L’Evolution non è mai stato il solito festival che per essere descritto basta fare l’elenco di quali band hanno suonato bene e di quali, invece, non ci è piaciuta la regolazione dei suoni. L’Evolution è un festival organizzato da metallari per i metallari, l’Evolution sul suo sito (www.evolutionfest.it) ha un forum nel quale a risponderti ed ad ascoltarti sono gli organizzatori in persona e nel quale ognuno può esprimere la propria idea, l’acclamazione degli utenti decide buona parte delle band e il loro running order. L’Evolution era stato all’anno scorso l’unico festival in grado di reggere il confronto con il Gods Of Metal.
Quest’anno è andato tutto storto.
Ciò che è andato storto non è però colpa esclusiva dell’organizzazione ma, purtroppo, il pubblico presente non ha assolutamente chiara questa distinzione di ruoli. Tutto il disastro è stato addossato a Simone (l’utente del forum Sim1) colui che ha la responsabilità di tutto.
Cercherò ora di spiegare cosa non è andato in questo Evolution e perché, partendo dall’inizio:
1. La mancanza del metal markt: come l’anno scorso quest’anno doveva essere presente il metal markt, invece, all’interno dell’area concerti c’erano solo tre-quattro ombrelloni sotto i quali venivano vendute a malapena le magliette dell’Evolution, ecco cosa è successo:
“Riguardo stands […]. Avevo 25 standisti prenotati e confermati. Alcuni di questi venivano dall'Olanda e altri non mi ricordo, ma erano stati con noi a Toscolano tramite il Metal Markt. 5 giorni prima del festival (CINQUE) l'organizzazione dell'ippodromo ci chiama e ci dice: “ragazzi c'è un problema non possiamo avere gli stands.”
Non vi dico nemmen cosa ho dovuto sudare per avere quei 5 cazzo di ombrelloni che avete visto. Perdita economica per noi e tante incazzature per i 20 che sono rimasti a casa.”
2. I prezzi del mangiare e del bere: effettivamente 4 euro per una birra mediocre e 5 euro per un piatto di pasta al sugo fredda sono sembrati, per molti, eccessivi, ecco perchè:
“Quest'anno il bar non è in alcun modo sotto il nostro controllo. Questo significa che i prezzi non sono dettati o decisi da noi. Non so cosa avranno […] e a che prezzi. Detto questo vi avviso che lasceremo portare dentro TUTTO quello che volete da bere. Lasciamo i tappi sulle bottiglie quindi tranquilli.”
3. La qualità dei suoni: i suoni di parecchie band non è sembrato il massimo, anzi, durante Bach la voce non si è sentita per tutto il concerto e durante i Nevermore la voce andava e veniva, ecco perché:
“La voce andava e veniva? Prendetevela con il suo fonico. Forse non lo sapete ma le ultime 4 bands che hanno suonato avevano il proprio fonico da palco e in sala. Se non sanno fare loro il loro mestiere ci dispiace molto.”
4. Il taglio del concerto dei Nevermore: i Nevermore hanno suonato molto poco per essere co-headliner, hanno suonato addirittura meno dei Virgin Steel, ma soprattutto il loro concerto si è concluso in maniera anomala a metà di una canzone:
“Warrel Dane stava molto male. Infatti ha rischiato di non riuscire nemmeno a cantare a causa di un problema di stomaco” “Se warrel fosse stato bene avrebbero suonato un ora e mezza?”
“No avrebbero suonato 75 minuti come da accordi.”
5. Il taglio del concerto di Bach: all’inizio dell’ultima canzone di Bach “Youth Gone Wild” (verso le 00:15) il palco è rimasto completamente al buio. Bach ha continuato a suonare con un pubblico in delirio che scattava fotografie per illuminare lo stage con i flash, Bach ha preso addirittura preso una torcia elettrica per illuminarsi la faccia durante la canzone così che lo potessimo vedere. Alla fine è stata staccata la corrente anche agli strumenti, e il festival è finito così. È impensabile che gente che capisce di musica stacchi la corrente all’headliner del suo festival, ecco cosa è successo:
“Mi fanno morire dal ridere quelli che pensano che abbiamo staccato noi la corrente.
