Il Summer Breeze si può considerare come una sorta di "fratellino" del ben più noto Wacken Open Air e parecchi sono i punti che accomunano le
due manifestazioni metal.
La prima cosa che balza all'occhio è certamente l'organizzazione con cui il festival è stato pianificato, l'area camping non è capiente come
quella del grande WOA ma viene ottimizzata per poter contenere il maggior numero possibile di persone.
E' ben fornita di servizi igienici e postazioni di ristoro, c'è addirittura una sorta di minimarket dove vengono venduti generi di prima
necessità (soprattutto birra).
L'area festival è invece ben provvista di numerose bancarelle e stand dove è possibile acquistare merchandise dei gruppi, cd, capi
d'abbigliamento ed i più disparati accessori. Tutte "cruccate" che in Germania vanno per la maggiore.
Sono presenti due palchi: uno più grande (Main Stage) ed uno di dimensioni più ridotte (Pain Stage) ma dotato ugualmente di un buon impianto
sia audio che luci.
Purtroppo per noi per poter seguire due festival che si sono svolti contemporaneamente (Summer Breeze appunto e Barhter) ma a 700 km di
distanza l'uno dall'altro abbiamo dovuto fare delle scelte, passando la giornata di apertura qui a Dinkelsbühl, nota località sulla
Romantische Strasse, e poi arrivare giusto in tempo per la giornata di chiusura al Barther Open Air situato all'estremo nord della Germania.
Per questo motivo troverete foto e report esclusivamente della prima giornata di questa piovosa e fangosa decima edizione del Summer Breeze!
La giornata, metereologicamente parlando, non promette niente di buono, durante la notte si sono susseguiti numerosi acquazzoni e la mattina
veniamo svegliati da un forte e freddo vento che pare volersi potar via le tende.
Anche il cielo non è dei migliori, completamente oscurato da basse nubi scure che non lasciano filtrare nemmeno un misero raggio di sole.
Non resta quindi che attrezzarsi con impermeabili, mischiarsi alla folla e dirigersi nell'area festival.
Swallow the Sun
Persi gli Stithc, ecco il supplizio di questa giornata, per fortuna come si dice via il dente via il dolore, quindi ci seguiamo la mezzora di
show dei doomster finnici che abbiamo già avuto modo di vedere in occasione della calata italica dei Moonsorrow, e ancora la settimana prima
al Ragnarök festival.
L'impressione nei confronti di questa formazione non cambia, statica, monotona e poco creativa.
Non si possono nemmeno definire propriamente doom e comunque non offrono alcuno spunto interessante. Non si salva granchè da questo concerto,
eccezion fatta per i suoni molto nitidi.
After Forever
Quando tocca alla formazione olandese le premesse per un buon concerto ci sono tutte. Ed infatti non si può certo dire che il gruppo abbia
suonato male, anzi i vari muscisti, specialmente la sezione ritmica, hanno fatto il loro dovere.
Un piccolo appunto va fatto invece alla singer Floor Jansen, che si mantiene prevalentemente su linee vocali non particolarmente impegnative
lasciando così le parti più difficili a voci campionate.
La scaletta si incentra sulla promozione dell'ultimo nato di casa "After Forever" che prende il nome direttamente dalla band. Un buon
concerto comunque, che non scontenta nessuno.
Krypteria
È ora il momento dei Krypteria, gothic band tedesca che ritroviamo praticamente in ogni festival. Personalmente trovo la proposta
eccessivamente uguale di volta in volta, soliti brani eseguiti, solito abbigliamento per la minuta Ji-In Cho, soliti movimenti studiati.
Certo, la band si presenta bene ed esegue in maniera impeccabile brani dal nuovo “Bloodangel’s Cry” come “Somebody Save Me”,“Sweet Revenge”,
e il pubblico sembra davvero apprezzarli molto, per quanto, a mio parere, non ti lascino addosso nulla, se non un debole ritornello nelle
orecchie. Senz’altro inappuntabili da un punto di vista tecnico, oggettivamente parlando, hanno fatto un bello show.
Rage
Inutile negarlo, la defezione di Mike Terrana si sente, non sul piano musicale (il sostituto André Hilgers sa il fatto suo) ma sul piano
prettamente scenico era tutta un'altra cosa.
Nonostante questo Victor e Peavey riescono almeno in parte a colmare questo vuoto.
Le facce divertite del singer sono imperdibili e se a lui spetta di dover coprire il ruolo di simpatico della band è il signor Smolski quello
che si fa ancora una volta notare in maniera positiva sul piano tecnico: una chitarra sola che vale per due!
Ottima prova su brani come "War of Worlds", "Straight To Hell", la recente "Soundcasher" e l'immancabile "Higher Than The Sky".
