L’estate è finita, la città torna a riempirsi e la vita riprende il suo solito tran tran quotidiano, ricomincia il campionato di hockey su ghiaccio e così i concerti. Infatti, il New Soundfactory di Torino, inaugura l’autunno ospitando la terza edizione del Metalshow festival. La prima ad essere svolta a Torino, e la prima della durata di un solo giorno: le due passsate edizioni del Metalshow erano state organizzate sull’arco di due giornate in quel di Fossano.
Quest anno, a parte gli Highlord che hanno alle spalle una carriera decennale, il festival non annovera grandissimi nomi fra le sue fila, ma nonostante la quasi assenza di grandi nomi, il livello qualitativo della manifestazione è stato mediamente alto.
Unica pecca della serata è stato l’immenso ritardo accumulatosi. Gli organizzatori hanno avuto l’ottima idea di dividere il festival in due sessioni: una pomeridiana e l’altra serale, solo che hanno fatto l’errore di far fare il sound check in due parti, ossia il pomeriggio ai gruppi che avrebbero suonato prima di cena e nella pausa agli altri. Risultato? Il pomeriggio si è creata un ora di ritardo e sarebbe anche andata bene: si è finito alle 20.00 al posto che alle 19.00, solo che i gruppi della sessione serale si sono presi ben tre ore per svolgere il loro sound check. Così il concerto al posto che terminare a mezzanotte e mezza, è finito alle 2.00.
Ma ora cominciamo a parlare di cose serie, ossia di musica.
I primi a calcare il palco sono stati i Phobos. Dopo un primo brano abbastanza moscio, hanno cominciato a suonare sul serio dimostrando grande tecnica e bravura. Bella l’idea della voce pulita alternata al growling. Peccato che il palco del Soundfactory sia molto piccolo, e i musicisti, costretti in uno spazio angustissimo: era gia bello che i due chitarristi ed il bassista riuscissero a suonare senza urtarsi continuamente. Purtroppo oltre che essere piccolo, il palco è pure incassato in una specie di nicchia, cosa che impediva ai suoni di propagarsi degnamente per la sala (una tensostruttura di forma rotonda). Di conseguenza solo la voce pulita si riusciva a sentire bene, il growling invece giungeva alle orecchie molto spento e confuso. Oltre ai problemi di spazio, pure i suoni non erano il massimo. Peccato che a fare le spese di queste cose sia sempre il primo gruppo. Comunque problemi a parte, sono riusciti a proporre un ottima performance presentando alcuni brani loro e una cover. Speriamo di risentirli in condizioni ambientali migliori.
I secondi a suonare sono stati gli ottimi Motam, a mio avviso il miglior gruppo che ha suonato oggi. I Motam propongono un bellissimo thrash /speed metal fortemente ispirato a band come Kreator e Nuclear Assault. Purtroppo il loro secondo chitarrista non ha potuto essere presente perché infortunato. Per la tensostruttura magari è stato meglio così: se ci fosse stato anche lui, sarebbe sicuramente crollata. I Motam hanno letteralmente messo a ferro e fuoco il locale. Con rif al cardiopalma e batteria a velocità supersonica. Oltre alla bravura dei musicisti e alla bellezza dei brani, c’era la figura istrionica e simpatica del cantate, che ha saltellato e piroettato in giro per il palco, o meglio sotto di esso per tutta la durata dello show, incitando i presenti a fare casino e divertirsi. Cosa che gli astanti non si sono astenuti dal fare.
Ai loro brani divertenti, veloci ed accattivanti, hanno aggiunto una bellissima cover di Speak english or die.
Veramente un concerto fantastico. Ripeto a mio avviso il migliore del festival, avrebbero dovuto suonare più tardi.
Dopo l’ottima performance dei Motam, è giunto il turno dei liguri Carcharodon. Costoro propongono un metal essenziale, pregno di brutalità chitarrosa, di batteria al triplo pedale (lo so che non esiste, è per rendere l’idea della pesantezza), il tutto contornato da una voce growl malata e gutturale. La loro musica è violenza e perversione allo stato puro, nichilismo estremo e fine a se stesso. I Carcharodon propongono tutta questa violenza mediante brani brevi e veloci, tutti alquanto simili l’uno all’altro. L’unica nota di diversità nel loro concerto è stata la bella cover che hanno eseguito in chiusura. Sicuramente se condissero il loro sound con qualche sfumatura in più il risultato sarebbe più ascoltabile (le potenzialità le hanno). E potrebbero migliorare ulteriormente la loro immagine se il cantante evitasse di vomitare oscenità da caserma fra una canzone e l’altra.
