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Route To Hell Festival - 9/1/2007 - Palamaggiò - Caserta

Dopo varie stradine sperdute per i campi dimenticati dal mondo di Castelmorrone ed ore di viaggio sotto al sole, l’importante è non demordere e fidarsi ciecamente del navigatore satellitare che ricompensa la fiducia portandomi diligentemente a destinazione. Cinque euro di parcheggio fuori al Palamaggiò e tipica scena da pre-concerto, dove raggruppamenti di metallari (neanche troppi ad essere sincera) attendono l’apertura dei cancelli e una fila tipicamente italiana di ragazzi sosta davanti il botteghino incurante del fatto che qualche metro più in là ce n’è un altro totalmente vuoto... Alle mie orecchie giunge voce di qualche inconveniente avvenuto al botteghino e c’è chi mi spiega che qualcuno chiedeva "spese extra di prevendita". Ma sono qui per il concerto e non è mia competenza indagare oltre. L’apertura dei cancelli era prevista per le 15.00 ma si è dovuto attendere almeno un paio d’ore per poter entrare dentro. Qualche disguido con i pass che tardano ad "arrivare", due paroline poco simpatiche con la polizia che una volta dentro non fa più uscire nessuno nemmeno per prendere qualcosa in macchina e che ha vietato la vendita di birra nell’unico stand destinato a tale scopo. Difficile immaginate un concerto di metallari senza birra! Se e come i primi hanno ovviato a questo problema, non è di mia competenza raccontarlo in questa sede. Pochissimi stand nell’area concerto, prezzi dei panini alle stelle, tanto tempo di vuoto tra un concerto e l’altro e l’assenza dei Testament che non hanno preso parte all’evento (in quanto occupati con la registrazione con la Nuclear Blast per il nuovo cd). Le premesse non sembrano buone ma addentriamoci nella descrizione dell’esibizione dei gruppi...

RUMORS OF GEHENNA
Intorno le 18.00 gli Udinesi Rumors Of Gehenna hanno dato il via alla serata proponendo un Thrash-core ben suonato che è riuscito a far muovere il pubblico presente. Peccato solo per l’esiguo numero di persone sotto al palco.L’esibizione è durata una mezz’ora ed il momento di massimo coinvolgimento è stato raggiunto durante un medley dei Sepultura che comprendeva i brani: Territory, Refuse-Resist e Roots Bloody Roots.
Più di un’ora di silenzio dopo la prima esibizione (si parla di un problema tecnico). Nel frattempo ne approfitto per scambiare due parole nel backstage con gli Amon Amarth ed ho modo di constatare che sono delle belle persone, simpatiche e alla mano. Parliamo delle impressioni date dal posto e dalla poca affluenza di gente ma Johan Hegg, in tutta tranquillità e con un pizzico di ironia, afferma che quando sarà il loro turno, si riempirà di gente! Io lo spero ed augurandogli un buon concerto torno sotto al palco.
NEURASTHENIA
Finalmente è il turno del secondo gruppo: salgono sul palco gli emiliani Neurasthenia (aggiunti all’appello alla notizia che i Testament non avrebbero più preso parte dell’evento) ed il pubblico torna al suo posto, benchè ancora tutt’altro che ingente. Musicalmente il giovane gruppo underground non dice nulla di nuovo, proponendo un thrash metal classico discretamente suonato ma al tempo stesso palesemente moderno. Il pubblico comincia a riscaldarsi.
INSIDE
A questo punto fa il suo ingresso sul palco la band casertana che risponde al nome Inside. Una mezz’ora di tempo anche per la suddetta che propone praticamente un Heavy Metal con aggiunta di tastiere e notevole voce growl. La tecnica del gruppo è più che buona come anche la presenza scenica di quella che è l’ultima band emergente della serata. La gente continua ad affluire e tutti sono pronti per il primo grande nome della serata.
AMON AMARTH

