Ecco tornare in Italia dopo poco più di due anni gli Slayer col rientrato Dave Lombardo. La Live ha pubblicizzato giustamente questo evento come uno dei più grandi dell'autunno 2004 e infatti lo è stato. Con un bill che prevedeva anche gli Hatebreeder e gli Slipknot l'afflusso di gente è stato tantissimo, tanto da riempire il Mazda Palace, causando comunque un calore assurdo all'interno del palazzetto. Per mia somma sfortuna (ma dove ahahah) mi perdo sia lo show degli opener che dei tanto discussi Slipknot. Ringraziamo Max di Metal Inside per averci comunque scritto le sue impressioni sul gruppo americano:
Slipknot:
Sulle note di "Prelude 3.0" parte l'intro dei nove mascherati Slipknot, che si presentano sul palco con un'esplosiva "The blister exists", la band gia dalle prime battute dimostra di essere in buona forma, a parte la non troppo convincente prova dietro il microfono di Corey, che è risultato leggermente svociato stasera, pur facendo comunque abbastanza bene il suo compito; il resto della band invece è veramente in forma, aiutato anche da dei suoni più che buoni, anche se non perfetti, divertenti da vedere ma abbastanza inutili i due percussionisti che si divertono a saltare da una parte all'altra del palco e a provocare il pubblico, buona la prova delle due chitarre, anche se in certi frangenti sono risultate un po' impastate, per finire come sempre il migliore si è dimostrato Joey alla batteria, con una prestazione veramente ottima.
La scaletta ha preso in esame tutti e tre gli album della band, alcuni tra i brani svolti sono stati: "(SIC)", "Eye less", "Surfacing" e "Spit it out" dall'omonimo disco che li ha resi famosi, "Disasterpiece", "The hererit anthem" e "Left behind" da Iowa, "Three nil", "Duality" e "Pulse of the maggots" dall'ultimo "Vol.3:(the subliminal verses)".
La band sembra essere stata apprezzata anche dai presenti (a parte qualche coro Slayer, Slayer...), in definitiva una buona prova, anche se non impeccabile.
(Massimiliano Garlaschelli - www.metalinside.it)
Slayer:
Finalmente l'ora dell'apocalisse è giunta! L'apertura è affidata come sempre all'accopiata "Darkness of Christ" e "Disciple" dall'ultima fatica "God Hates us All". Appena la band inizia si scatena il vero inferno sotto il palco nonostante il caldo allucinante all'interno del locale. A seguire subito di botta "War Ensemble" e "Mandatory Suicide". La resa sonora non è il massimo, infatti il suono veramente confuso del basso sovrasta tutto, rovinando in parte l'effetto devastante. Però pian piano le cose migliorano e il suono diventa per lo meno decente anche se le asce di King e Hanneman rimarranno sempre troppo basse. La scaletta pesca un pò qui e un pò là. Vengono eseguiti pezzi vecchi come l'accoppiata "Chemical Warfare"/"Hell Awaits" o "Hallowed Point" accanto a brani nuovi come "Bloodline" o "Stain of Mind". Bellissima la scenografia col logo del gruppo sullo sfondo. Dopo "South of Heaven" la band prende una piccola pausa e nel frattempo viene cambiato lo sfondo con la riproduzione enorme della cover di Reign in Blood. Ecco poi rientrare il gruppo ed eseguire a raffica "Angel of Death" "Postmortem" e "Raining Blood" (con tanto di pioggia di sangue!). Lombardo si riconferma un ottimo drummer, la coppia d'asce King e Hanneman è una garanzia così come Araya al microfono. La prova della band è stata incredibile e la risposta del pubblico pure. Un'unica altra pecca oltre al suono è stata comunque l'esigua durata dello show: solo 1 ora e 15 min.
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Report a cura di Simone Bonetti
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