dove si alternano come nelle prime due giornate le band vincitrici del contest organizzato quest'anno dalla Live.

Persi i primi due gruppi, i nostrani Slowmotion Apocalypse e gli svedesi Deathstars, ecco calcare la scena i Sadist, riunitisi lo scorso anno, che sotto il sole del primo pomeriggio intrattengono una buona fetta di pubblico alternando classici e brani tratti dal nuovo "Sadist", uscito questa primavera.
L'ultimo gruppo non americano della giornata risfodera così pezzi come la nuova "I Feel You Climb", o l'ottima "Tearing Away", di cui è stato girato anche un video, ripercorrendo comunque la loro carriera soprattutto a partire da "Tribe", ottimo album di ormai undici anni or sono. Buono il piglio della band sul palco, capace di una prestazione che lascia soddisfatti i fan ed i curiosi accorsi sotto il sole delle due. Questo grazie soprattutto al duo Trevor/Tommy, un frontman energico che non si stanca mai di incitare gli spettatori ed una vera garanzia alla chitarra, mix che permette la riuscita dello show.
Divertente l'introduzione di Trevor alla "natalizia" "Christmas Beat", con anche un bel "quanto odiamo Babbo Natale???", ed è lo spirito con cui i quattro si esibiscono che testimonia la voglia che ancora hanno di fare musica, e in questo caso di suonare dal vivo, dopo la reunion.
In meno di un'ora termina il concerto dei nostri, per lasciare invece spazio ai Type 0 Negative di Peter Steele, una band che a me non è mai interessata granchè (e la mia opinione non è certo mutata dopo il Gods), ma che inspiegabilmente può vantare un certo seguito di fans anche abbastanza accaniti.
Il tempo a loro disposizione è lo stesso dei Sadist, ed oltre a due canzoni dal nuovo lavoro ("Dead Again") la band si presta a suonare solamente altri tre brani, davanti a un discreto numero di spettatori. Complice forse l'orario pomeridiano, forse il fatto che il genere proposto non è certo il massimo dell'allegria, non c'è lo stesso coinvolgimento del gruppo precedente, e la prestazione complessiva dei quattro non sembra niente di particolarmente esaltante (con uno Steele non proprio completamente sobrio), anche se i loro fans sembrano gradire.
In una scenografia in cui come da tradizione domina il verde, colore da sempre legato alla band, tra le canzoni proposte citiamo "We Hate Everyone" e "Christian Woman", ma la piccola chicca dell'esibizione è affidata alla chiusura, e precisamente a "Black No.1", in cui a sorpresa compare Andrea Ferro dei Lacuna Coil per accompagnare Steele, e raccogliere gli applausi del pubblico prima del "ricambio" sottopalco in attesa della più quotata Black Label Society.
Qui si può dire che iniziano i gruppi che contano, a giudicare dai tanti fan barbuti e dotati di bandana accorsi per vedere all'opera Zakk Wylde (in doppia veste con BLS ed Ozzy), e da qualche bandiera sudista che spunta ogni tanto nella folla. Nonostante i suoni inizialmente non impeccabili rispetto alla media generale della giornata, lo spettacolo offerto dalla band statunitense è di prim'ordine. Suonano le sirene ed ecco dunque i nostri calcare la scena.
La partenza è affidata alla nuova "New Religion" adatta al ruolo grazie alla sua naturale intro, seguita a ruota da "Been A Long Time" e "Suffering Overdue", in una setlist che per due terzi si rifà alle ultime due release, lasciando così meno spazio per pezzi più classici (qualcosina da "Stronger Than Death" lo si poteva anche fare... ma ci si accontenta). Zakk, incitato dai fan e supportato dal suo collega Nick Catanese, si rende autore di una prestazione degna del suo nome: tra ottimi assoli e le caratteristiche pose che fanno ormai parte del suo personaggio, il guitar hero in cui circa vent'anni fa Ozzy vide giustamente un musicista di talento si mostra in ottima forma davanti alla gran folla venutasi a creare.
E' poi il turno di "Bleed For Me", molto apprezzata dai fan, così come la successiva "Suicide Messiah", dove si presenta sul palco un tipo col megafono, per arrivare ad un altro brano tratto da "Mafia", ovvero "Fire It Up", con un pubblico sempre più attivo (e lo testimonia il ragazzo che si allontana dal centro con un occhio sanguinante) e totalmente preso dall'esibizione del barbuto leader della BLS.
Sul finale si torna al nuovo "Shot To Hell" con "Black Mass Reverends" e l'ottima "Concrete Jungle", mentre la chiusura è affidata alla più datata "Stillborn". Una prova molto buona della formazione d'oltreoceano che conferma il valore del suo leader, il quale al pari di gente come Jeff Waters può permettersi la definizione di "uomo con la band attorno". Senza contare che il suo principale momento di gloria della giornata deve ancora arrivare.
I Megadeth sono uno di quei gruppi che recentemente si vedono molto spesso nel nostro paese, possono anche vantare un buono stato di forma ed un nuovo album, "United Abominations", piuttosto ben accolto dalla critica, due cose queste ultime, che permettono di gettare le basi per un'esibizione di successo. Fa un pò strano pensare alla posizione in scaletta prima dei nu-metallers Korn, ma a quanto pare in Italia questi ultimi hanno un seguito maggiore, ed è così che funzionano le cose.
La scenografia ripresa dalla cover del nuovo disco è sicuramente la più appariscente della giornata, e proprio dall'ultima fatica partono Mustaine e soci, precisamente con "Sleepwalker", dando così inizio ad un concerto intenso e molto ricco, per la gioia di tutti i loro seguaci accorsi a riempire tutta la zona davanti al mixer.
Subito arriva infatti "Take No Prisoners", e si capisce che i Megadeth (in cui al basso troviamo l'ex Black Label Society James Lomenzo) non vogliono certo sfigurare, aiutati in questo da dei suoni puliti che esaltano la chitarra di Dave, oggi in grande spolvero. Passano brani come "Skin O'My Teeth", "She-Wolf", "In My Darkest Hour", e l'effetto è sempre quello, i fan esaltati dalla carica e dall'energia dei quattro sul palco, anche se abbastanza statici nella loro esibizione.