Doro
Assistere ad un concerto di Doro in Italia o in un qualsiasi altro paese e vederla invece giocare in casa sono due cose diammetralmente
opposte.
Il pubblico tedesco la ama, ama i suoi pezzi storici, quelli degli anni d'oro coi Warlock ma anche ciò che la bionda metal queen ha prodotto
successivamente.
La band che l'accompagna, tra cui il nostro connazionale Luca Princiotta alla chitarra, è ancora una volta in forma smagliante.
I brani spaziano da pezzi più recenti a songs riprese dal passato, che il pubblico, soprattutto quello dei meno giovani, dimostra saper
apprezzare maggiormente.
Suffocation
Giunge quindi il momento di prepararsi ad uno stralcio di pura violenza made in U.S.A., quando sul palco salgono i Suffocation. In forma come
sempre, vengono a modo acclamati dal pubblico che improvvisa anche bei gruppi di pogo. Più loquace del solito, il frontman Frank Mullen si
rivela gagliardo ed energico, e presenta un repertorio ben vasto partendo con alcuni brani dell’ultimo “Suffocation”, ma tornando anche
indietro a classici come “Jesus Wept”; ottima proposta di pezzi dal bellissimo “Pierced from Within”, che raggiungono il massimo del consenso
da parte del pubblico.
Nevermore
Per potrer chiarire con l'organizzazione un disguido avvenuto per i pass foto non riusciamo assolutamente a seguire lo show della formazione
statunitense.
Tanzwut
Anche se le tenebre sono ormai calate, è impossibile non accorgersi delle migliaia di metallari che accorrono per lo show dei tedeschi
Tanzwut.
Per il metallaro italiano può essere davvero difficile apprezzare un gruppo di questo genere, ma di certo non per i teutonici! La folla li
acclama iniziando a cantare prima dell’inizio dello spettacolo, e quando questi headliner salgono sul palco, è il delirio.
Le prime immagini ad apparire dietro la coltre di fumo sono quelle del bassista e delle due cornamuse: soliti costumi di scena, face paint e
un frontman davvero d’eccezione come Teufel, rendono lo show uno dei più coinvolgenti della giornata.
Allegri, divertenti, fuori di testa, non c’è altro modo per descriverli, il pubblico si scatena fin da subito e come di consueto partono file
di surfisti diretti al palco.
Bellissima esecuzione di “Ihr wolltet Spass”, è davvero impossibile non amarli!
Luci e suoni perfetti, unica pecca dello spettacolo è stata la brevissima durata di 40 minuti, che per un gruppo del genere sono appena
sufficienti ad assaporare la loro follia, senza dare la possibilità di entrare appieno nel loro fantastico mondo.
Ma nessuno se ne lamenta, perché è ora dell’evento più atteso di tutta questa faticosa giornata:
Amon Amarth
Sono loro gli headliner di questo primo giorno e, come precendentemente annunciato, lo spettacolo sarà davvero fenomenale.
L'intro in chiave acustica di "Amon Amarth" parte con ancora un grosso telo scuro calato sopra il palco, che salterà letteralmente in aria
sulle prime note di "Valhalla Awaits Me" svelando tutta la superba scenografia.
E' la prua di un drakkar con l'incofondibile sagoma di un drago a fare da padrona, ai lati due grandi scudi.
Si parte così con il quintetto scandinavo in forma smagliante che non sbaglia nemmeno un colpo. Il culmine dello spettacolo visivo, ormai
seconda carta vincente della band, si raggiunge con la comparsa degli ormai soliti Jomsvikings armati di tutto pugno che però questa volta
non si limitano a fare i manichini o a combattere tra una canzone e l'altra, ma se le danno di santa ragione mentre il gruppo ancora suona,
dando l'idea di due entità sovrapposte ma individuali. E' così che Johann Hegg e compagni, con il sicuro aiuto di un valido coreografo,
trasformano la musica in immagine.
Lo show viene poi impreziosito da un ottimo spettacolo pirotecnico, con fiammate alte quasi quanto lo stesso stage e che fuoriescono dal
palco. Anche dal drakkar, durante l'esecuzione della furente "Asator", fuoriusciranno delle fiamme.
Ormai è inutile negarlo, gli Amon Amarth sono all'apice della forma e sono sempre più richiesti, e più la richiesta aumenta più la qualità
delle loro esibizioni sale esponenzialmente.
Avanti così a vele spiegate!
La giornata e così il festival, per noi si chiudono qui, la notte stessa partiamo alla volta di un'altro festival di cui troverete report e
foto su queste pagine.
Report a cura di Paolo Manzi e Nana
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