A chiudere la sessione pomeridiana del festival, ci pensano i torinesi Maydie. La loro performance è stata ottima e i suoni impeccabili, la voce era perfetta e i loro brani potenti, veloci e decisamente trita ossa. Purtroppo sta sera è mancato loro quel qualcosa in più che rende memorabile uno show, tanto che non sono mai riusciti a fare decollare il concerto appieno. A dimostrare il fatto che sono comunque un grande gruppo con grandi potenzialità ci sono stati gli ultimi due brani, dove sono riusciti a coinvolgere appieno i presenti in un pogo selvaggio.
Sta sera qualcosa non è andato per il verso giusto, ma i Maydie, sono comunque una band da tenere in considerazione.
Dopo le tre ore di soundchek sopraccitate, è venuto finalmente il turno dei bravissimi Jester Flames, cover band degli In Flames. Oltre che suonare ad arte le canzoni del gruppone svedese, hanno anche una divisa propria con tanto di camicia nera con cucito il Jester (giullare) sulla manica, abbinata a pantaloni e cravatta anche essi neri.
Questi ragazzi sono così bravi che sembrava veramente che sul palco ci fossero i veri In Flames.
Anche loro, come chi li ha preceduti, sono riusciti a coinvolgere totalmente i presenti con le note di Only for the weak, Pin Ball Map, Episodie 666 e tante altre.
Su Only for the weak e Episode 666, la gente è letteralmente andata in visibilio. Questi ragazzi, gli In Flames devono amarli alla follia: in caso contrario, non riuscirebbero a comunicare nella folla le stesse emozioni che ho provato al concerto dei veri In Flames a Milano (Unholy Alliance part II N.d.A). Bravissimi, ottimo concerto e spero che un giorno il gruppo che emulate, possa sentirvi suonare: ve lo meritereste.
Dopo il bellissimo concerto dei Jester Flames, è venuto il turno dei veneti Dirt Show. La stranezza di questo gruppo è che, come i Jester flames, hanno una divisa composta da T-short con un disegno, guanto a righe rosse e nere sulla mano destra e pantaloni scuri. Oltre che portare un’uniforme, costoro si dipingono pure il volto coi classici colori del black metal (volto bianco con occhi e labbra neri). Vedendoli salire sul palco così dipinti, ho pensato “a ecco un bell’gruppone black”. Nulla di più sbagliato: i Dirt Show, propongono un rock and roll stile anni settanta con varie contaminazioni motorhediane, a partire dalla voce, dal timbro molto simile a quello di Lemmy.
Nel complesso il concerto è stato al quanto noioso, anche perché il genere da loro proposto ci azzecca poco nulla con quello degli altri gruppi presenti sta sera.
Siamo così giunti alla penultima band in cartellone al Metalshow 2007: I deathster Paulzeder.
Come gia detto, costoro si prodigano nel death metal, quello più pesante ed essenziale tanto per intenderci. Con vocione growl stile orco e la batteria che sfonda tutto, dai timpani alla povera tensostruttura. Il livello qualitativo di questo gruppo è molto buono e sanno donare ai loro pezzi delle sonorità particolari: La mezzora a loro dedicata è andata via in modo del tutto piacevole. I Paulzeder hanno concluso il loro spettacolo chiamando sul palco i cantanti dei Motam e dei Maydie e cantato una canzone a tre voci. Cosa che magari entrerà negli annali del metal.
Con quasi due ore di ritardo, è giunta finalmente l’ora del gruppo principale di questo festival: gli Highlord.
Purtroppo data l’ora tarda molta gente se ne era già andata, ma i pochi che sono rimasti hanno potuto assistere ad un bellissimo concerto, basato sulla potenza del miglior power metal. Finalmente dopo tanta violenza è giunto il momento dell’amore e del pensiero positivo. Il cantante con le sue movenze gentili e la sua voce cristallina ha saputo tirare su il morale a tutti gli astanti. Questa sera gli highlord presentavano il loro nuovo tastierista che devo dire se l’è cavata egregiamente. Così come tutti gli altri componenti il gruppo.
Ottimo metal sta sera a Torino e un plauso a tutti quelli che hanno scelto di venire al soundfactory a vedere il metalshow al posto di andare a scavalcare le recinzioni del delle alpi per vedere Vasco “aggratis”.
Ma soprattutto un Bravi va agli organizzatori che sono riusciti a offrire una giornata di ottimo metal a costo 0.
Ci vediamo per il Metalshow 2008.
Report a cura di Elisa Mattei
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