Ma è ovviamente la seconda parte dello show quella con i pezzi migliori, a partire da "Tornado Of Souls" ed "Hangar 18" (separate dalla nuova "Washington Is Next"), si va verso un'escalation che infiamma il pubblico presente, sollevando il classico polverone per tutta l'area. Una sequenza di classici a raffica che passa dunque tra "Peace Sells", "Symphony Of Destruction" e "A Tout Le Monde", intervallate dalla nuova "Never Walk Alone... A Call To Arms", ma ciò che fa letteralmente scatenare i fan di Mustaine, che pure è autore di una buona prova sia a livello vocale che alla chitarra, è la conclusiva "Holy Wars", interrotta nel mezzo da "Mechanix". Davvero un'esibizione convincente da parte della band californiana.
A questo punto sembrerebbe dura per i Korn, già vistisi lo scorso anno, presentarsi sul palco del Gods a cavallo tra dei Megadeth che hanno mostrato di saperci ancora fare, ed il tanto atteso Ozzy, ma sembra che questa volta chi non è interessato se ne sia rimasto in disparte, lasciando a sfegati (tra l'altro non pochi) e curiosi, la possibilità di godersi lo spettacolo.
Per quanto riguarda il sottoscritto l'ora era quella di cena, perciò l'attenzione verso un gruppo per cui non ho certo gran interesse non è stata molta, in quanto la mia mente era già proiettata ad Ozzy. La band di Jonathan Davis, con lo Slipknot Joey Jordison in sostituzione dietro le pelli del defezionato Terry Bozzio, comincia comunque con "Here To Stay", ed è buono l'impatto con la folta schiera di spettatori, pari o forse di poco superiore ai Megadeth. La carica del gruppo è quella che fa andare avanti lo show, riscaldandosi man mano tra pezzi come "Good God", "Falling Away From Me" e "Somebody Someone", figli questi ultimi due di quell'"Issues", successore di un album a suo tempo tanto acclamato come "Follow The Leader".
A metà esibizione ecco poi "Shoots And Ladders", seguita dalla versione "korniana" di "One" dei Metallica, una doppietta che riscuote molto entusiasmo, come pure la seguente "Divine", in un breve ritorno all'album degli esordi. Seguono altri pezzi più recenti, ma il responso migliore da parte del pubblico è ancora per gli album più datati, ed in particolare per il trio conclusivo composto dalla famosa "Freak On A Leash", e dalle due canzoni di maggior successo dell'esordio targato '94, ovvero "Clown" e la finale "Blind".
Ora non metto in dubbio che molta gente possa essere stata estasiata dal concerto, ma alla fine onestamente senza i Korn in scaletta sinceramente non mi sarei certo lamentato, comunque senza troppe discussioni mi rimetto alle scelte commerciali dettate dal mercato musicale. In fondo oggettivamente non si può certo dire che la band abbia suonato male, a giudicare soprattutto dal coinvolgimento del pubblico interessato.
Chiusa questa piccola parentesi critica arriviamo al momento che tutti aspettavano: il ritorno in Italia di Ozzy Osbourne, per la felicità di generazioni di fans del metallo. Se n'è sentite un pò di tutti i colori riguardo alla calata italica dell'ex-Black Sabbath, e questo non ha fatto altro che aumentare l'attesa e la curiosità riguardo alla sua esibizione di oggi.
Con circa un quarto d'ora d'anticipo sul running order si inizia a sentire la voce del leggendario singer provenire da dietro le quinte incitando la folla, che ora si accalca riempiendo a vista d'occhio tutta la zona fin'oltre al mixer. E mentre le zanzare assassine iniziano a sbranare chiunque, il Madman fa così la sua comparsa in scena assieme agli altri membri della band, fra l'ovazione del pubblico. Lo spettacolo ha inizio con "Bark At The Moon", almeno inizialmente Ozzy non mostra grossissimi problemi, e continua a scambiare battute coi presenti, giocherellando anche con una pompa con cui bagna sè stesso ed i fans appena sotto il palco.
Seguono dunque "Mr. Crowley" e la nuova "Not Going Away", e man mano il pubblico è conquistato dal carismatico quanto folle cantante inglese, così come dal solito Zakk alla chitarra, che può avvalersi di suoni indubbiamente migliori rispetto all'esibizione con la sua band. Poi un breve ritorno ai seventies con i Black Sabbath grazie a "War Pigs", cantata anche dal pubblico, mentre Ozzy prosegue con qualche calo qua e là, mostrando pure il fondoschiena.
E' il momento di "Believer", "Road to Nowhere" e soprattutto "Suicide Solution", accolta da un boato dei fans accorsi questa sera, e fin qui tutto liscio e senza problemi, con il Madman a fare del suo meglio e gli spettatori a reagire di conseguenza. E' il momento delle presentazioni degli altri membri della band, mentre in seguito la prima parte del concerto si chiude con un interminabile quando straordinario solo di Zakk Wylde, vera spalla e sostegno di Ozzy, che fa vedere ancora una volta cose egregie alla chitarra con mosse mirabolanti che incantano il pubblico, e soprattutto regalano minuti preziosi di fiato al personaggio della serata.
Nonostante tutto la pausa non può però essere sufficiente al mitico singer, che inevitabilmente inizia a mostrare i segni della vecchiaia nonchè il frutto di una vita non proprio diciamo "tranquilla", e se questo non è ancora troppo evidente in "I Don't Know" e "Here For You" altro brano estratto dal nuovo "Black Rain", è invece palese che durante "No More Tears" il buon vecchio Ozzy sia un tantino in debito d'ossigeno, ed infatti prima della pausa la bellissima "I Don't Want To Change The World" gli permette di non sforzare troppo la voce.
Dopo il breve break, pur non smettendo mai di incoraggiare e stuzzicare il pubblico, il fatidico "do you wanna hear one more song?" è il segnale che lo show sta ormai volgendo al termine, con un buon anticipo rispetto a quanto reciti il running order del festival. Ma alle migliaia di fans basta sentire i classici che hanno fatto la fortuna dell'Ozzy solista (e magari anche qualcosina dei primi Sabbath), eccoli quindi accontentati con una intensa "Mama, I'm Coming Home", ultimo dei quattro brani ripresi questa sera da "No More Tears". A ruota arriva "Crazy Train", e mentre davanti al palco la gente si esalta sempre più eccoci già alla conclusione, e che conclusione, con la sabbatiana "Paranoid", sulle cui note si chiudono il concerto degli healiner, la giornata e l'edizione 2007 di questo Gods ricco di nomi di tutto rispetto.

