Uno dei concerti più attesi di questo inizio d'autunno è quello di questa sera che vede i seguaci del viking metal per eccellenza in fermento per gli Amon Amarth, ma soprattutto folle di blackster accorsi a vedere i Dimmu Borgir, band di cui si è detto bene e male, ma che in ogni caso sembra avere sempre un certo seguito nel nostro paese (non credo infatti che il locale sia andato troppo lontano dal tutto esaurito). Ma veniamo subito al concerto.
Nonostante quanto recitassero molte locandine, invece dei danesi Hatesphere l'apertura è affidata agli Engel, gruppo svedese di Metalcore/industrial che con la benedizione del connazionale Anders Fridén ha l'opportunità in questo tour di far conoscere il suo disco di debutto, "Absolute Design".
Purtroppo questa possibilità, almeno stasera, è sfruttata molto male, dato che per quanto ho potuto vedere (essendo entrato a concerto già iniziato) i cinque suonano più o meno tra l'indifferenza generale. Questo un pò perchè il genere è assolutamente inadatto alla serata, così che ben pochi dimostrano di apprezzare, ma anche perchè la prestazione della band nel complesso è abbastanza sterile ed insignificante. Un gruppo che per quanto visto assomiglia a tanti altri e che continuando su questa strada penso sia piuttosto difficile che combini qualcosa di importante.
Tutt'altra storia invece per i loro connazionali Amon Amarth, attesi ed acclamati a gran voce da gran parte del pubblico e che come sempre non deludono le aspettative. Il tempo a disposizione è veramente troppo breve, ma la potenza con cui Johan Hegg e compagni si esibiscono davanti ad un Alcatraz quasi pieno lascia il segno (questo grazie anche a dei suoni molto buoni, mentre non sarà sempre così per i Dimmu), pensando poi anche che per il tour da headliner dello scorso anno la ban aveva fatto il pienone, seppur sul palco piccolo.
Come dicevo il tempo è pochissimo e quindi per stringere al massimo ecco che la setlist è composta ad hoc per l'occasione, con classici e successi recenti, tutti ovviamente di grande impatto dal vivo. Subito arriva infatti "Valhall Awaits Me", seguita da "Runes To My Memory", e mentre la folla si esalta sempre più il barbuto cantante ha il tempo di incitarla ancora di più e di lasciarsi andare in un "Skååål!!! Nastro azzurro!" col suo corno alzato, guadagnandosi la simpatia del pubblico. La macchina da guerra svedese infiamma maggiormente l'atmosfera con "Death In Fire" e la successiva "Cry Of The Blackbirds", offrendo una prestazione sopra le righe, a testimonianza dell'ottimo momento che sta vivendo in questi ultimi anni.
"Fate Of Norns" e "Asator" mantengono vivo il pubblico, per arrivare a "Victorious March" che è il preludio di quanto viene scatenato dalla conclusiva "Pursuit Of Vikings", uno dei pezzi che notoriamente riscuote maggior successo dal vivo. L'unica nota negativa di quest'ottima esibizione, in cui la band è stata quasi impeccabile, è che purtroppo sul più bello e con i fan carichi al massimo lo show è ormai finito, lasciando quindi spazio agli headliner.
Report di Marco Manzi
Dopo una mezz’oretta di cambio palco ecco che si spengono le luci, e mentre parte l’intro due figure incappucciate escono dall’oscurità e si posizionano ai piedi della scalinata tra i rialzi dove si trovano tastiere e batteria, spargendo incenso.
Ad uno ad uno entrano poi i sei membri dei Dimmu Borgir, e in ultimo Shagrath sul piano rialzato, per poi scendere i gradini pian piano e dare l’inizio con l’ottima “Progenies Of The Great Apocalypse” da “Death Cult Armageddon” accolta molto bene dal pubblico, proseguendo poi sempre dallo stesso album, con “Vredesbyrd”.
Il concerto va avanti con il primo estratto dall’ultimo “In Sorte Diaboli” di quest’anno, cioè “The Serpentine Offering”, mantenendo partecipe il pubblico, che segue anche le seguenti “The Chosen Legacy” e “The Sinister Awakening”, magari con meno partecipazione.
Ma via gli indugi e si prosegue con una buona “Grotesquery Conceiled (Within Measureless Magic)” da “Spiritual Black Dimensions” e con “A Succubus In Rapture”, estratta da “Enthrone Darkness Triumphant”.
Piccola pausa strumentale con “Fear of Wonder” che precede “Blessings upon the Throne of Tyranny” da “Puritanical Euphoric Misanthropia” con un Tony Laureano sopra le righe.
Arriva uno dei grandi classici, sto parlando di “Spellbound (By The Devil)”, seguita da un ottima “Sorgens Kammer” da “Stormblast”, che precede la tripletta “The Insight And The Catharsis”, “The Sacrilegious Scorn”, da cui è tratto il primo video del nuovo album e “Puritania”.
Chiusura del concerto con “Mournig Palace” e uscita di scena con “The Fallen Arise”, dopo di che si accendono le luci e si può dire finito lo show.
In conclusione è stato un concerto degno delle aspettative dei presenti, i Dimmu Borgir si son resi protagonisti di uno spettacolo buono, con suoni che hanno retto bene, anche se non ottimi come i precedenti Amon Amarth. Come scritto precedentemente Tony Laureano alla batteria ha dato prova di grande tecnica e bravura, dando certe volte quella marcia in più ad alcuni pezzi, veramente da elogiare, forse sprecato qui; Silenoz e Galder son stati protagonisti di una buona prova alle chitarre, Vortex al basso è stato molto carismatico, e pulito nelle sue parti vocali; uno Shagrath un poco ingrassato è stato protagonista di una performance vocale per lo più decente, all’altezza del resto del gruppo e infine Mustis alle tastiere preciso nelle orchestrazioni. Anche questa serata si può dire positiva, pubblico numeroso e per la maggior parte soddisfatto.
Foto:
Amon Amarth
Dimmu Borgir
Setlist Amon Amarth:
1) Valhall Awaits Me
2) Runes To My Memory
3) Death In Fire
4) Cry Of The Blackbirds
5) Fate Of Norns
6) Asator
7) Victorious March
8) Pursuit Of Vikings
Setlist Dimmu Borgir:
1) Progenies Of The Apocalypse
2) Vredesbyrd
3) The Serpentine Offering
4) The Chosen Legacy
5) The Sinister Awakening
6) Grotesquery Conceiled
7) A Succubus In Rapture
8) Fear And Wonder
9) Blessing Upon The Throne Of Tyranny
10) Sorgenskammer
11) The Insight And The Catharsis
12) The Sacrilegious Scorn
13) Puritania
14) Mourning Palace
15) The Fallen Arises (outro)
Report a cura di Marco "Mac" Brambilla
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