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Hell On Earth 2007 - 9/27/2007 - Transilvania Live - Milano

Eccomi di nuovo tornare al Transilvania Live per questo festival dedicato al MetalCore.
Come mio solito arrivo in leggero anticipo e subito scopro da cartelli appesi all’esterno, che Devildriver e God Forbid non suoneranno, visto che sono stati trattenuti in dogana Svizzera.
Non dispero, restano comunque 7 gruppi da vedere oggi, quindi non appena aprono i cancelli entro nel locale e mi posiziono come solito per fare le foto.
Circa alle 17.30 ecco salire sul palco gli austriaci The Sorrow ad aprire le ostilità, con un primo album pubblicato quest’anno che si rifà alle sonorità al confine tra MetalCore e Death Metal Melodico care già a gruppi come Chimaira ed Heaven Shall Burn. La proposta dei quattro è potente, anche se non molto originale, risultando comunque piuttosto ascoltabile. La band fa del suo meglio per lasciare un segno positivo proponendo pezzi come “From This Life” oppure “Knights of Doom”, arrivando pure a coverizzare ottimamente gli Amon Amarth con un pezzo di “Pursuit of Vikings” apprezzata moltissimo dal sottoscritto. La poca esperienza live si vede, mostrando anche qualche caso di indecisione, ma alla fine prova più che decente per tutti i musicisti, aiutati anche dai suoni che reggono bene in apertura.
La seconda band a salire sul palco è quella degli statunitensi From a Second Story Window, con una proposta musicale allineata all’attuale scena americana con aperture verso l’hardcore.
L’attenzione del pubblico è quasi monopolizzata dal bassista del gruppo, che sale sul palco con una maschera ed è protagonista per tutto il concerto di numeri da circo e scene da pagliaccio.
Anche per questo la platea si scalda ulteriormente e si vedono i primi movimenti importanti nella gente, trascinata dalla carica della band. A parte queste osservazioni, e i suoni comunque decenti visti i tempi stretti tra un gruppo e l’altro, però, l’esibizione mi ha lasciato con una sensazione di piatto, con i pezzi un pò troppo simili fra loro, cito giusto la canzone “Mournig for Morning” come uno dei picchi del concerto.
Dopo il cambio palco ecco arrivare un altro gruppo americano, i Freya, e da quello che si vede sotto il palco, la musica comincia a cambiare, vista la presenza di alcuni fan della band.
Quest’ultimo particolare, unito all’affiatamento della band e a delle canzoni senza troppi fronzoli, porta buona parte della gente a cominciare a pogare e urlare per incitare ulteriormente il gruppo, scaldando ben presto l’atmosfera. Metalcore non innovativo, ma comunque di qualità e proposto con una grande carica e voglia di fare bene; da citare sicuramente i pezzi “Ashes of Troy” e “Suffer not One” e i quattro statunitensi promossi.
Altro passo in avanti con i Fear My Thoughts, provenienti dalla Germania e autori di un Metalcore debitore in primis al Death Metal europeo. Proposta abbastanza varia la loro, con parti aggressive ed altre più melodiche, senza dimenticare una discreta tecnica di esecuzione, cosa che potrebbe avvicinarli ad altri gruppi del settore come i più blasonati Lamb of God. La prestazione della band è accattivante e compatta e alcuni problemi tecnici non sembrano intaccarla, anzi creano un piccolo siparietto jazzistico tra bassista e batterista. Tra i pezzi presentati doveroso citare “Blankness”, “In the Hourglass” e “Windows for the Dead”, buona prova veramente di tutto l’ensemble.
Arriviamo quindi al primo dei pezzi forti del festival, sto parlando degli All Shall Perish, con alle spalle solo 2 album, ma gia forti di un buon seguito sia a casa loro che qui in Europa.
Pogo sfrenato gia dalle prime note della canzone di apertura, “Wage Slaves”, dall’ultimo lavoro “The Price of Existence”, anche se con ancora limitati partecipanti.
Un suono più metal-oriented rispetto alle altre band mi fa apprezzare molto il gruppo, così come l’immane carica sul palco, unita ad una tecnica di esecuzione non indifferente, vedesi anche passaggi in tapping di bassista e chitarrista. Il singer Hernan Armida in tenuta da spiaggia, mai domo, è protagonista di una prestazione canora sugli scudi, senza risparmiare un colpo anche nell’incitare il pubblico. Nota di merito anche al buon Ben Orum, mai domo con la sua sette corde e sempre protagonista con facce e mosse accattivanti, per il resto, come tutto il gruppo. Cito infine anche l’ottimo pezzo “Deconstruction”, tratta dall’album “Hate, Malice, Revenge”. Bravi e carichi, da rivedere volentieri.
Altro cambio di palco e introdotti da un estratto della colonna sonora del “Gladiatore” salgono sul palco con un’ovazione del pubblico gli olandesi Born From Pain, che non mancano di incitare subito la gente a partecipare al concerto.
La risposta non si fa attendere, stagediving, pogo, circlepit e persone che salgono sul palco saranno attività incessanti per la durata dello show, aiutato da suoni più che buoni e da una prestazione sopra le righe da parte della band. Vari i pezzi tratti dall’ultimo lavoro “War”, accolti molto positivamente dalla gente qui presente, come i vari proclami di uguaglianza razziale, politica e di fratellanza hardcore, che non fanno altro che far meritare a questi musicisti un’opinione ancora più positiva.
Momento top del concerto è sicuramente quando Hernan Armida, singer dei precedenti All Shall Perish, sale sul palco in asciugamano sulle note dell’ottima “The New Hate” per partecipare alla festa. Concludendo, applausi per tutta la band ed in particolare per il cantante Che Snelting , mai domo per tutto lo show.
Ecco giunto quindi il momento dell’ultimo ensemble per stasera, il pubblico non aspetta altro e allora sullo stage fanno la loro comparsa, da Detroit, i Walls of Jericho, guidati dalla vocalist Candace Kucsulain e accolti anche loro da grandi ovazioni.
Grande cattiveria sfoderata per una prestazione veramente sugli scudi, con la buona Candace che non manca di salire più volte in piedi sulle transenne a cantare e incitare continui circlepit mentre il resto della band suona compatta, aggressiva e coinvolgente. Molto valide praticamente tutte le canzoni proposte, anche se nell’insieme tendono ad essere di struttura simile fra di loro, ma questo poco importa ai presenti, che si scatenano e si divertono per il totale dell’ora di show. A Grande richiesto finalmente giunge il tanto agognato Wall of Death, ed ecco che gli spettatori si dividono e al segnale della rossa singer, parte lo scontro a suggelare una serata dove l’hardcore e il metalcore han fatto da padroni, in un locale non strapieno, ma comunque che ha contato una buona affluenza di pubblico.
Sudato e sufficientemente soddisfatto esco quindi dal locale per rientrare a casa dopo un’altra serata di buona musica.


Foto

Born From Pain
Fear My Thoughts
All Shall Perish
Walls Of Jericho
The Sorrow
From A Second Story Widow
Freya

Report a cura di Marco "Mac" Brambilla

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