Il suo show doveva finire alle 00.10 Lo sapeva benissimo e aveva detto no problem. Alle 00.10 comincia un nuovo pezzo e dietro al backstage indovinate un po’ chi c'era? Carabinieri e Questura pronti a darci ammende e multe varie. Li teniamo buoni (avevano ragione avevamo sforato dal tempo limite concesso) per altri 5 minuti. Arrivano le 00.20. Bach sa benissimo che è fuori tempo: glielo dice il suo manager, glielo dice il suo uomo al mixer. Se ne frega e comincia Youth Gone Wild. A quel punto i Carabinieri staccano la corrente.”
Tutte queste, ed altre, spiegazioni si possono trovare sul forum dell’Evolution Fest (sono tutte parole di Sim1 l’amministratore) e dimostrano quanto poco questi ragazzi c’entrino con le principali magagne che si sono state. D’altra parte, al pubblico che si è presentato (eravamo in 3000), è stato presentato un festival al limite della decenza, a metà tra una festa della birra e un concerto di paese, sicuramente lontano dagli standard degli anni passati (a Toscolano Maderno). Questo non deve spaventare, data la dinamicità e il rapporto che gli organizzatori dell’Evolution hanno col pubblico gli errori di quest’anno non si ripeteranno certo l’anno prossimo. (Sempre se ci sarà un’Evolution, perché la sua organizzazione è senza scopo di lucro).
L’Evolution è organizzato da metallari per metallari, facciano quello che vogliono ma io ci andrò sempre!
Il concerto di Sebastian Bach comincia molto tardi (circa alle 23,15) lasciando presagire qualche spiacevole sorpresa. Il concerto parte nel migliore dei modi, con Sebastian in grande forma anche se un po’ agitato: il suo tecnico del suono non gli prepara i fogli con le scritte in italiano che gli servono per lo show e a Bach questo non piace assolutamente. Purtroppo dopo “Slave to the grind”, la voce sparisce dagli amplificatori principali uscendo solo dalle casse spia. Sebastian sbraita al suo tecnico e il pubblico fa segno di alzare il volume della voce, ma non c’è nulla da fare. È il pubblico a cantare “18 and life”, “Piece of me” e “By your side”. È un peccato perché si vede che a Bach di fare uno show così proprio non va giù, continua a cantare e interagisce col pubblico il più possibile, raccoglie striscioni, si mette cappelli, e fa roteare il suo microfono, ma la sostanza è sempre quella: la voce non si sente. Anche “Monkey Business” e “Here I am” è il pubblico che le canta, soltanto durante “I Remember You”, visto che è una ballata la voce di Sebastian riesce a sentirsi. Il misfatto arriva però quando Sebastian a mezzanotte e venti (lo show per le forze dell’ordine doveva finire a mezzanotte) annuncia “Youth gone wild”, tutto il pubblico sa che è l’ultima e sa che è stupenda, i carabinieri no. A questo link si può vedere cosa è successo: prima lo spegnimento delle luci, poi anche quello degli strumenti, un concerto così al buio, solo coi flash che illuminano lo stage, è davvero massacrante, mai pogato così tanto…
Dopo il lunghissimo show dei Virgin Steel salgono sul palco dell’Evolution i Co-headliner, i Nevermore, purtroppo la sfortuna vuole che Warrel Dane, cantante e frontman stia male e che addirittura abbia rischiato di annullare lo show. In ogni caso quando i cinque statunitensi salgono sul palco non lo fanno per risparmiarsi, quindi anche se debilitato lo show di Warrel è stato ottimo: la band nel tripudio generale suona “No More Will” e “Beyond Within” da Dreaming Neon Black,
“Voyager” e “Who Decides” dall’album Enemies Of Reality e chiude la scaletta con “Born”, “Final Product”, “My Acid Words” e “This Godless Endeavor” tutte canzoni dell’ultimo disco This Godless Endeavor. Warrel a questo punto non ce la fa più ed è obbligato a tagliare la scaletta dopo poco più di un’ora di spettacolo. Rimane un po’ di delusione per chi ha fatto tanti chilometri per vederli, ma si consoli pensando che questa band ha seriamente rischiato di non esibirsi, se l’ha fatto, è solo per la forza e la professionalità del suo frontman.