Era abbastanza scontato che Ozzy non avrebbe certo fatto uno show particolarmente eccezionale, e che era più il valore dell'uomo come simbolo che come cantante ad attirare la gente questa sera all'idroscalo di Milano. Rimangono però alcune perplessità legate al fatto che oltre ad aver suonato mezz'ora di meno, e che senza quel mostro che è Zakk Wylde probabilmente sarebbe potuta finire anche peggio (dato che Mike Bordin e Rob "Blasko" Nicholson comunque non hanno fatto nulla più del loro "compitino ben svolto", così come il tastierista Adam Wakeman), la setlist di questo tour, per quanto bella, sembra studiata in modo da piazzare qua è là qualche ballad ad effetto per poter rifiatare. A questo punto è veramente necessario continuare ad esibirsi ogni anno in modo sempre più sforzato?
E' valsa sicuramente la pena di vedere Ozzy dal vivo, e questo indipendentemente dalle steccate durante lo show (non che sia mai stato un cantante eccezionale, e forse anche questo fa parte del suo successo), ma quello che ci si chiede, pur con tutta la passione possibile, è per quanto ancora può andare avanti se non riesce più a reggere un'ora e mezza scarsa di concerto quando ci sono dei signori anche più anziani che da quel punto di vista lasciano ancora senza fiato (vedi Ronnie James Dio).
Detto questo e tirando un pò le somme della giornata direi che i gruppi che hanno fatto le esibizioni migliori sono Black Label Society e Megadeth, ed è un pò un peccato che non abbiano avuto più tempo a loro disposizione. Nonostante tutto anche lo stesso Ozzy nel bene e nel male ha lasciato il segno, e d'altronde non poteva essere altrimenti se si tiene conto di chi stiamo parlando. Un plauso per quanto mi riguarda anche ai nostri Sadist, che sono tornati dopo qualche anno d’inattività ancora in forma e grintosi, ennesimo segno che fortunatamente qualche volta non bisogna cercare troppo lontano per trovare gruppi validi.