Dritti dalla Svezia, ecco irrompere sul palco i tanto attesi guerrieri vichinghi. Il pubblico acclama gli Amon Amarth e loro, abbracciando gli strumenti, sorridono compiaciuti (ebbene sì, a questo punto posso affermare che le loro previsioni si sono dimostrate esatte: il numero della gente presente nel palazzetto è notevolemente maggiore). Già dalle prime note di Valhall Awaits Me, il pubblico è in delirio...Seguono superbe Runes To My Memory e Death In Fire che danno vita ad un head-banging furioso fra tutti i fan presenti. I suoni sono perfetti ed il coinvolgimento è commovente per tutta la durata del concerto. Seguono una minacciosa Fate Of Norns e la novella Cry Of The Blackbirds intonata a gran voce da tutti i presenti. Una nota positiva va a merito delle potenti chitarre e alla voce di Johan Hegg il quale fa di questa esibizione uno spettacolo movimentato e indimenticabile. Dopo altri entusiasmanti brani, il tutto viene accompagnato verso la fine da una grintosa Pursuit Of Vikings. In saluto e ringraziamento per il calore dimostrato, vengono lanciati plettri (riesco anche a prenderne uno) e altri oggetti ai fan...Le luci si spengono e a questo punto posso dire con certezza che, nonostante la loro carica live sia risaputa, questa esibizione è stata al di sopra delle mie (già alte) aspettative: assolutamente perfetta, adrenalinica, entusiasmante.
BEHEMOTH
Dopo un pò di tempo è la volta degli oscuri Behemoth. La presenza scenica dei polacchi è formidabile (vestiti di pelle intagliata, face painting, borchie a forma di croci rovesciate sugli stivali, sangue finto...) ed il sound è più che buono. Le danze hanno inizio con la famosa "Antichrisian Phaenomena" subito seguita da "Demigod" ed il pubblico si esalta...Lo fa a tal punto da alzare ogni cellulare e macchinetta al cielo per immortalare gli oscuri death-blacksters e da provocare una reazione decisamente brutale da parte di Nergal che insulta un ragazzo che stava facendo lo stesso, forse in modo più evidente degli altri. "Hey you,take off that fu**ing camera! Yeah, you mother***ker!" Non avevo mai visto un frontman così alterato, (a questi livelli nemmeno quando, all’Unholy Alliance, saltò via la corrente durante un assolo di Alexi Laiho!) tuttavia bisogna ammettere che considerando il personaggio, non stonava affatto nel quadretto generale. Lo spettacolo continua a coinvolgere i fan musicalmente e visivamente, soprattutto quando Negal e soci sputano sangue finto sul pubblico. La loro tecnica è notevole ed un plauso particolare va alle pelli di Inferno ma la parola d’ordine del concerto è la violenza. Seguono altri pezzi del repertorio vecchio e nuovo fino all’ultima "As Above So Below". In due parole: piacevolmente devastanti.
STRATOVARIUS
Il tempo di riprendersi dalla violenza dei Behemoth ed ecco fare la loro comparsa sul palco i power metallers Stratovarius. L’esibizione dei finlandesi su citati è ben diversa dalle precedenti: la parola d’ordine questa volta è melodia. L’esecuzione dei pezzi è di buon livello tecnico, piacevoli le canzoni "Paradise" e "Kiss Of Judas" ed in primo piano Kens Johansson alla tastiera e i riff di Timo Tolkki. La voce di Kotipelto è buona e tecnicamente parlando non manca nulla a questa esibizione...Il problema è che se prima la parola d’ordine era "melodia", ora si avvicina di minuto in minuto a "prolissicità" fino a dar vita ad un concerto che sembra non giungere mai al termine con un pubblico stanco e poco partecipe (mi immetto nel discorso). Quando "finalmente", dopo Father Time e un Inno Alla Gioia tutto sembrava finito, ecco ricominciare ancora, e ancora, e ancora... In conclusione i finlandesi hanno puntato troppo sulla tecnica e poco sulla partecipazione del già poco pubblico presente; tuttavia bilanciando tutto a luci spente chiunque sembrava -tra pro e contro- soddisfatto dall’intera serata.

Report a cura di C. A.

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