I Virgin Steel sono probabilmente l’unico gruppo che ha soddisfatto in pieno i suoi fans. La band, che ormai suona da più di venticinque anni offre un lungo show, che ripercorre tutti i successi principali dalla sua infinita carriera.
Lo show si apre con l’intro “Lust in Heaven” seguito da “Immortal I Stand”. David DeFeis non è più in forma dal 1995 ma oggi non è peggio del solito, anzi, si può quasi dire che sia in forma: escono benissimo “Black Mass Blues” e “Don’t Say Goodbye”. La band incentra la sua scaletta principalmente sui due atti di The House Of Atreus e da Invictus dai quali prende “The Wine of Violence”, “Return of the King”, “Dust From the Burning”, “Flames Of The Black Star”, “Kingdom Of The Fearless”, “The Voice As Weapon”, “Invictus”, “Defiance” e “Gate Of Kings” fatta in versione acustica.
Durante il concerto i Virgin Steel hanno anche il tempo per sfoggiare la loro bravura con un assolo di batteria e un duetto tra voce e chitarra, lo show si chiude infine con “Veni, Vidi, Vici” e con l’encore “Noble Savage”. I loro fans posso essere sicuramente soddisfatti per aver visto quasi due per di show e ben 22 pezzi suonati, ora però l’attesa di tutti è rivolta verso i Nevermore.
I Fates Warning sono stati la band che i progster dell’Evolution aspettavano da tempo, la band si è presentata in gran forma e con i suoni regolati a dovere, tra le canzoni più riuscite possiamo citare “One”, “Simple Human”, “Point of view” e “The eleventh hour”, magistrale a mio avviso è stata l’esecuzione di “Monument”
I Sodom sono sicuramente stati la band più convincente di tutto il festival, veloci aggressive e diretti i tre tedeschi hanno Saputo creare il degenero nel loro pubblico facendo uscire distrutti anche i fans più resistenti. È incredibile come canzoni semplici e potenti come “Npalm in the Morning” o “Agent Orange” riescano a esprimere una forza così devastate anche sotto il solleone del pomeriggio di Firenze. Un omaggio particolare va al ragazzo con la bandiera dei pirati che è rimasto tutto il tempo nella zona del pogo facendo un macello storico. I Sodom a metà concerto si sono concessi anche la cover di “Ace Of Spades” che ha sollevato la più grande nube di polvere che abbia mai visto. Bravi, divertenti e concerti soprattutto quando suonano pezzi storici come “Blasphemer”, una canzone scritta nel 1984. Lo show si chiude tra gli applausi sulle note di “The Conqueror” e “Bombenhagel”, Tom Angelripper e soci sono sicuramente stati fieri di questa loro performance, ma anche per noi non è stata da meno.
Grande show per la reunion dei Cynic, una band particolare che si è riunita da poco giusto per qualche festival tra cui proprio il nostrano evolution festival. Purtroppo il caldo sole del pomeriggio non è il momento ideale per far suonare una band di questo calibro, il loro show verrà sicuramente ricordato però dai fans per “Veil of Maya” e la magistrale “Uroboric Forms” suonata insieme a Giacomo Bortone il cantante dei Dysthymia.
I Kataklysm arrivano all’Evolution direttamente da una nottata insonne con evidenti problemi di resistenza fisica e messa a punto dei suoni, i quattro canadesi con alla voce il nostrano Maurizio Iacono danno comunque il massimo per offrire un grande show. Il concerto si apre con “Like Angel Weeping” e “Serenity In Fire”. Il loro death metal non permette ai fans di tenere la testa ferma e soprattutto durante “Let Them Burn” e “Ambassador Of Pain” tutti i metallari presenti scapocciano contenti al ritmo della batteria di Max Duhamel. “Where The Enemy Sleeps” e “As I Slither” precedono “Crippled And Broken”, che, sebbene sia eseguita con qualche imperfezione nell’equalizzazione dei suoni, rimane sempre una canzone che non potrà mai mancare nei loro show. Il concerto si chiude tra gli applausi con le note di “Manipulator Of Souls” e il loro cavallo di battaglia “In Shadows And Dust”, i Kataklysm possono così andare a riposarsi consapevoli di aver fatto ancora una volta uno spettacolo coi fiocchi.
Report a cura di Tommaso Bonetti
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