Al Gods of Metal oltre hai mostri sacri dell'heavy hanno partecipato anche nove altre band vincitrici di un concorso indetto da MySpace. L'unica gruppo che è riuscito a non sfigurare troppo trovandosi a suonare dopo Megadeth, Blind Guardian, Korn o Scorpions sono stati i Mechanical God Creation. Questa band nata nel lecchese da pochi mesi è riuscita a portare un sound innovativo e personale riuscendo perciò a distinguersi dai gruppi che si sono esibiti sul palco principale. La caratteristica vincete dei Mechanical God Creation sta certamente della voce growl di Lucy loro cantate che, abbinata ai potenti riff di chitarra, riesce veramente a convincere. Il loro piccolo show, ogni band aveva, infatti, solo 15 minuti per esibirsi, li ha visti suonare "Trespass and Kill", "Battlefield Carnage", Battlefield Carnage" e il loro cavallo di battaglia "I Shall Remaing Unforgiven". La Live e Myspace hanno così permesso a band emergenti di suonare davanti ad un grande pubblico, questo in Italia non succede spesso. (Tommaso Bonetti)


Setlist Type 0 Negative:
01) We Hate Everyone
02) The Profits Of Doom
03) Christian Woman
04) These Three Things
05) Black No.1

Setlist Black Label Society:
01) New Religion
02) Been A Long Time
03) Suffering Overdue
04) Bleed For Me
05) Suicide Messiah
06) Fire It Up
07) Black Mass Reverends
08) Concrete Jungle
09) Stillborn

Setlist Megadeth:
01) Sleepwalker
02) Take No Prisoners
03) Wake Up Dead
04) Skin O'My Teeth
05) Gears Of War
06) She-Wolf
07) In My Darkest Hour
08) Tornado Of Souls
09) Washington Is Next
10) Hangar 18
11) Reckoning Day
12) Peace Sells
13) Symphony Of Destruction
14) Never Walk Alone... A Call To Arms
15) A Tout Le Monde
16) Holy Wars.../Mechanix (medley)

Setlist Korn:
01) Here To Stay
02) Twist
03) Good God
04) Coming Undone
05) Falling Away From Me
06) Somebody Someone
07) Right Now
08) Shoots And Ladders/One
09) Divine
10) Got The Life
11) Evolution
12) Y'All Want A Single
13) Twisted Transistor
14) Freak On A Leash
15) Clown
16) Blind

Setlist Ozzy Osbourne:
01) Bark At The Moon
02) Mr. Crowley
03) Not Going Away
04) War Pigs
05) Believer
06) Road To Nowhere
07) Suicide Solution
08) Zakk Wylde's solo
09) I Don't Know
10) Here For You
11) No More Tears
12) I Don't Want To Change The World
---------------
13) Mama, I'm Coming Home
14) Crazy Train
15) Paranoid

Report a cura di Marco Manzi

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